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Perché l’auto sia competitiva. E italiana

Le Alfa Romeo continueranno a venire prodotte solo nella Penisola. Dove la Consulta Nazionale per l’Automotive ha iniziato a riunirsi con una periodicità sempre più stretta. E mentre si discute su come ridurre i costi della tassazione auto, l’industria automobilistica punta ad aumentare la quota prodotta in Italia e gli Italiani, dal canto loro, si accontenterebbero di potersi fidare. Tanto del “nuovo”, che dell’usato

E fu così che le Alfa Romeo rimasero, per sempre, “italiane”. Nel senso che tutte le auto prodotte, oggi e domani, con questo nobile marchio saranno prodotte, esclusivamente, in Italia. Fra le dichiarazioni dell’AD Fiat-Chrysler Sergio Marchionne, a Detroit per l’inaugurazione del Salone dell’Auto, è proprio quella che, più di altre, si incardina nello scenario contingente.

Uno scenario che, all’indomani dell’acquisizione del Marchio statunitense, pone il gruppo Fiat tra i pochi Gruppi automobilistici mondiali. Con inevitabili scelte di posizionamento di target, di mercati, di modelli e, soprattutto, di siti produttivi. In Italia, come sappiamo (https://www.motori360.it/20323/mercato-auto-misure-strutturali-non-incentivi-spot/), il numero di auto prodotte è sceso in misura impressionante negli ultimi anni: dalle 900mila del 2008, alle 400mila scarse del 2013. Tutti sanno che i modelli di punta della Fiat, quelli che contribuiscono a mantenere in alto le vendite, sono prodotti all’estero: la 500 berlina è costruita in Polonia, la 500 L in Serbia.

L’ultimo modello della Panda – introdotto nel 2011 – è prodotto a Pomigliano d’Arco: la decisione di riportarla dalla Polonia all’Italia non è dipesa da intenti nazionalistici, ma da mere considerazioni di opportunità sindacale. Un asset che, assieme alla volontà di Marchionne di “tenere” il Biscione nei confini nazionali, facendone un marchio “premium” destinato a tenere alta l’Italia nel mondo, contribuirà ad attestare i volumi produttivi. Secondo i programmi, il posizionamento verso livelli più consistenti dovrebbe iniziare già entro quest’anno: la stima, una volta avviate le linee dei nuovi modelli, è di 800mila auto italiane ogni anno entro il 2017-18.

Intanto, al Ministero dello Sviluppo economico si valutano misure per favorire la competitività dell’auto, ragionando secondo una visione il più globale possibile, anche potenziando gli interventi per la “mobilità sostenibile”.

Strategie di rilancio del settore automotive

La Consulta Nazionale per l’Automotive – l’organismo voluto da Monti, durante il suo Governo, ma entrata in funzione solo in tempi recenti – si è riunita lo scorso 10 gennaio, alla presenza del Ministro Flavio Zanonato e del Sottosegretario Claudio De Vincenti. Sul tavolo, fra i vari temi di competitività industriale, quelli relativi alla produzione automotive italiana, e alle problematiche della componentistica. Nel corso della riunione, il Ministro ha sottolineato l’importanza per il settore delle misure approvate recentemente dal Governo e contenute nel DL “Destinazione Italia” (dal Credito d’imposta per la Ricerca e lo Sviluppo, alla garanzia per i finanziamenti BEI, ai progetti di innovazione industriale), nonché l’intenzione di utilizzare in misura rafforzata strumenti già esistenti, come il Fondo Crescita Sostenibile e gli interventi per la diffusione del metano nella rete distribuzione carburanti.

Si sa, tuttavia, che le attenzioni degli osservatori e delle imprese – in primo luogo, della fitta rete di operatori commerciali – sono rivolte a tutte le altre possibilità di rilancio del settore riconducibili a una tangibile riduzione della pressione fiscale, e dei sempre più gravi, insopportabili costi che ricadono su chi acquista, possiede e utilizza un’automobile. Zanonato ha quindi rilevato la necessità di ulteriori proposte per favorire la competitività industriale del settore automotive. Su indicazione del Ministro saranno pertanto avviati – anche con la partecipazione di altre istituzioni competenti – gruppi tecnici operativi su alcuni aspetti, emersi nella riunione fra i più urgenti, quali le semplificazioni delle pratiche per l’esportazione, i costi energetici, la Ricerca e lo Sviluppo.

Nuovo e Usato: regole certe per gli acquirenti

La prossima riunione della Consulta – dedicata alle criticità del mercato – è in programma il 21 gennaio. E l’auspicio formulato dall’Unione Nazionale Consumatori è che il Ministro Zanonato, in tale occasione, ascolti i clienti finali della filiera dell’auto. Ovvero, quegli stessi consumatori che, come è emerso in un recente sondaggio, diversamente dagli altri Paesi Europei, non si fidano dell’usato dei concessionari.

Per Massimiliano Dona, Segretario Generale dell’Unione Nazionale Consumatori “la competitività del settore auto non si recupera con gli incentivi, e altre misure a sostegno dei produttori, ma semplificando la vita dei consumatori che oggi diffidano del mercato dell’usato, come dimostra il fatto che l’Italia è all’ultimo posto in Europa per la propensione all’acquisto dell’auto usata“. Per Dona il mondo dei produttori dell’auto deve prendere atto di questa diffidenza verso i canali commerciali, anche confrontandosi con le associazioni consumeristiche “non comprendiamo perché il Ministro Flavio Zanonato non abbia invitato anche i rappresentanti dei cittadini alla Consulta Automotive: in tal modo, questo organo rischia di diventare un tavolo di lobbisti, preoccupati solo di guadagnare misure di sostegno del mercato“.

Ma cosa si dovrebbe fare, secondo Dona, per rilanciare il mercato dell’auto? Il fulcro delle proposte passa attraverso il mercato dell’usato: “sarebbe auspicabile potenziare le garanzie di chi acquista un veicolo – tanto del nuovo, quanto dell’usato – e regolamentare i doveri di assistenza che, spesso, diventano un salasso per quei pochi che possono comprare un mezzo di trasporto”.

Alessandro Ferri

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