Nasce con la carrozzeria spigolosa e squadrata all’inizio degli anni Ottanta, e già si intuisce che diverrà un indiscusso protagonista su tutti i mercati del mondo. Per arrivare alla quarta serie si è passati attraverso molti versioni, corto 3 porte e 5 posti, lungo 5 porte e 7 posti, Canvas, sul passo corto con seconda metà del tetto in tela, e motori che sono partiti dal 4 cilindri duemila a benzina poi un V6 di 2,6 litri, quindi 3.000, 3.500 e oggi 3.800, sempre V6. La storia del diesel inizia con un 2.300 aspirato, quindi turbo, poi si arriva al 2500 da 115 cavalli, al 2800 da 125 e al 3200 (sempre 4 cilindri) con 160 CV – 170 per compensare le perdite di carico in presenza del cambio automatico – e oggi 200 cavalli tondi tondi. A lato alle “evoluzioni” del Pajero stradale nel 1997 nasce la versione Evolution, quella ispirata al mondo delle competizioni fuoristrada in cui il 4×4 giapponese è stato a lungo protagonista, ad esempio vincendo 12 Parigi-Dakar quando la gara si disputava ancora in Africa. Intanto Pajero acquisisce tecnologia in parallelo all’aumento della potenza. Già dalla seconda serie, infatti, arriva il Super Select 4WD, sistema che sostituisce il terzo differenziale centrale – chi fa fuoristrada sa bene quanto sia utile poter marciare su asfalto con le 4 ruote “in presa” – ma lascia la possibilità al pilota di scegliere se guidare con la sola trazione posteriore. La leva corta del cambio ha 4 posizioni – oggi con azionamento elettronico – prima è in 2H, poi 4H, 4H con blocco al centro e infine 4L con blocco centrale, dove L sta per Low, cioè lente o ridotte e H sta per High, cioè marce lunghe. Nella quarta serie, inoltre, è stato montato di serie il controllo della trazione, e tutte le versioni hanno un superbo impianto HiFi. Oggi Pajero è un “Signor” fuoristrada, grande stradista, ma anche in grado di superare ostacoli difficili. Il passo lungo provato nuovamente in questi giorni su percorsi da Roma fino in Alta Badia (posto di sogno, per gli sciatori in particolare) è la versione più equilibrata del 4×4 Mitsubishi, tra l’altro ancora con un listino raggiungibile, di poco superiore ai 40.000 euro. Effettuando trasferimenti a pieno carico – 7 persone e bagaglio – dove il vano bagagli, molto capiente con 5 posti in funzione, si riduce giustamente ad un volume compatto quando si estrae dal pavimento la panchetta con i due sedili (completi di poggiatesta e cinture), Pajero ha consumato meno di 10 litri per cento chilometri alla velocità dei 130 orari di legge in autostrada. Lungo le strade montane innevate è stato sufficiente inserire la trazione anteriore per ottenere una stabilità di traiettoria senza esitazioni, e l’efficienza dell’impianto in genere è stata testata con partenze a freddo dopo più notti in cui il termometro è sceso anche a 16 sotto lo zero. Comodissimo nei posti anteriori, offre una buona accoglienza in seconda fila aggiustando l’inclinazione regolabile dello schienale. A portata di mano tutti i comandi, con cambio e volante sempre rapidi e pronti nel rispondere all’impulso del pilota, e grande efficacia sia della luminosità dei proiettori, sia della climatizzazione. Unica caratteristica che ha schierato gli occupanti su due fronti diversi è stata il rombo sommesso del motore, poco avvertibile in autostrada, più marcato nelle accelerazioni cittadine. Qualcuno lo vorrebbe più silenzioso, altri invece (tra cui il sottoscritto) preferiscono “sentire” che il motore è vivo e risponde. E i 200 cavalli con grande coppia si fanno sentire se appena glielo si chiede. È una questione di sistema di guida, ma è certo che Pajero offre una “collaborazione attiva” al conducente, con reazioni sincere e prevedibili sempre, con qualche raccomandazione sotto la pioggia battente, che va affrontata in 4×4, come la neve.