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Tornata a nuova vita la BMW 507 di Elvis Presley

Esposta ai Saloni di Francoforte, Londra e Torino, vincente in salita pilotata da Hans Stuck, venduta al soldato Presley allora di stanza in Germania. Passò di mano diverse volte, venne pesantemente rimaneggiata nella meccanica ed alla fine dimenticata.  Ora, dopo due anni di restauro ad opera di BMW Group Classic, la 507 sarà una delle stelle della prossima Asta di Pebble Beach

50 anni: tanto è durato il lungo sonno di questa «scoperta» dalla storia tanto affascinante quanto complessa e travagliata che, per una volta, iniziamo dalla fine.

Possiamo dire che il merito del ritrovamento va ascritto alla giornalista americana Jackie Jouret, che – nel corso della ricerca dell’auto di Elvis Presley – scoprì che questa era stata impiegata in corsa dall’asso tedesco Hans Stuck.

Questo fatto le permise di scoprire il numero di telaio (s/n 70079) dell’auto condotta da Stuck, circostanza che citò in un articolo, pubblicato nel 2006, che venne letto dall’ingegnere californiano Jack Castor (Half Moon Bay, San Francisco).

La giornalista invitata da Castor a visionare la «507» che aveva in garage e che sapeva essere stata pilotata da Stuck, constatò che il numero di telaio corrispondeva a quello scoperto nel corso delle sue ricerche che, su questa base, proseguì presso gli archivi BMW.

Se questo articolo fosse un brogliaccio cinematografico sarebbe d’obbligo una bella dissolvenza che ci porterebbe dritti dritti nella Germania di fine anni ’50 in cui un già famoso Elvis Presley serviva il suo esercito.

La rock Star, invaghitosi della 507, scoprì quello che sarebbe poi diventata la sua vettura in terra tedesca esposta a Francoforte presso la Concessionaria BMW Glocker: bianca, con interni bianco-neri in pelle, gli venne venduta per il controvalore in marchi di 3.750 dollari americani, poco più della metà del pieno prezzo di listino.

Elvis la utilizzò per tutta la durata della sua permanenza presso la base militare di Friedburg guidandola nei dintorni e per percorrere andata – ritorno fra la base e la cittadina di Bad Naheim, dove aveva casa; inutile dire che l’uomo, «incorniciato» dalla macchina, faceva strage di cuori al punto che la carrozzeria della «507», bianca come un foglio di carta, veniva utilizzata dalle fans più accese per scrivere con il proprio rossetto dediche e frasi d’amore con una tale frequenza ed intensità da costringere la Star a riverniciare la 507 di rosso probabilmente per ridurre i commenti dei commilitoni e non incorrere negli strali dei superiori ai quali la presenza di una 507 così «decorata» all’interno della base non faceva di certo piacere.

Terminato nel marzo 1960 il servizio militare Presley tornò negli USA con la sua «507» che poi cedette per 4.500 dollari, quindi guadagnandoci, ad un concessionario Chrysler di New York che a sua volta la vendette al dj radiofonico Tommy Charles. Questo «signore» seguì le orme di Stuck ed utilizzò la 507 come auto da competizione ma, con disinvoltura tutta yankee (che oggi non sarebbe tollerata neppure lì), fece praticamente sostituire tutta la meccanica partendo da un V8 Chrysler che, date le differenti dimensioni fra i due propulsori, richiese il taglio di alcune parti del telaio scatolato per passare poi a differenti cambio, assale posteriore e, all’interno, parte della strumentazione.

Charles vendette l’auto nel 1957 dopodiché la 507 ebbe un paio di altri proprietari per arrivare infine, nel 1968, nelle mani di Jack Castor. A questo punto altra dissolvenza che mette a fuoco la giornalista che scopre, dopo che l’ingegnere californiano le ha aperto il cofano della sua rossa 507, il medesimo numero di telaio della vettura di Stuck.

Dell’ulteriore ricerca presso gli archivi della BMW abbiamo già detto ma ora c’è da aggiungere che una volta messo in contatto Castor con BMW Group Classic, questi, dopo una lunga e complessa trattativa, acquistò nel 2014 la vettura in verità piuttosto malridotta, senza il propulsore originale ed abbondantemente intaccata dalla ruggine. La 507 riprese la via per la Germania accompagnata da tutti i pezzi e tutta la documentazione raccolta da Castor nel corso delle sue lunghe ricerche.

L’atto che precedette il restauro fu l’allestimento della mostra «Elvis’ BMW 507 – lost and found» presso il Museo BMW dove l’auto venne esposta così come trovata, dopodiché iniziò il restauro che – date le condizioni dell’auto – si rivelò difficile e complesso.

Il lavoro ha comportato l’integrale smontaggio dell’auto, una fase che da sola ha richiesto una settimana di tempo, seguita da un accurato esame di ognuno dei particolari smontati alla fine del quale i tecnici hanno stabilito cosa fosse recuperabile e cosa invece doveva essere sostituito se non riprogettato e ricostruito ex-novo come, ad esempio, le maniglie delle porte e le leve dei finestrini, che, partendo dalla scansione dei disegni originali, sono state stampate in 3D.

Il telaio scatolato è stato riportato a misura e ricostruito nelle parti mancanti e/o modificate,  la carrozzeria in alluminio totalmente ricondizionata mentre il motore 8V (quello tedesco…) è stato totalmente ricostruito utilizzando ricambi originali; stesso minuzioso lavoro anche per gli interni tornati ora allo splendore originale.

Jack Castor, deceduto nel dicembre 2014, non ha potuto quindi coronare il sogno di ogni collezionista ossia vedere la «sua» auto tornata ai suoi vecchi splendori ma, sarà comunque la BMW che lo ricorderà a Pebble Beach poiché “Lì la BMW 507 non sarà solo l’auto del «King of rock’n roll», ma rappresenterà anche l’eredità di Jack Castor e un capolavoro di BMW Group Classic”.

La 507 prodotta dal 1955 al ’59 in sole 252 unità (c’è chi dice 253), oltre che da Elvis Presley fu posseduta anche da Alain Delon, Ursula Andress e John Surtees.  Venne progettata dalla BMW principalmente per il ricco mercato americano allo scopo di risollevare le sorti dell’azienda ma si trovò a competere con le Mercedes 190 e 300SL e con la Chevrolet Corvette.

Ma le speranze della Casa bavarese vennero presto deluse: la 507 – benché dotata di grande fascino estetico ed ottime finiture – quanto a prestazioni non poteva competere con gli oltre 250 km/h della Mercedes che in più scattava da 0 a 100 km/h in meno di 8” contro i 201 km/h ed i 9,4” della 507; del resto il divario di potenza era notevole (215 cv contro 150).

Per soddisfare la clientela più esigente, la 507 veniva dotata a richiesta (ma anche le due SL  Mercedes lo erano) di hard-top.

La linea della 507 era bassa e slanciata; il frontale, affilato, ospitava una calandra a «doppio rene» sviluppata in larghezza, cosa che accentuava l’aggressività del muso mentre ai lati, dai grandi fari tondi partivano i classici parafanghi allungati all’indietro e resi importanti dai rigonfiamenti che li staccavano dal cofano più basso. la piccola presa d’aria in centro cofano e l’inclinazione del parabrezza completavano la fluidità della parte anteriore.

Bella anche la fiancata, caratterizzata dall’abbassamento della linea di cintura all’altezza della portiera e dall’immediato rigonfiamento del parafango posteriore, subito dopo la portiera stessa; la fiancata è movimentata solamente da una nervatura che, partendo dal culmine del passaruota anteriore, «sfuma» all’altezza della maniglia della portiera mentre elegantemente aggressiva è la griglia laterale di evacuazione dell’aria calda, posta sotto la nervatura stessa.

Guardando alla parte posteriore si nota immediatamente la brevità della coda, alta e stondata, rispetto al resto del corpo vettura cui questa sproporzione in realtà dona parecchio; i piccoli fari posteriori non disturbano la purezza della linea mentre i sedili posti in pratica sul retrotreno, fanno pensare ad una immediata trasmissione di sensazioni a pilota e passeggero.

Il propulsore della 507 è quel V8 a 90° da 3.168 cc caratterizzato dalla distribuzione ad un albero a camme laterale, con valvole in testa e dall’adozione di due carburatori doppio corpo Zenith. Questa unità, comune a tutte le BMW di lusso di quegli anni come la 502 e 503, nonostante il frazionamento e la cilindrata il V8 eroga 150 cavalli a 5.000 giri/min. che salgono a 192 sugli esemplari destinati agli USA.

Il cambio era a 4 marce sincronizzate con frizione monodisco a secco, mentre sul telaio a longheroni scatolati venivano montati un avantreno a ruote indipendenti ed un retrotreno ad assale rigido, entrambi con barre di torsione longitudinali. La frenata, infine, era affidata a quattro freni a tamburo.

 [ Giovanni Notaro ]

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