-85,4% ovvero solo 28.326 immatricolazioni, un dato da inizio boom del secolo scorso
È uno degli effetti collaterali dell’epidemia-pandemia da Coronavirus; il combinato fra il generalizzato blocco della maggior parte delle attività produttive, le draconiane ancorché giustificate restrizioni alla circolazione e la chiusura delle attività non essenziali hanno inevitabilmente portato al crollo delle immatricolazioni di autovetture con previsioni del tutto analoghe per i prossimi mesi o perlomeno sino a che continuerà questo stato di emergenza.
Sono i dati scaturiti dall’inchiesta del Centro Studi Promotor di fine marzo sull’attività dei concessionari che anche per i prossimi mesi non si attendono miglioramenti; del tutto analogo, e non potrebbe essere altrimenti, il crollo dell’indicatore di fiducia dei concessionari, passato dal 25,10 di febbraio al 4,30 di marzo.
Non è neppure ipotizzabile, allo stato, azzardare previsioni tale è la dipendenza della vita produttiva nazionale (e non solo) dall’andamento del Coronavirus e, nel dire questo, sappiamo di fare un azzardo poiché è pressoché certo che alla fine dell’emergenza non corrisponderà un simmetrico ritorno alla normalità psicologica, economica, produttiva e finanziaria, come se niente fosse stato.
Comunque per rimarginare le ferite del comparto auto ci vorrà non poco tempo e mai come ora, la soluzione è nelle mani del Governo italiano e della stessa UE: la crisi è simmetrica e generalizzata ed è a quei livelli che va risolta: questa volta la buona volontà e l’inventiva degli italiani da sole non basteranno.
Mario Draghi, gigante in mezzo ai nani, una decina di giorni fa aveva scritto sul Financial Time che “… La perdita di reddito a cui va incontro il settore privato – e l’indebitamento necessario per colmare il divario – dovrà prima o poi essere assorbita, interamente o in parte, dal bilancio dello stato. … Il giusto ruolo dello Stato sta nel mettere in campo il suo bilancio per proteggere i cittadini e l’economia contro scossoni di cui il settore privato non ha alcuna colpa, e che non è in grado di assorbire. … La questione chiave non è se, bensì come lo stato debba utilizzare al meglio il suo bilancio. La priorità non è solo fornire un reddito di base a tutti coloro che hanno perso il lavoro, ma innanzitutto tutelare i lavoratori dalla perdita del lavoro. …. L’unica strada efficace per raggiungere ogni piega dell’economia è quella di mobilitare in ogni modo l’intero sistema finanziario …. Le banche devono prestare rapidamente a costo zero alle aziende favorevoli a salvaguardare i posti di lavoro. E poiché in questo modo esse si trasformano in vettori degli interventi pubblici, il capitale necessario per portare a termine il loro compito sarà fornito dal Governo, sottoforma di garanzie di stato su prestiti e scoperti aggiuntivi. …. La velocità del tracollo dei bilanci delle aziende private – provocate da una chiusura economica al contempo doverosa e inevitabile – dovrà essere contrastata con pari celerità dal dispiegamento degli interventi del governo, dalla mobilitazione delle banche e, in quanto europei, dal sostegno reciproco per quella che è innegabilmente una causa comune”.
Queste considerazioni, anticipate da Draghi ancor prima di metterle nero su bianco sul Financial Time, sembrano finalmente iniziare a far timida breccia all’interno dell’UE dove – è bene non farsi illusioni – gli egoismi nazionali e la voglia di essere primus inter pares (leggi Germania & C) non cesseranno ma verranno temporaneamente attenuati nella misura in cui questi paesi saranno colpiti dalla pandemia e dalla pressione altrui e, in parte, interna: più grave sarà la loro crisi e più caro il prezzo da pagare in termine di vittime, recessione e perdita di competitività, tanto più diverranno temporaneamente ragionevoli ma torniamo a noi.
Nel 2020 la perdita di quote del mercato dell’auto sarà comunque pesante ma potrebbe non dimostrarsi catastrofica se le misure che il Governo vorrà adottare sia in generale e sia a sostegno del settore automotive saranno coraggiose e lungimiranti; non si dovrà guardare alla «toppa» ma al rilancio, con misure di largo respiro.
Queste misure dovrebbero essere affiancate, secondo il Centro Studi Promotor, da strumenti di stimolo alla ricostituzione della domanda come l’introduzione di un meccanismo di incentivazione al rinnovo del parco circolante (tra i più vecchi d’Europa) a favore di auto Euro5 e 6 come ovviamente di ibride ed elettriche; in questo modo si eliminerebbero le auto più inquinanti, si libererebbero i concessionari degli stock di Euro5 e 6 usati, alleggerendo i loro immobilizzi e si stimolerebbe la domanda del nuovo con effetto domino a monte e valle della catena di distribuzione con benefici effetti anche per lo stato in termini di entrate fiscali.
2020: blocco delle vendite causa coronavirus
[ Giovanni Notaro ]