Esposta a Verona la Volvo PV 544: la prima auto della Casa svedese con cinture di sicurezza di tipo moderno, fu anche vincitrice del massacrante Rally Safari
Uno dei modelli chiave nella storia della Volvo venne introdotto alla fine degli anni ‘50, come erede della fortunatissima PV 444. Battezzato 544, al di là della linea ormai un po’ datata e a dispetto dell’arrivo della fresca ed elegante Amazon, garantì alla gamma PV una seconda giovinezza, grazie alla qualità costruttiva e alla fedeltà dei clienti. A testimonianza dei fasti sportivi che culminarono con l’impresa africana dei fratelli Singh, un esemplare di PV 544 è oggi nelle mani dei piloti della Scuderia Volvo. Tutto ebbe inizio giovedì 13 agosto 1959, quando fu consegnata la prima automobile al mondo dotata di serie delle cinture di sicurezza a tre punti di ancoraggio. La prima cintura di sicurezza «moderna», che avrebbe sostituito in breve tempo quelle ventrali (a soli due punti) o, meno diffuse, quelle a sempre due soli punti ma trasversali, era frutto dello studio e del genio di Nils Bohlin, ingegnere alla Volvo. L’auto di cui si parla era proprio una PV 544, presentata l’anno prima: ed è stato calcolato che, da allora, le cinture di sicurezza a tre punti hanno salvato più di un milione di vite umane.
Ancora oggi, la cintura di sicurezza a tre punti costituisce il principale equipaggiamento singolo di sicurezza di un’automobile, e rappresenta l’innovazione più significativa in tema di sicurezza dei 120 anni di storia dell’automobile. Poco meno di sei anni dopo, nell’aprile del 1965, quindi alla fine del suo fortunato ciclo di vita, lo stesso modello Volvo coglieva al East African Rally (il Safari Rally in Kenya) una delle più belle e inattese vittorie della storia della Casa automobilistica svedese, in barba a tutti coloro che ne avevano pronosticato un prematuro tramonto.
La produzione totale per la gamma PV 444 superò la soglia delle 200.000 unità; includendo i numeri della generazione 544 si arriva a quasi mezzo milione di unità. La piccola PV, con la sua convessità posteriore, venne realizzata in 15 diverse serie o varianti (otto serie «444» e sette serie «544») fra il 1947 e il 1965. La scocca della PV 544 era la stessa del modello 444, ma la novità di rilievo del modello 544, progettato per cinque occupanti, da cui il numero «5» nella sigla, era costituita dal nuovo parabrezza in un pezzo unico. La Volvo 444 aveva sempre conservato il parabrezza suddiviso per motivi di riparazione e assicurativi, ma nel 1958 non vi erano quasi più vetture dall’aspetto così antiquato. Il nuovo parabrezza, di grandi dimensioni, rappresentava un notevole miglioramento del modello PV, e rendeva molto più luminoso l’abitacolo. Dal punto di vista della comunicazione, la Volvo PV 544 esordì in modo eccellente negli Stati Uniti, un mercato vitale, sotto forma di «sparring partner» nel pugilato.
Nella primavera e nell’estate del 1959, durante la preparazione alla sfida per il titolo mondiale dei pesi massimi negli USA, Ingemar Johansson, noto allora come Ingo, venne affiancato da un altro sfidante svedese, vale a dire una nuova PV 544 bianca dotata di pneumatici con fascia bianca e di gradevoli barre (dette all’americana) sopra i paraurti. L’allenatore di Ingo, Nisse Blomberg, aveva un’auto scura con le stesse caratteristiche, e seguiva lentamente il pugile ogni volta che usciva per una corsa di allenamento. Le vetture attirarono ovviamente un notevole interesse, e comparvero su molti quotidiani, specialmente dopo il famoso destro di Ingo del 25 giugno, con cui vinse per KO contro Floyd Patterson. La vettura era relativamente economica da produrre; la costante evoluzione tecnica in atto presso Volvo consentiva inoltre di mantenere aggiornato ciò che si trovava sotto la carrozzeria, nonché di introdurre in modo semplice e poco costoso migliorie estetiche di un certo impatto. A differenza della Amazon, tuttavia, il modello PV non venne mai equipaggiato con freni a disco.
La Volvo 544 aveva ereditato dal modello 444 un altro punto debole, vale a dire le maniglie esterne delle porte, che assomigliavano a quelle delle porte delle abitazioni; queste rendevano piuttosto complessa la chiusura e tendevano inevitabilmente a creare problemi nel corso degli anni. Sotto molti altri punti di vista, tuttavia, la vettura si avvicinava alla perfezione. vetture attirarono ovviamente un notevole interesse, e comparvero su molti quotidiani, specialmente dopo il famoso destro di Ingo del 25 giugno. Negli anni ’60, il modello PV 544 sopravvisse in un relativo anonimato, con poche variazioni della produzione di anno in anno, ma con una clientela comunque fedele. Volvo sapeva bene come questa progressiva obsolescenza potesse costituire un problema per l’azienda (che stava testando in gran segreto la 144…): il management tuttavia sapeva bene come fosse, pur sempre, un’ottima auto, solida e ben costruita.
Non era comunque possibile fermare il tempo: la PV 544 venne presentata ad agosto del 1965 come modello per il 1966, ma poi giunse il momento dell’addio. Alle ore 15.00 del 20 ottobre 1965, dalla catena di montaggio dello stabilimento di Lundby uscì, con il numero 440.000, l’ultimo esemplare della serie PV, una versione Sport speciale di colore nero con interni rossi attualmente esposta presso il museo Volvo. La familiare della gamma Amazon rimase così per un anno l’unico alfiere della gamma di vetture station wagon Volvo, fino a quando venne affiancata, e rapidamente detronizzata, dalla Volvo 144, introdotta in quello stesso 1966.
La PV 544, oggi utilizzata per i Rallies rievocativi, pilotata spesso da nomi celebri dell’automobilismo (come Ivan Capelli, che l’ha condotta alla Winther Marathon) sarà esposta alla kermesse Legend Cars 2015, la manifestazione che farà diventare Verona per tre giorni, da oggi all’11 maggio, la Capitale dell’auto.
[ Alessandro Ferri ]