Ben 130 miliardi di prestiti per acquisto di auto usate concessi dal 2008 al 2013 a soggetti potenzialmente insolventi
L’edizione online del «The New York Times» del 19 luglio scorso (http://dealbook.nytimes.com/2014/07/19/in-a-subprime-bubble-for-used-cars-unfit-borrowers-pay-sky-high-rates/?_php=true&_type=blogs&_r=0) ha portato alla luce un potenziale e serio pericolo (non a livello dello scandalo dei sub-prime immobiliari del 2007), che potrebbe derivare da facili e generalizzate concessioni di finanziamenti per l’acquisto di auto usate, anche top class, ad acquirenti potenzialmente insolventi.
Traduciamo a questo punto dall’articolo: “Il The New York Times ha esaminato più di 100 cause di bancarotta, dozzine di azioni di rivalsa contro i lenders e centinaia di incartamenti relativi a prestiti di dubbio realizzo scoprendo che questi venivano concessi a tassi di interesse superiori al 23%. L’importo dei prestiti era tipicamente pari al doppio del valore dell’auto usata acquistata, incluse dozzine di veicoli pesantemente difettosi. L’esame di numerose evidenze concorsuali presso i tribunali e i risultati di interviste direttamente ad avvocati e debitori in 19 degli stati americani, ha evidenziato come questo tipo di transazioni abbia portato acquirenti già finanziariamente deboli dritti al peggioramento della loro situazione debitoria ed alcuni all’insolvenza ed alle procedure esecutive. Un altro versante investigativo ha fatto emergere dozzine di pratiche nelle quali venivano fornite false o scorrette informazioni su soggetti che mai avrebbero avuto diritto al credito quali persone senza lavoro, persone già soggette a bancarotta, oppure percettrici dei soli assegni sociali.”
Sulla scorta di tali elementi è opportuno soffermarsi su alcuni punti che, semplificati al massimo, possono chiarire le ragioni alla base di questa ricaduta del tutto simile alla più grave bolla del 2007; siamo in presenza di una perversa «situazione ambientale» i cui componenti possono essere individuati in:
- Mancanza di scrupoli di molti dei venditori che – stando sempre alla testimonianze raccolte dal N.Y.Times – non si sono fermati di fronte alla facilmente verificabile indigenza dell’acquirente ma, anzi, hanno in alcuni casi compilato le richieste di finanziamento da inoltrare alla finanziaria di turno, introducendo dati «errati o non aggiornati» relativi alle possibilità di ripagamento.
- Cessione del credito: quando vende l’auto, il dealer cede il suo credito alla finanziaria che acquisisce anche il privilegio sull’auto; quindi se il venditore è privo di scrupoli ha ed avrà tutto l’interesse a fornire a quest’ultima elementi di giudizio sul merito creditizio dell’acquirente, come dire «addomesticati» e la circostanza è chiaramente documentata nel citato articolo del N.Y. Times.
- Altissimi tassi di interesse: molte finanziarie americane su questo tipo di vendite praticano tassi di interesse altissimi (tra il 20 ed il 25%); quindi forte è la voglia – in presenza di sistemi di budget che basano i premi sul fatturato (leggi numero ed ammontare complessivo dei prestiti erogati in un certo periodo) – di erogare basandosi sulle informazioni ricevute dai venditori.
Questo porta:
- Ad una mancanza di controlli approfonditi sul debitore da parte delle finanziarie il che ha permesso e permette l’erogazione di finanziamenti che difficilmente possono essere ripagati.
Chi ha voglia di digitare «second hand cars for sale Washington» nella ricerca immagini di google potrà con un po’ di attenzione trovare la foto di un cartello pubblicitario con un bel «Budget Blvd» in verde; cliccando si entra in un sito di rivendita auto usate e aprendo le condizioni di finanziamento si può testualmente leggere “Even if you have bad credit, or are a first time car buyer, you can trust that …….OMISSIS….. will professionally fit you into the automobile of your choice”, il che significa che “anche se sei un cattivo pagatore o acquisti per la prima volta un’auto, ………OMISSIS………. può comunque fornirti con professionalità l’auto di tua scelta”.
Le conseguenze…
Ricordiamo che il livello degli interessi praticati porta a raddoppiare se non triplicare il valore del bene venduto; tale valore viene iscritto dalla finanziaria fra i propri crediti (importo del netto ricavo per il cliente anticipato dalla finanziaria + importo degli interessi contabilizzati nel piano di ammortamento) senza essere effettivamente bilanciato, alla voce garanzie, da una partita di analogo valore effettivo invece che figurativo e questo proprio perché l’auto sulla quale le finanziarie possono effettuare azione di rivalsa, vale la metà o un terzo del finanziamento interessi compresi.
Torniamo all’articolo del N.Y. Times un cui passo, importante, segnala uno studio della Equifax, società di analisi della qualità del credito, le cui risultanze evidenziano che il tasso di crescita di finanziamenti ad alto rischio è cresciuto del 130% quantificando in 1 a 4 il rapporto fra finanziamenti non rimborsati e quelli rimborsati, come dire che si parte con la quasi certezza che il 25% dei prestiti erogati non sarà ripagato ed ecco spiegato il rischio di scoppio di una bolla da 135 miliardi di dollari: peanuts (quisquilie) rispetto ad un mercato globale americano che si muove su cifre ben diverse ma tuttavia importante anche, e soprattutto per l’effetto domino che potrebbe creare.
Del resto il fenomeno non accenna a diminuire in quanto le finanziarie americane hanno le casse strapiene (grazie alla politica della Federal Reserve che ha iniettato sul mercato liquidi ad un ritmo di 85 miliardi di dollari al mese) e «debbono» quindi investire moneta ricevuta a tassi irrisori a tassi che possono di mercato come arrivare ai livelli di quelli del settore usato dell’auto.
Il pericolo che «alcune» finanziarie mantengano i comportamenti non virtuosi tenuti sinora può anche derivare dal fatto che la Federal Reserve potrebbe anticipare a fine anno un rialzo del costo del danaro in precedenza previsto per fine 2015: e allora, finché si può, giù a finanziare al 23% l’indigente che comunque vuole la sua auto usata, anche se non la potrà pagare, anche se gli verrà sequestrata ed anche questo procurerà un bel buco nei libri della finanziaria, sempre che non abbia a sua volta ceduto il proprio portafoglio crediti ad un Hedge Fund…
Giovanni Notaro