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RC auto: pagheremo meno?

La nostra RC Auto è la più cara d’Europa: colpa delle tasse? Non solo! Pesano soprattutto gli elevatissimi costi dei risarcimenti. Se il nuovo Governo vorrà proseguire la strada intrapresa dal precedente, assicurare l’auto potrebbe costare, domani, molto meno. In Italia ci sono 3,8 milioni di veicoli non assicurati: ma presto il “Grande Fratello” li scoprirà

231 euro in più: ecco il costo medio, rispetto ai quattro principali paesi UE (Francia, Germania, Regno Unito e Spagna), della RC in Italia. Lo attesta un recente studio di Boston Consulting, commissionato da Ania (Associazione Nazionale Imprese Assicuratrici), e lo sapeva bene il Governo Letta, che aveva incluso la riduzione delle tariffe tra le grandi riforme del Paese, cercando di intervenirvi tramite il Decreto “Destinazione Italia”. Ancora più marcate, poi, le differenze rilevate dall’Antitrust nel febbraio 2013: nel nostro Paese il premio medio pagato è più del doppio di quello di Francia e Portogallo, supera dell’80% quello tedesco e di quasi il 70% quello olandese.

Ultimo appello al Governo Renzi

Se, come si spera, il nuovo Governo di Matteo Renzi vorrà nuovamente affrontare l’argomento, non resterà che attendere una nuova Legge che riordini globalmente la materia. E se l’intento (lodevole) del precedente esecutivo era quello di ridurre i costi del 23% (pagate un premio di 1.000 euro? Potranno diventare 770), è presto ancora per dire se l’ex Sindaco di Firenze vorrà promettere qualcosa di analogo: in ogni caso, si dovranno superare incertezze istituzionali, e contestazioni delle categorie interessate.

Fra le norme del vecchio decreto che l’Ania aveva, a suo tempo, contestato, vi era l’obbligo di praticare sconti a chi avesse installato in auto la “scatola nera” satellitare, e gli oneri aggiuntivi per le compagnie (come l’ispezione preventiva del veicolo, e la fornitura dei servizi medico-sanitari): queste imposizioni, per l’Associazione che tutela le compagnie assicurative, avrebbero contrastato con le logiche di mercato.

È comunque sui risarcimenti fisici, in gran parte responsabili di quel sovraccosto medio di 231 euro rispetto all’Europa, che l’Ania continua a fare la voce grossa: perché il Decreto “Destinazione Italia” prevedeva infatti la sola revisione delle tabelle, senza riformare organicamente la disciplina dei danni alla persona. Ma andiamo con ordine.

I costi in Italia

Pochi sanno che in Italia, in caso di decesso a seguito di un incidente, i risarcimenti sono quattro volte maggiori che negli altri paesi (con una media di 649mila € contro 138mila), mentre raddoppiano per i danni non patrimoniali dei feriti (50/60mila €, contro i 30/40mila). Per Vittorio Verdone, Direttore Centrale Auto Ania “le tariffe italiane sono più alte per la tassazione maggiore ma, soprattutto, per la struttura dei costi. I pur utili accordi coi carrozzieri, e la ‘scatola nera’, non risolvono certo un problema che va affrontato alla radice: e le tariffe, finché non si imporrà un tetto ai risarcimenti, allineandoli ai parametri adottati negli altri paesi, resteranno elevate”. Il limite ai risarcimenti, di recente confermato dalla Corte di Giustizia UE (Sentenza 23.01.2014), è attualmente previsto solo nelle cosiddette ‘lesioni micropermanenti’ (fino a nove punti di invalidità), mentre è addirittura dal 2006 che l’adozione delle tabelle per le macrolesioni viene continuamente – e inspiegabilmente – rinviata da un governo all’altro fino ad arrivare, tra poche ore, sul tavolo di Matteo Renzi. È quindi lecito immaginarsi, se Palazzo Chigi vorrà tornare ad affrontare la questione una buona volta, sviluppi positivi nel percorso di riduzione delle tariffe. Magari senza farsi troppe illusioni. Anche perché, nell’attesa di misure radicali, e urgenti, gli Italiani hanno come al solito dimostrato di sapersi regolare da soli. Turisti e immigrati a parte, i sempre più numerosi autoveicoli con targa straniera, che circolano sulle nostre strade, sono sempre più spesso intestati ai molti nostri connazionali che, trasferendo all’estero la residenza, o impiantatavi un’attività, beneficiano già da ora di quella convenienza tariffaria tipica dei paesi d’oltreconfine. Con buona pace dei tempi eterni della politica, e senza aspettare “le riforme”.

Quei 3,8 milioni di “evasori”…

3,8 milioni di veicoli senza copertura assicurativa: ovvero l’8% del totale, contro una media UE del 2/3%. A questo dato allarmante -annunciato dal Presidente Aci Angelo Sticchi Damiani nel novembre 2012 – si giunse con un’indagine congiunta fra Aci, Ania e il Corpo di Polizia Locale di Roma Capitale. Ne svela i retroscena il Tenente Colonnello Renata Petracca, responsabile della Centrale Operativa: “in una ‘settimana campione’, compresa tra due martedì consecutivi per includere un fine settimana, monitorammo tutti i passaggi di auto e moto sotto alcuni varchi elettronici delle ZTL di Roma”. L’analisi incrociata tra le banche dati assicurative e il PRA svelò che, su 42mila veicoli transitati, ben l’8% era privo di copertura. “I successivi controlli a campione, svolti dalla Polizia Stradale in diverse regioni italiane, confermarono questo 8% su scala nazionale, e permisero di giungere alla stima di 3,8 milioni”.

Per fronteggiare questo fenomeno vi saranno, molto presto, controlli capillari con adeguati sistemi di accertamento, basati sull’impiego delle telecamere sul traffico. Al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti si lavora per modificare il Codice della Strada, prevedendo la possibilità di sanzionare in remoto i veicoli privi di copertura assicurativa. Abilitate alla funzione di controllo, tuttavia, saranno solo le telecamere per la lettura elettronica delle targhe, come quelle installate sui varchi di controllo delle ZTL, nei caselli autostradali, e integrate ai sistemi dinamici di controllo della velocità: come il “Tutor” in autostrada, o il “Vergilius” su alcune arterie Anas.

Alessandro Ferri

 

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