Con una produzione di CO2 pari a 191,5 milioni di tonnellate le aziende italiane non superano il limite fissato dal PNA di 199,9 milioni, per quasi 8,5 milioni di tonnellate, corrispondenti ad un delta dell’-4,24%.
ANNO | ALLOCATO tCO2 | EMISSIONI tCO2 | DELTA tCO2 | DELTA % tCO2 | DELTA SU ANNO PREC % tCO2 |
2008 | 212.150.127 | 220.661.994 | 8.511.867 | 4,01% | -2,53% |
2009 | 208.922.370 | 184.877.239 | -24.045.131 | -11,51% | -16,22% |
2010 | 199.969.821 | 191.489.539 | -8.480.282 | -4,24% | 3,58% |
Il PNA è il piano che ogni stato aderente al Protocollo di Kyoto predispone per allocare, sui settori maggiormente energivori, le emissioni di CO2 (detti permessi o quote di emissione – EUA European Unit Allawonces). Gli impianti industriali appartenenti a questi settori devono stare sotto i valori a loro assegnati o, se li superano, comprare i permessi sui mercati della CO2, come previsto dalla normativa ETS seguente al Protocollo di Kyoto. Il Protocollo di Kyoto, entrato in vigore nel 2005, è il primo trattato internazionale che impegna i paesi industrializzati e quelli a economia in transizione a ridurre le emissioni dei principali gas a effetto serra rispetto ai valori del 1990. Le quote assegnate alle aziende si riducono ogni anno per poter raggiungere gli obbiettivi internazionali previsti: nel 2005, inizio della fase 1 o Pre-Kyoto, le tonnellate di CO2 assegnate all’Italia sono state 216 milioni, nel 2008, inizio della seconda fase o Kyoto, 212 milioni e nel 2010 199 milioni.
Nel 2009 e nel 2010 il periodo di crisi ha permesso alle aziende di stare sotto il tetto massimo previsto, -11,51% nel 2009 e -4,24% nel 2010. Negli ultimi anni si è registrata una diminuzione delle emissioni di anidride carbonica, conseguenza del fatto che le aziende hanno diminuito la loro produzione industriale, si è quindi passati dai valori del 2005 con 226 milioni a 184,9 milioni del 2009. In controtendenza il 2010 con un lieve incremento del 3,58% rispetto al 2009.
TABELLA PNA EMISSIONI
ANNO | EMISSIONI tCO2 |
Fase 1 | |
2005 | 225.989.455 |
2006 | 227.439.469 |
2007 | 226.388.058 |
Fase 2 | |
2008 | 220.661.760 |
2009 | 184.877.239 |
2010 | 191.489.539 |
Ricerca Eco-Way maggio 2011
Analizzando i settori che comprendono quasi 1.200 stabilimenti italiani soggetti alla normativa Emission Trading, notiamo come questa controtendenza ha coinvolto quasi tutti i settori, senza tuttavia superare i valori del 2008.
TABELLA PNA EMISSIONI PER SETTORI
SETTORI | ANNO 2008 | ANNO 2009 | ANNO 2010 |
Attività Energetiche | 143.149.733 | 122.248.918 | 122.382.288 |
Raffinazione | 24.736.048 | 23.149.583 | 24.864.214 |
Produzione di Vetro | 2.945.016 | 2.620.298 | 2.714.449 |
Industria della Ceramica | 493.974 | 357.148 | 350.190 |
Produzione di cemento | 28.686.740 | 23.326.452 | 23.556.551 |
Produzione di materiali ferrosi | 15.528.635 | 8.610.693 | 12.760.600 |
Produzione di Carta | 4.756.425 | 4.306.478 | 4.544.841 |
Altro | 365.423 | 257.669 | 316.406 |
TOTALI | 220.661.994 | 184.877.239 | 191.489.539 |
Ricerca Eco-Way maggio 2011
Nel 2010 assistiamo ad un incremento di 6,6 milioni di tonnellate, +3,58%, nel 2009, invece, si registrava una diminuzione del -16,22% rispetto ai valori del 2008. Tale aumento riguarda quasi tutti i settori ad eccezione di quello della ceramica, -1,95%; in particolare emerge il settore del ferro con un aumento del 48,19% rispetto al 2009.
Dall’analisi delle emissioni di anidride carbonica degli impianti compresi nell’ETS rispetto alle quote di permessi di emissione assegnate dal Piano Nazionale di Allocazione (PNA), si nota come tutti i settori, eccetto quello energetico e della raffinazione, hanno emesso meno delle quote limite previste: ceramica -54,20%, ferro -33,20%, cemento -24,11%, carta -16,74% e vetro -11,02%.
“E’ evidente, dai dati emersi dalla nostra ricerca, – ha dichiarato Guido Busato, Presidente di Eco-Way – che il 2010 mostra un aumento del 3,58% delle emissioni di CO2 rispetto ai dati del 2009, primo trend in aumento dal 2006. Tale aumento fa ben sperare per un cambio di rotta del periodo di recessione, speriamo, passato. Se si analizzano i dati pre-crisi, però, i valori dell’Italia sono sempre stati sopra i livelli previsti dal Protocollo di Kyoto, indice di uno scollamento tra imprese e impegni presi dai governi. E’ auspicabile, e sarà fondamentale per il sistema paese, il peso che le nostre istituzioni riusciranno ad avere in ambito europeo per evitare gravi disparità tra aziende dello stesso settore ma nazionalità diversa.”