Questione di famiglia: il figlio di Keke conquista il titolo già del padre nel 1982
Ecco qui il primo tedesco a vincere il titolo su una monoposto tedesca mentre la gara se l’aggiudica, con una condotta di gara scaltra ma discutibile, Louis Hamilton (10 vittorie in questa stagione).
La gara di Nico è stata tatticamente impeccabile, fredda e controllata più che ragionieristica, ma non deve esser stato facile con Louis a fare di volta in volta da tappo e da esca e con la muta degli inseguitori da trequarti di gara in poi sempre più sotto; bisogna dire che come disinvoltura e malizia Louis Hamilton qual cosina sembra aver preso dal suo defenestrato mentore e boss Ron Dennis… ma siamo proprio sicuri che altri – al suo posto – non si sarebbero comportati nello stesso modo?
Hamilton ha portato a casa qualifica (e le pole sono ora a 61…) e vittoria (la decima della stagione) e quindi è chiaro – data anche l’annosa rivalità che lo divide da Rosberg sin dai tempi dei kart – che abbia voluto fare di tutto per mettere in difficoltà il suo diretto rivale ma la sua condotta assomigliava a quella del pescatore che agitava l’esca davanti agli squali piuttosto che quella, molto più sportiva ma molto meno tattica, del “giù tutto e ciao…”.
La strategia… di Hamilton
D’altra parte, visto che a Rosberg sarebbe bastato arrivare terzo anche in caso di successo di Hamilton, questi ha fatto di tutto per dare in pasto Nico ai suoi diretti inseguitori rallentando vistosamente e contravvenendo a ripetuti ordini di squadra di segno opposto e, infatti, l’andamento degli ultimi giri ha corrisposto ai piani di Hamilton con un ricompattamento del gruppo che il leader della corsa aveva solo sperato più rapido; in effetti chissà cosa sarebbe successo il ricongiungimento fosse avvenuto 4 o 5 giri prima…
Da sottolineare anche la bella gara di Vettel che ha rotto un digiuno sin troppo lungo (a dir la verità lo aveva interrotto già in Brasile ma la burocrazia sportiva ha deciso diversamente aiutando nuovamente la Red Bull) ma ancor più – e al solito – quella di Verstappen che con un inseguimento dei suoi ha rimesso tutti in riga tranne il duo di testa ed un Vettel assetato di podio ed aiutato da gomme più fresche.
Abbiamo criticato Hamilton e qualche commentatore ha stigmatizzato, nel dopo corsa che un vero Campione sa vincere ma deve anche saper perdere: tutto vero e dal punto di vista puramente sportivo/cavalleresco condivisibile ma – in un’epoca di bocche imbavagliate e dichiarazioni politically correct – uno che abbia gli attributi per rispondere al suo capo “its my race” non è che lo trovi proprio dietro l’angolo…; una cosa è commentare un po’ più difficile restare freddi al volante ed Hamilton «la sua corsa» se l’è gestita come meglio ha potuto oltretutto regalando agli spettatori, anche se questo non era certo il suo obiettivo primario, un bel po’ di spettacolo come dimostrato dai distacchi fra i primi sei classificati:
- Lewis Hamilton (Mercedes W07) – 1h.38’04”013
- Nico Rosberg (Mercedes W07) – 0”439
- Sebastian Vettel (Ferrari SF16-H) – 0”843
- Max Verstappen (Red Bull RB12-Tag) – 1”685
- Daniel Ricciardo (Red Bull RB12-Tag) – 5”315
- Kimi Raikkonen (Ferrari SF16-H) – 18”816
Per un nuovo Campione del Mondo due uscite eccellenti: Massa e Button hanno disputato ad Abu Dhabi la loro ultima gara in Formula 1 anche se quest’ultimo è pur sempre sotto contratto McLaren.
Comunque questi due validissimi piloti (Button è stato Campione del Mondo e Massa secondo) non meritano certo due scarne righette come queste e quindi torneremo in argomento.
Novità in casa Pirelli
Tra tutte le dichiarazioni del dopo gara quella di Paul Hembery, Direttore motorsport Pirelli, ci è sembrata quella che meglio ha stigmatizzato la situazione creatasi in quest’ultima, cruciale gara di Campionato: “La decisione presa sabato dalla Red Bull di iniziare la gara sulle supersoft è stata cruciale per la gara di oggi, con Max Verstappen che ha sfruttato al meglio la strategia di una sola sosta, insidiando i piloti che avevano optato per una strategia su due soste. Anche Sebastian Vettel ha utilizzato le prestazioni delle supersoft per guadagnare terreno nelle fasi finali. Congratulazioni a Nico Rosberg per aver vinto il suo primo titolo mondiale; vogliamo rendere un giusto tributo a Felipe Massa e Jenson Button, che oggi hanno concluso le loro fantastiche carriere in Formula 1. Adesso che la stagione 2016 si è conclusa, il nostro focus passa subito al prossimo anno – a partire da martedì, quando effettueremo l’ultimo test di sviluppo per i nuovi pneumatici 2017 più larghi, per la prima volta con tutte e tre le monoposto muletto insieme”.
In effetti il 2017 porterà nuovi regolamenti che, nelle intenzioni degli estensori, dovrebbero rendere le monoposto più spettacolari e le gare più tirate: speriamo perché tranne poche eccezioni come quella di quest’ultima gara, trenini e monotonia l’hanno fatta nella maggior parte dei casi da padrone…
Tornando alla gara, vale rilevare qualche analogia – ma anche molte differenze – fra la conquista del titolo mondiale da parte di Nico e quella da parte del padre Keke. Pur senza togliere nulla al valore dei due titoli quello ottenuto da Rosberg padre nel 1982 al suo anno di esordio con la Williams fu probabilmente propiziato da una serie di tragiche circostanze quali la morte del mitico Gilles Villeneuve, quell’anno favorito per la conquista del titolo, e l’incidente di Pironi che dovette ritirarsi dalle corse (episodi che esclusero la Ferrari dalla lotta per il titolo).
Rosberg padre – che nell’era dei turbo conquistò il titolo con un aspirato – non fu comunque facilitato dall’accoglimento di un reclamo tecnico di Ferrari e Renault contro la Williams che gli sottrasse i punti relativi al suo secondo posto al GP del Brasile, punti che in parte riconquistò con il ritiro di Pironi che al momento dell’incidente era in vantaggio, nella graduatoria mondiale, di dodici punti.
Keke ottenne in quella stagione diversi piazzamenti utili, tra cui tre secondi posti (GP USA a Long Beach, GP d’Olanda a Zaandvort e in Austria dove perse in volata la vittoria per soli 5 centesimi di secondo dietro al nostro compianto Elio de Angelis). Vinse poi in Svizzera e giungendo infine quinto raggranellò punti sufficienti per conquistare il Campionato Piloti.
Molto più limpida la conquista del titolo da parte del figlio Nico, pur se composta – come nel caso del padre – più di piazzamenti che di vittorie ma comunque basata su velocità, costanza e volontà.
La commozione di Nico a fine gara ci ha fatto piacere come un sorriso di cuore ci hanno dato i contesti famigliari di Jenson Button e Felipe Massa (a differenza della cornice molto spesso mondana di cui si circondano altri…).
Ci hanno ricordato una Formula Uno diversa, in cui i valori umani convivevano dignitosamente con gli interessi di parte e dove acerrimi nemici in pista magari – al di là delle espressioni di circostanza – riuscivano in realtà ad esserlo un po’ meno nella vita.
[ Giovanni Notaro ]