La monovolume è l’auto da famiglia per eccellenza, ma è apprezzata anche da chi ha bisogno di spazio per il lavoro o per il tempo libero. Un segmento che conta 9.987 auto immatricolate nel 2015, il 9,1% del mercato. Pochi sanno che la prima monovolume è nata in Italia
Quando di parla di monovolume il primo pensiero va all’auto da famiglia: comoda, capiente e versatile, capace di caricare dai pargoli ai nonni fino al cane, ognuno con i relativi bagagli, ovviamente.
Il segmento colleziona estimatori anche in ambito professionale e di rappresentanza dal momento che le doti di carico e di modularità sono tra i primi criteri di scelta per chi macina chilometri portandosi dietro campionari e attrezzature.
Le monovolume sono auto molto apprezzate da chi fa sport e deve portarsi dietro tavole da surf, biciclette, bombole da sub…non solo le proprie, ma anche quelle dei compagni d’avventura.
Insomma, dove c’è necessità di spazio, una monovolume ci sta sempre bene: compatta o extra-large, 5 o 7 posti, essenziale o superaccessoriata, l’importante è che porti di tutto!
Pochi sanno che la prima monovolume della storia è nata in Italia.
Per gli addetti ai lavori è l’Alfa 40-60 HP Aerodinamica, che fu commissionata dal nobiluomo Marco Ricotti alla Carrozzeria Castagna nel 1914 in un unico esemplare. Una replica è custodita al museo dell’Alfa Romeo.
La 40-60 HP costituiva lo sviluppo della 24 HP, la prima autovettura ALFA, e segnò il punto di svolta della progettazione della Casa grazie all’elevato apporto ingegneristico della sua meccanica.
La 40-60 HP Aerodinamica è stata la prima concept car prodotta dall’ALFA (poi Alfa Romeo) e grazie alla particolare forma ovoidale poteva raggiungere i 139 km/h.
Nel 1956 Fiat presentò la 600 Multipla, che ha contribuito a motorizzare l’Italia del boom economico.
All’epoca la definizione «monovolume» non esisteva ma la 600 Multipla è considerata l’antesignana delle moderne multispazio, la prima prodotta in serie con grande successo.
L’abitacolo mostrava i primi concetti di «modularità», con i sedili posteriori ripiegabili per ottenere un piano di carico di oltre 1,75 mq e una capacità da 4 a 6 posti a seconda della versione.
Ne venne realizzata anche una serie Taxi con soluzioni specifiche. Degna di nota è anche 850T Familiare, derivata dal pianale della 600 Multipla. Ma è nel 1972 che nasce il concetto moderno di «monovolume», ancora una volta grazie ad una firma italiana.
In quell’anno, il designer italiano Mario Bellini portò al Mo.Ma di New York la proposta di un’auto completamente innovati: la Kar-a-sutra.
Si trattava di una monovolume squadrata, volta alla massima abitabilità, comunicazione fra i passeggeri e col mondo esterno grazie a diverse soluzioni estetico-strutturali come l’ampio abitacolo, alto e largo, un pianale completamente piano e ampie parti vetrate.
La vettura era caratterizzata da un unico volume, l’abitacolo appunto, la cui parte frontale era estremamente spiovente.
Tantissime soluzioni anticipate da Bellini vennero riprese qualche anno dopo da molti modelli di monovolume giapponesi, ma fu un modello europeo ad incarnarne quasi totalmente non solo il concetto ma anche le soluzioni strutturali.
Nei primi anni ottanta, infatti, la Matra propose un monovolume dalle soluzioni del tutto simili al concept di Bellini.
Tale proposta darà vita nel 1985 alla Renault Espace, spesso definita la prima delle monovolume moderne; in effetti può essere anche considerata l’adattamento alla produzione in serie proprio della Kar-a-sutra.
L’Espace ha creato un nuovo segmento, andando ad intercettare una fetta di domanda non ancora soddisfatta.
Tale successo è fondato su due concetti fondamentali: disponibilità di spazio e versatilità di utilizzo, con un abitacolo in grado di accogliere fino a sette persone e la possibilità di configurare la disposizione dei sedili in maniera rapida.
Modelli di monovolume blasonati e rifiniti hanno conquistato estimatori anche tra i conducenti NCC, che li preferiscono alle tradizionali berline di rappresentanza proprio in virtù del generoso spazio disponibile che si traduce in grande comfort per gli illustri passeggeri.
Dalla nascita della Espace a tutti gli anni ’90, il segmento ha vissuto una crescita costante della propria fetta di mercato e la maggior parte dei costruttori ha piazzato sul mercato un proprio modello. Negli anni 2000 il monovolume ha dovuto cedere il passo ad un nuovo concetto di spazio e lusso: i SUV, che rappresentano l’alternativa alle multispazio soprattutto nei modelli extra-large.
Ma non ci sono solo automobilisti amanti delle grandi dimensioni.
Così, seguendo la tendenza del downsizing, i Costruttori hanno puntato sui monovolume compatti derivati direttamente dalle rispettive berline di segmento C, dotati generalmente di 5 posti ma con maggiore spazio in altezza rispetto alle sorelle tradizionali.
È nata così una nicchia-appendice che strizza l’occhio ad un target di clienti più vasto, in cerca di spazio per il lavoro, per la famiglia e per il tempo libero ma concentrato in un’unica vettura.
Ancora una volta è stata Renault a precorrere i tempi, presentando già nel 1997 la Mégane Scénic (oggi solo Scénic).
E seguendo il percorso tracciato dalla casa francese, ogni costruttore ha realizzato la sua proposta in tema di multispazio allargando l’orizzonte anche al segmento dei «piccoli»: dalla Ford B-Max al Galaxy passando per la C-Max, dalla Citroën C3 Picasso alla Gran C4 Picasso passando per la C4 Picasso e via dicendo… C’è solo l’imbarazzo della scelta.
Il segmento delle monovolume nel suo complesso (piccoli, grandi e compatti) rappresenta quasi il 10% del mercato italiano, complessivamente quasi 10.000 auto immatricolate nel 2015 (Fonte: UNRAE).
[ Andrea Tartaglia ]