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Tutor spenti in Autostrada: il solito pasticcio all’italiana

Come è noto il Tutor è un sistema automatico installato a distanze prefissate (da 10 a 25 chilometri) su tratti autostradali (e da qualche tempo anche su strade a scorrimento veloce come ad esempio il Grande Raccordo Anulare di Roma e non solo) che rileva la velocità media di ogni veicolo transitante sul tratto di autostrada da controllare.

Tali tratti sono delimitati da due portali muniti di telecamera collegata a sensori di velocità «annegati» nel manto stradale. Se il portale in uscita rileva il superamento dei limiti, la telecamera «immortala» la targa del trasgressore per poi risalire automaticamente all’intestatario del veicolo attraverso il database della motorizzazione; l’informazione con i relativi estremi dell’infrazione viene poi inviata alla Polizia Stradale che apre la procedura di accertamento e notifica della violazione.

I Tutor sono stati a suo tempo brevettati e realizzati dalla Craft, piccola azienda toscana fondata da Romolo Donnini, ex tecnico della Galileo, che assistito dal prof. Vincenzo Vigoriti e dall’avv. Donato Nitti, ha portato in giudizio Autostrade per l’Italia con l’accusa di contraffazione del brevetto.

Come accade a Davide contro Golia, la piccola azienda di Greve in Chianti ha vinto la causa ed una recente sentenza della Corte d’Appello di Roma aveva definito i Tutor a questo punto scorrettamente installati, mezzi costituenti violazione di brevetto, intimando ad ASPI-Autostrade per l’Italia la totale rimozione di tali dispositivi.

A tale sentenza l’ASPI ha fatto opposizione chiedendone la sospensione dell’esecutività nelle more della discussione di un ulteriore ricorso della società in Cassazione ma anche su questo punto ASPI  ha perso (la Corte ne ha respinto l’istanza) e quindi, dopo due ulteriori mesi di attività, i Tutor sono stati definitivamente spenti.

Quanto al tema della sicurezza stradale, un punto ben evidenziato da ASPI nel corso del dibattito, la Corte d’appello ha dichiarato non essere tra gli interessi di cui Autostrade per l’Italia si può considerare portatore, ”essendo sottoposti alla cura dello Stato” e che per tale ragione questo specifico aspetto non deve influenzare il giudizio civile sulla contraffazione del brevetto.

A questo punto gli automobilisti che pesteranno un po’ di più sull’acceleratore, a parte la mano sulla coscienza, dovranno comunque ricordare che i limiti di velocità, ancorché su certi tratti opinabili, certamente non sono decaduti e che la loro osservanza continua ad essere tutela dagli autovelox fissi, da quelli mobili e da eventuali auto civetta.

Un appello quindi ancor prima che all’osservanza dei limiti di velocità a coscienza e buon senso è d’obbligo.

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