L’auto si conferma come il mezzo preferito dagli Italiani per i loro spostamenti. Mentre la micro-mobilità è in progressivo regresso. Sempre più auto per tutti, ma questo aspetto non si riflette nelle vendite. Che paiono non tener conto della transizione elettrica, se non in determinate zone del Paese
La previsione formulata a inizio pandemia, per la quale il 2020 sarebbe stato ricordato come «Anno dell’Automobile», si è avverata. E lo ha fatto al punto da poter essere confermata anche per l’anno che stiamo vivendo ora. Né ci stupiremmo se fosse così anche per il successivo. Quello che sta accadendo lo possiamo vedere facilmente sulle strade: con l’allentamento delle restrizioni e il ritorno alla «zona bianca», gli italiani hanno ripreso a muoversi il più possibile come facevano prima. Ma molte persone che fino al tempo «pre-Covid» usavano i mezzi pubblici, ora preferiscono evitarli e spostarsi con la propria auto. E questo sia per motivi di sicurezza contro il contagio, che per i minori posti disponibili a bordo di bus, metropolitane e tram.
Studio ANIASA: sempre più auto
Quello che abbiamo descritto poc’anzi non è altro che il fenomeno principale che emerge dallo studio realizzato da «Bain & Company» e commissionato da ANIASA (associazione che federa le aziende italiane di servizi per la mobilità) e intitolato «L’Italia riaccende i motori della mobilità -Nuove esigenze o abitudini consolidate?». L’indagine è stata realizzata a maggio scorso su un campione di 1.000 persone residenti nelle principali città del Paese. Stando ai risultati, l’auto resta il mezzo preferito per due italiani su tre per gli spostamenti quotidiani (soprattutto in periferia e per i tragitti pendolari dall’hinterland delle città), ma questo non si traduce in una maggiore propensione a comprarne una nuova. Anzi, il livello di acquisti è praticamente stazionario se non addirittura inferiore al 2019, quando ancora nessuno poteva pensare che il mondo avrebbe vissuto l’emergenza sanitaria: i numeri riportati dallo studio dimostrano, infatti, che nei primi 5 mesi di quest’anno le vendite sono diminuite rispetto allo stesso periodo del 2019, con un -28% solo a maggio.
Insomma, l’auto resta il mezzo privilegiato, e quella che viene impiegata è per lo più quella di cui si era già in possesso anche se vecchia e inquinante. A tale proposito Massimiliano Archiapatti, Presidente di ANIASA e a.d. e Direttore Generale di Hertz Italiana, ha ricordato che in Italia un terzo del parco circolante è ancora ante Euro4, con un evidente impatto negativo su ambiente e sicurezza. C’è da evidenziare, tra l’altro, che le vendite di auto elettriche, pur se progressivamente in crescita, interessano prevalentemente i grandi agglomerati urbani del centro-nord e le flotte aziendali.
L’elettrico? È ancora troppo caro
Rimanendo in tema di motorizzazioni, anche se quelle più vendute restano le tradizionali diesel e benzina, la loro quota sul totale immatricolazioni nel 2020 è diminuita di 9 punti percentuali rispetto al 2019 (dall’84 al 71%). Chi riesce a cambiare l’auto, invece, sceglie per lo più un modello ibrido (in particolare mild hybrid) mentre, come dicevamo, crescono seppur occupando ancora una quota minima sul totale del mercato, le immatricolazioni di auto elettriche (da 0,6% del 2019 al 2,3% del 2020, ma nelle grandi città si arriva in media al 5% grazie soprattutto alle flotte aziendali).
Per il resto, il gas (GPL e metano) resta stabile al 9%. Da notare che il 51% degli intervistati dichiara di non essere propenso all’acquisto di un’auto elettrica. Soprattutto per via del costo che resta insostenibile per la maggior parte delle famiglie, nonostante gli incentivi varati dal governo (lo dimostra il fatto che le agevolazioni per le Euro6 tra 60 e 135 grammi di CO2 a chilometro sono puntualmente esauriti in poco tempo, proprio perché più economiche).
«Flop» dei mezzi alternativi
Quanto ai mezzi alternativi, ovvero i monopattini elettrici, e le soluzioni come car sharing, bici e taxi, le aspettative che potessero fungere da sostituto del mezzo privato tradizionale sono state deluse, almeno per il momento: questi sistemi, semmai, stanno risultando complementari al trasporto pubblico, per spostamenti brevi e occasionali e da parte di chi lavora ancora prevalentemente da casa.
Anche per quanto riguarda la bicicletta, benché le vendite siano arrivate a 2 milioni solo nel 2020, il 69% di chi la utilizza ammette di prenderla nel tempo libero e non come un mezzo sostitutivo di altre forme di mobilità.
Le proposte ANIASA
“Stando ai dati dell’indagine, il Covid non ha cambiato radicalmente le abitudini di mobilità degli italiani“, sottolinea il Presidente Massimiliano Archiapatti, “anzi, a quanto pare, usano più di prima l’auto propria per spostarsi. Resta il problema di un parco circolante tra i più vecchi d’Europa, perché la maggior parte delle famiglie non può permettersi una vettura nuova, tanto meno una a basso o nullo impatto“.
“Per ridurre il problema dell’inquinamento“, continua Archiapatti, “sarebbe opportuno abbandonare ogni approccio ideologico e prendere coscienza delle diverse realtà del trasporto in Italia. Il noleggio di auto nuove potrebbe dare contribuire verso una transizione ecologica della mobilità a prezzi contenuti rispetto all’acquisto del nuovo, ma questo potrebbe avvenire anche con la possibilità di comprare esemplari usati ma di ultima generazione, come le Euro6 derivanti dal settore del noleggio. Sarebbe pertanto opportuno estendere la platea degli incentivi del governo anche alle vetture di seconda mano di ultima generazione“.
[ Alessandro Ferri ]
► La ricerca completa curata da Bain & Company
► L’analisi di ANIASA e la relazione del Presidente Massimiliano Archiapatti