Oggi, con mezzo giro di volante, una Formula 1 “fa” un tornante che ieri si impostava “cross arms”; il cammino che ha prodotto il progresso in una collezione di 106 volanti tenuti da mani famose al Museo Nicolis di Villafranca
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“Cross arms” ovvero braccia incrociate: una manovra ardita, appannaggio solo dei più grandi perché, come è facilmente intuibile, una volta incrociate le braccia sullo sterzo, portato così a fine corsa, i margini di correzione erano pari a zero; era ed è, il rapporto fra “pilota e volante”, il primo e quello più diretto fra uomo ed auto. La prima cosa che ci si trova davanti, una volta nell’abitacolo, e la prima che istintivamente si impugna, anche da bambini, quando arrivando a malapena al volante dell’auto di famiglia, si sogna – o si sognava – di vedere una bandiera a scacchi.
Grande e semplice nelle vetture d’antan, piccolo ed ipertecnologico nelle odierne Formula Uno. Ieri addirittura violentato a suon di braccia con colpi di sterzo che in gergo si chiamavano “remate”, oggi esecutore millimetrico di mani protette da guanti ignifughi, il volante è sempre stato il primo intermediario fra pilota ed asfalto.
Se è vero che gli oggetti hanno un’anima, allora si può affermare che dai volanti del Museo Nicolis emani un’aura di passione, rassegnazione, esaltazione e determinazione mentre, per chi tutto ciò non sente, rimangono comunque pezzi di storia in esposizione.
Dalle parole alle immagini: nel filmato http://www.youtube.com/watch?v=Yu34Kw490Ws possiamo vedere Alonso esibirsi appunto in un perfetto cross arms mentre quest’altro http://www.youtube.com/watch?v=k9-BZ0NbriI – protagonista Fangio – sottolinea il rapporto fra il vecchio campione ed il volante, un rapporto viscerale e mai sopito che oggi il Museo Nicolis fa rivivere attraverso la sua collezione costituita da ben 106 volanti di Formula Uno, in gran parte legati a prestigiosi piloti.
Volanti d’autore
Alcuni di questi volanti risalgono ad anni lontani, altri sono più recenti come quello autografato da Michael Schumacher nel 1994, anno in cui il pilota vinse il Campionato Mondiale con la Benetton, oppure quello della Williams che ha accompagnato la marcia trionfale di Damon Hill o, ancora, quello di Alain Prost che nel 1993, sempre con una Williams, vinse il mondiale stabilendo inoltre il record di 7 pole position consecutive. 106 volanti stretti da una sessantina di piloti, troppi per citarli tutti ma comunque tutti di prima grandezza e fra loro tanti italiani: da Alboreto a Zanardi, da De Angelis a Trulli a Nannini… Dulcis in fundo, il volante tenuto tra le mani dal campionissimo Ayrton Senna nel 1991, anno in cui vinse il Campionato Mondiale di Formula 1.
Fra gli oggetti di culto esposti nell’area riservata ai piloti, insieme alle tute e ad altri innumerevoli accessori, spiccano, per esempio, i guanti “ferraristi” utilizzati da Fernando Alonso nella stagione 2011.
Tutto questo al Museo Nicolis di Villafranca, uno “scrigno” che accanto ai volanti preserva più di 200 vetture tutte funzionanti, di tutti i marchi e cilindrate, capaci di “raccontare” due secoli di storia del motorismo e dell’evoluzione del costume; ma non solo volanti e vetture, ma anche accessori, testimonianze, simboli dell’auto e delle sue passioni ed ancora strumenti musicali – dalle scatole musicali ai fonografi, dai dittafoni ai grammofoni, dai pianoforti ed organi alle radio d’epoca – macchine da scrivere e macchine fotografiche, ed ancora aerei e motori, ricostruzioni di officine dei tempi andati e splendide ambientazioni per oggettistica.
Tutto mirabilmente conservato, restaurato, protetto ed esposto. Del resto Luciano Nicolis, il fondatore, amava dire “Noi non siamo i proprietari di tutto questo. Ne siamo i custodi per il futuro” e questo ha messo in pratica.
Giovanni Notaro
Sul Museo Nicolis, associato AISA (Associazione Italiana Storia dell’Automobile) e ASI (Automotoclub Storico Italiano), vi abbiamo già intrattenuto e, crediamo, a ragione in quanto esempio concreto di un iter di successo: da raccolta di famiglia a museo e da realtà museale a istituzione culturale “non convenzionale” ovvero un modello di quel “Museo-Impresa” al quale dovrebbe ispirarsi, nella gestione dell’immenso patrimonio museale nazionale, un Ministero dei Beni Culturali che però, scandalosamente senza portafoglio, può fare ben poco. Gestito con criteri imprenditoriali il Museo promuove conoscenza e innovazione senza perdere di vista obiettivi di crescita e sviluppo. È diretto da Silvia Nicolis, figlia del fondatore, che ha recentemente assunto la vice-Presidenza di Museimpresa, Associazione Italiana degli Archivi e Musei d’Impresa creata da Confindustria e Assolombarda, ed è inoltre Presidente della sezione Turismo in Confindustria Verona. Il Museo Nicolis è oggi uno dei più importanti musei dell’auto non solo in Italia ma a livello mondiale ed è quest’anno, unico Museo italiano, presente tra i 6 finalisti del prestigioso Motoring Award 2013. Proprio per tener fede alla missione di custodia a favore delle generazioni future il Museo comprende anche un Centro Documentazione che raccoglie e conserva documenti storici inerenti le Collezioni. Costituito da una biblioteca specializzata, un archivio storico documentale e una bank-image, il Centro è aperto a ricercatori, studenti e appassionati e collabora attivamente con numerose istituzioni, musei, collezionisti privati, editori ed esperti del settore automobilistico. Presenti inoltre un fornitissimo bookshop che, grazie ad un accordo con Giorgio Nada Editore, costituisce un punto di riferimento per tutti gli appassionati non solo del Nord Italia Per informazioni: Tutte le foto sono tratte dal sito ufficiale del Museo e/o dallo stesso fornite
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