Dopo aver brevemente accennato al collezionismo di auto-modelli già montati, passiamo ai modelli in scatola di montaggio: un acquisto che a fronte di qualche superabile difficoltà regalerà grandissime soddisfazioni
Molto di quanto scritto nel precedente articolo su «modellismo un universo in una parola» sul collezionismo di modelli pronti, tocca anche il collezionismo di quelli in scatola da montaggio.
Prima di affrontare l’acquisto del kit ricordiamo che, come per i modelli già assemblati, sarebbe bene ponderare l’acquisto e decidere se seguire l’estro del momento oppure iniziare una collezione tematica ma prima di arrivare a questo, visto che queste righe sono dedicate ai neofiti o a chi di esperienza ne ha poca, sarà bene fare un po’ di esperienza e quindi i primi modelli potranno essere scelti in base alla minore difficoltà di montaggio che presentano.
Il nostro consiglio è quindi quello di andare alla ricerca di vecchi kit Burago in scala 1/18 (la scala medio-grande facilita…) che sono composti da parti pre-verniciate della carrozzeria e da parti, ugualmente pre-verniciate in plastica; rappresentano una buona palestra per la verniciatura ed il dettaglio degli interni anche se queste operazioni non sono previste nelle istruzioni in quanto trattasi di particolari pre-verniciati da montare così come forniti.
Dopo due o tre di questi esercizi, potremo passare con un po’ più di sicurezza alle scatole di montaggio in plastica ma per ora, e per diversi articoli ancora, teniamoci su questo tipo di scatole di montaggio tipo Burago 1/24 o 1/18 tra i 25 ed i 40 euro (ad esempio di Fiat 500 o Fiat Abarth 595) – oppure, se riuscite a trovarli (potete provare ad esempio su e-bay), su vecchi modelli montati, sempre 1/18, della Giulia GTA, della cinese White Box a 30/40 euro + spedizione. Perché montati? Perché con un po’ di attenzione sarà facile ricavarne il kit di partenza smontandoli, verniciarne gli interni e rimontarli; sarà un buon esercizio iniziale per partire da così.
Ed arrivare gradualmente a risultati di impegno medio/alto come questo:
Il modello è quello della foto precedente, dopo un po’ di attento lavoro di elaborazione e pochissima spesa, chiaramente, ci si arriverà per gradi Quando poi si passerà alle scatole di montaggio in plastica sarà bene – per i primi acquisti – orientarsi su kit relativamente semplici; evitare quindi scatole di montaggio che presentino aperture (portiere e cofani) perché in questo modo si eviterà il montaggio del motore e di altri particolari degli interni, non si dovrà affrontare il montaggio e l’allineamento delle cerniere e via dicendo; inoltre questi tipo di scatole di solito presenta un sottoscocca in pezzo unico la cui stampata comprende anche la parte inferiore del motore, l’intera trasmissione e via dicendo; ci si potrà quindi concentrare sulla verniciatura e sul montaggio di relativamente pochi pezzi e procedendo in questo modo sarà più facile vedere risultati man mano migliori ed acquistare fiducia e sicurezza nonostante gli inevitabili errori iniziali. E a tale proposito non esistono problemi complessi o difficoltà insormontabili poiché i primi vanno scomposti in più problemi semplici (problema complesso: come affronto il montaggio di tutti questi pezzi? Soluzione: scomporre il montaggio in fasi successive, come del resto suggerito dagli schemi di montaggio presenti nelle istruzioni, ed iniziare da un sottoinsieme, ad esempio dalla singola sospensione) mentre le chiavi per superare le difficoltà sono pazienza ed esperienza, quindi iniziamo consapevoli del fatto che i miglioramenti arriveranno modello dopo modello perché, come si dice nella capitale di questa tanto bistrattata Italia, nessuno nasce «imparato». E soprattutto bandire la fretta ed affrontare con calma le varie fasi di lavorazione del modello passo dopo passo: chi vuole «tutto e subito» è meglio che la pianti lì e si compri un modello già pronto poiché la fretta è la prima nemica del buon modellista. Come si sottolineava nel primo articolo, l’innalzamento dell’età media del modellista – anche neofita – ha automaticamente portato ad un maggiore potere di acquisto ed a maggiori esigenze (l’occhio di un adulto è di solito più attento alla qualità rispetto a quello di un bimbo o di un adolescente) ed a questo mutamento del mercato si sono adeguati costruttori, innalzando la qualità delle loro scatole di montaggio attraverso la finezza delle stampate, il numero di particolari riprodotti e, spesso, l’aggiunta di particolari foto incisi; sempre presenti, ovviamente, fogli di decalcomanie la cui applicazione, nel caso di auto corsa con livree particolarmente complesse, andrà fatta seguendo determinate regole che vedremo al momento opportuno. Una volta presa bene la mano con il montaggio da scatola, si potrà iniziare la via dell’elaborazione, ricorrendo ai cosiddetti «transkit», confezioni contenenti particolari aggiuntivi di vari materiali, di solito resina e fotoincisioni, in grado di elevare in modo anche considerevole il livello dei loro modelli. Questi transkit sono prodotti da poche Case costruttrici delle stesse scatole di montaggio e da un certo numero di artigiani prevalentemente occidentali, est-europei e giapponesi ai quali più recentemente si sono aggiunte aziende cinesi. Tanto per fare un esempio tenendosi sempre sui modelli in scatola Burago 1/24, esiste un trans-kit per la Ferrari F40 dal costo abbordabile ma di elevatissimo livello (da montare con l’aiuto di un esperto oppure dopo un po’ di esperienza) che cambia completamente l’aspetto del modello e lo riqualifica spostandolo verso il confine degli speciali che si potrà varcare se anche gli interni e le parti in vista saranno stati ben eseguiti. Immagini tratte dal sito http://shop.autographmodel.com/Startseite L’ultimo e più qualificante passo sarà l’elaborazione (della quale il montaggio di un eventuale transkit è elemento qualificante), il rifacimento e l’autocostruzione di componenti man mano sempre più impegnativi. Le grandi scale (dall’1/16 in su) sono impegnative sia per lo spazio che occupano, e sia per il prezzo (prodotti che non sembrino giocattoli comportano esborsi spesso importanti); la produzione è di nicchia e rappresenta modelli altrettanto di nicchia (Ferrari di alcuni tipi, McLaren, Porsche, Ford GT 40 e così via). Nel precedente articolo abbiamo accennato ai modelli da montare in vendita tramite edicola, realizzati in scale ancora più grandi di quelle citate; ne è esempio la Ferrari Enzo in scala 1/10 della DeAgostini di non molti anni fa. Per contro – e paradossalmente – questi kit, come le altre grandi scale, non sono molto più difficili da montare rispetto ad un kit in scala 1/24 ma, date le dimensioni, non perdonano: gli errori non si nascondono e quindi servono grande accuratezza e precisione sia negli aggiustamenti e sia nei montaggi, come nelle finiture e nelle verniciature. Quindi il consiglio è di fare «palestra» – molta – sui modelli 1/18 o sui kit 1/24 prima di affrontare – se interessati – questi piccoli giganti. Le scale intermede (dall’1/24 all’1/16); qui la situazione migliora su tutta la linea: si trovano pochi modelli «Die Cast» in scala 1/24 e moltissimi in scala 1/18 (da qualche anno questa scala conosce un periodo di fortuna che non accenna a diminuire) mentre copiosissima è la produzione di kit in 1/24, 1/20 ed 1/16, in gran parte giapponese ed americana (con presenza – fra gli altri – anche di piccoli produttori italiani di grande qualità e prezzi di conseguenza); non c’è che l’imbarazzo della scelta sia nel «pronto» e sia nei kit migliorabili, come si accennava in apertura, con l’utilizzo di specifici trans-kit. L’1/43 è, per definizione, la scala di riferimento del collezionista più tradizionale: in questa scala, la prima ad essere prodotta su base industriale, non c’è cosa che non si trovi: tutto viene riprodotto in tempo reale (talvolta anche prima del lancio sul mercato dell’auto vera) tutto è rintracciabile e quasi tutto acquistabile; Gli 1/43 si trovano nella maggior parte dei casi già montati a prezzi che vanno dai pochi euro alle svariate centinaia di qualche «special» giapponese mentre i kit sono molto più rari e, generalmente di prezzo abbastanza elevato. L’1/32 è una scala particolare, nella quale convivono mezzi militari, natanti, aerei ed auto; vi si trovano prodotti anche semplici, adatti al principiante di ogni età come, ad esempio la Ferrari 360 Challenge della Revell serie «easy kit» per il cui montaggio non servono né vernici né collanti; si tratta di un modello di qualche anno fa, uno «snap on» da montare cioè ad incastro, costa una trentina di euro e serve appunto da palestra iniziale; nulla impedisce di dipingere gli interni, tanto per cominciare. Trattando di questa scala non possiamo non citare la presenza, importante, dei modelli Scalextric, dedicati al mondo delle piste elettriche; i modelli di questa scala – che si vendono solo montati e che citiamo ad integrazione del primo articolo – hanno raggiunto livelli di perfezione e rifinitura tali da essere diventati veri e propri oggetti di culto che la maggior parte dei collezionisti acquista – per circa 50/60 euro – per le proprie vetrine e non per far loro calcare le piste per le quali sono stati progettati. Se il problema della conservazione dei modelli montati è importante, per quelli da kit, diventa cruciale proprio per la loro maggiore delicatezza. Quindi, se si hanno intenzioni serie, prima ancora che nei modelli, bisognerebbe investire in una vetrina – ce ne sono per tutte le tasche e di tutte le dimensioni, tipi e materiali, basta dare un’occhiata in Internet – oppure, come per i modelli finiti, si può ricorrere alla singola vetrinetta che permette di conservare bene il modello con il vantaggio di poterla esporre dove si vuole in casa (dal ripiano di libreria alla propria scrivania, dal mobiletto in ingresso al comò della camera da letto, va tutto bene a patto di non compromettere la pace familiare…). Altro «necessario» è il set di pulizia (per l’esterno dei modelli utilizzare delicatamente un pennello da barba, magari di tasso, per gli interni dei pennelli da pittore o da modellismo in tasso o martora), una pompetta ad aria (scusate l’accostamento poco elegante ma qui si punta al risultato e quindi un semplice clistere a pompa da usare – ancor prima dei pennelli – per gli interni) alcuni straccetti morbidi che non lascino peli (ottimi quelli per la pulizia delle lenti) e dei liquidi detergenti non aggressivi (bene a base naturale quelli per lenti) da usare con molta parsimonia. Nel prossimo articolo tratteremo di posto di lavoro ed attrezzatura, dopodiché inizieremo, finalmente, a fare sul serio. [ Giovanni Notaro ]
Kit e trans-kit
La scala
Le scale inferiori
Custodia e mantenimento del modello