Continuiamo l’avvincente storia della Dakar attraverso i mezzi che ne sono stati protagonisti. Oggi vediamo – nelle sue varie evoluzioni – il mezzo della casa di Wolfsburg, vero e proprio mattatore delle edizioni 2009, 2010 e 2011
Freddy Kottulinsky vinse la Dakar del 1980 a bordo di una Volkswagen Iltis, un mezzo di derivazione militare, più robusto che veloce, come lo erano tutte le 4×4 che gareggiavano nelle prime edizioni di questa grande classica; di acqua sotto i ponti da allora ne è passata veramente tanta e, saltando direttamente al 2004, registriamo la prima partecipazione di una Touareg con motore da 231 cavalli che in quell’occasione conquistò il 6° posto assoluto con Bruno Saby navigato da Matthew Stevenson. Da allora l’auto si è esibita in una scalata progressiva ed inarrestabile nelle potenze del motore e nella classifica assoluta: 3° posto nel 2005 con Jutta Kleinschmidt e Fabrizia Pons (260 i cavalli), 2º posto assoluto nel 2006 con Giniel de Villiers e Tina Thorner (275 cavalli); piccolo passo indietro (4° posto) nel 2007 con Mark Miller e Ralph Pitchford. Nel 2009 ecco il primo successo con la Race Touareg 2.
Il diesel vince per la prima volta
Questa particolare versione della Touareg è stata la prima auto con propulsore diesel a trionfare al Rally Dakar nell’edizione del 2009, condotta dal sudafricano Giniel de Villiers. Un’edizione, quella, che sarà anche ricordata per lo sbarco in Sud America e il definitivo abbandono dei deserti africani a causa dell’instabile situazione politica.
La prima Race Touareg 2 era un’auto estremamente competitiva (suo, sempre nel 2009 anche il secondo posto con l’americano Mark Miller), costruita intorno ad un telaio a traliccio tubolare in acciaio che garantiva robustezza, protezione dei piloti e il massimo risparmio di peso. Le caratteristiche tecniche sono naturalmente ben differenti dalla Touareg che conosciamo tutti, solamente la carrozzeria in fibra di carbonio, che pesa appena 50 kg, presenta qualche richiamo stilistico per chiare ragioni di marketing. Anche le dimensioni esterne che hanno una lunghezza di 4.371 mm, un’altezza di 1.762 mm e una larghezza di 2.000 mm, la avvicinano in qualche modo al modello di serie. Basta tuttavia aprire una portiera per entrare in una capsula che più racing di così non potrebbe essere: i sedili Recaro sono lì per sostenere e trattenere il pilota durante la guida, il volante è l’OMP a tre razze, la plancia è interamente in fibra di carbonio con pulsanti di attivazione di tipo aeronautico. L’auto, il cui prototipo venne presentato al Motor Show di Essen nel 2006, monta un motore con architettura a 5 cilindri, turbodiesel common rail da 2,5 litri e 280 cavalli (con flangia da 38 mm per regolamento) con 600 Nm di coppia, migliorato e sviluppato più volte nel corso del tempo in funzione di un utilizzo estremo.
Prima di andare in pensione la Race Touareg 2 riuscì a dare il meglio di se alla Dakar dell’anno successivo. Nel 2010 conquistò, infatti, l’intero podio con Carlos Sainz, al suo primo successo in questo tipo di corsa, con il principe Nasser Al-Attiyah sul secondo gradino e con il terzo posto di Mark Miller, una tripletta che non si registrava dal 2003 con la Mitsubishi.
Race Touareg 3
Per la Dakar del 2011 la casa di Wolfsburg aggiornò il suo prototipo affidandolo a quattro equipaggi formati dai vincitori del 2010, Carlos Sainz/Lucas Cruz, Nasser Al-Attiyah/Timo Gottschalk, Mark Miller/Ralph Pitchford ai quali si aggiunsero Giniel de Villiers/Dirk von Zitzewitz.
La vettura presentava diversi aggiornamenti e migliorie, sia estetiche che tecniche. La scocca somigliava maggiormente al SUV stradale con nuove prese d’aria per un miglio raffreddamento degli organi meccanici, del serbatoio, dei freni e delle sospensioni. Un aspetto su quale si sono concentrati molto i tecnici Volkswagen è stato quello di ottimizzare il sistema di raffreddamento mediante nuovi radiatori maggiorati e prese d’aria doppie sul tetto, in grado di assicurare il flusso di aria necessario ad una adeguata ventilazione del propulsore in modo da escludere il pericolo di eventuali surriscaldamenti anche durante l’attraversamento dei tratti desertici più caldi con motore sotto sforzo. Anche il comparto aspirazione venne completamente rivisto con l’adozione di un nuovo intercooler e di un nuovo snorkel in carbonio; il motore era a quel punto in grado di erogare fino a 310 cavalli (30 in più della Race Touareg 2).
Fu un anno da incorniciare per la Volkswagen, un dominio totale, una supremazia su tutti i fronti: la Race Touareg 3 vinse, in quell’edizione della Dakar, 12 speciali su 13 (7 con Sainz, 4 con Al-Attiyah, 1 con de Villiers). Fu la seconda tripletta consecutiva, con Nasser Al-Attiyah seguito da Giniel de Villiers e Carlos Sainz a chiudere il podio.
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Race Touareg 3 Quatar, Touareg Gold Edition
Terminate le fatiche della Dakar, la casa di Wolfsburg anziché adagiarsi sugli allori, presentò, in occasione del primo Qatar Motor Show, due novità, di cui una su base Touareg.
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La prima, battezzata Race Touareg 3 Quatar, è un prototipo che omaggia la Race Touareg 3 vincitrice della Dakar 2011. Questo modello, che è stato donato al principe-pilota del Quatar Nasser Al-Attiyah, ha prestazioni simili al veicolo da corsa, con una potenza massima di 310 cavalli e un’accelerazione sullo 0-100 km/h inferiore ai 6 secondi. Anche l’abitacolo è simile a quello di una vettura da rally, votato alla semplicità, con comandi essenziali ed una plancia con incisioni che ricordano le tre vittorie alla Dakar.
L’altra è una vettura-limite creata proprio per provocare e strizzare un occhio ai petroldollari: la Touareg Gold Edition è una concept caratterizzata da vari elementi interni ed esterni in oro 24 carati. Gli enormi cerchi da 22’’, le barre sul tetto, le protezioni sui paraurti e sugli specchietti, alcune parti della griglia frontale e la scritta Touareg V8 sono tutte placcate con il prezioso metallo. Anche all’interno i comandi, parti della plancia e molti dettagli metallici, sono interamente d’oro e il tutto abbinato con i sedili in pelle Nappa color crema. Chi ha molti soldi e body-guards in abbondanza si faccia avanti……
Lorenzo Gentile