La partecipazione di importanti Musei, in primis quello «Nicolis» di Villafranca, e collezioni private, con l’esposizione di modelli storici ha impreziosito l’evento
Partner di questa prima edizione di Verona Legend Cars è stato il Museo Nicolis di Villafranca, prezioso scrigno dell’Heritage custode di oltre 200 auto, moto, biciclette e altri oggetti vintage.
Per l’occasione, la figlia Silvia Nicolis ha voluto esporre nel padiglione 1 del quartiere fieristico 5 pezzi della sua collezione in rappresentanza di un periodo storico importante e non solo per l’automobile, che va dagli anni ’30 al 1960.
La Lancia Dilambda del 1930, per le sue dimensioni e caratteristiche può essere considerata un’ammiraglia e come tale venne interpretata dai più famosi carrozzieri dell’epoca che apprezzarono molto il comfort offerto dal suo telaio e dalle sospensioni anteriori indipendenti. Quella esposta a Verona è una Coupé de Ville carrozzeria e una velocità massima di 120 km/h.
Particolare la storia della Lancia Astura del 1936 denominata Berlina Padronale Gran Sport. Nelle diverse versioni e carrozzerie, dal 1931 al ’39 vennero prodotti circa 2900 esemplari di Astura per soddisfare le esigenze e il piacere di guida di ogni automobilista. Il motore della deriva da quello della Dilambda, stessa conformazione V8, ma con cilindrata ridotta a 2.606 cc con una potenza di 72 cv nella 1a serie del 1931 che poi diventa da 3 litri nella 3a serie del 1933. Disponibile sia con passo corto che lungo, della 4a serie del 1937 Mussolini ne commissionò una a Pininfarina per un utilizzo ministeriale e di rappresentanza.
Al Salone dell’Automobile di Milano del 1935 venne presentata la Fiat 1500, disegnata da Mario Revelli di Beaumont, era la prima auto italiana studiata nella galleria del vento. Il suo motore deriva da quello della più piccola Topolino al quale sono stati aggiunti 2 cilindri, perciò diventa un 6 cilindri in linea da 1.493 cc con una potenza di 45 cv.
Grazie alla sua versatilità, anche di questo modello vennero realizzate diverse varianti, anche per uso militare, in oltre 25.000 esemplari nei primi 4 anni di produzione. Quella esposta a Verona è una serie «C» del 1941 carrozzata da Bertone che ha ulteriormente curato l’aerodinamica, tanto che poteva raggiungere i 115 km/h.
Del 1960 la Maserati 3500 GT Spider Vignale su disegno di Giovanni Michelotti. Il suo debutto al Salone di Torino del 1959 avvenne 2 anni dopo la presentazione della versione coupé firmata da Touring. L’innovativo sistema di freni a disco, venne poi introdotto su tutta la gamma Maserati dal 1960. Il suo motore è un 6 cilindri in linea bialbero da 3.500 cc con 3 carburatori Weber per 220 cv. Nel 1961 venne introdotta la versione ad iniezione con la potenza aumentata a 235 cv e cambio ZF a 5 rapporti.
La quinta vettura del Museo Nicolis ha un nome storicamente importante, Bugatti e per questa ragione ha trovato posto nel vicino stand del Museo Nazionale «Cité dell’Automobile» di Mulhouse accanto ad altri 3 esemplari della collezione Schlumpf.
È una Type 49 presentata al Salone di Parigi del 1930 e prodotta con diversi tipi di carrozzeria fino al ’34 in 470 esemplari. Il suo motore è un 8 cilindri in linea da 3.257 cc con 3 valvole per cilindro e 85 cv.
Si ritiene sia l’ultima vettura progettata e prodotta da Ettore Bugatti prima che passasse le redini dell’azienda al figlio Jean, prematuramente scomparso a soli 30 anni in un incidente mentre provava una Type 57. Sua fu una tra le più belle Bugatti di sempre la Type 41 Royale prodotte dal 1927 al ’33 in soli 6 esemplari tutti diversi tra loro. Spettacolare il motore a 8 cilindri da 12.763 cc per 300 cv. Sua anche la Type 57 SC Atlantic, 470 esemplari in 4 varianti: Berlina, Coupé, Roadster e Cabriolet. Il motore è sempre un 8 cilindri, ma con una cilindrata più «umana», 3.257 cc.
Le altre Bugatti della Collezione Schlumpf esposte a Verona, sono la Type 45 da corsa del 1929. Per farla più potente, Ettore Bugatti assemblò 2 motori da 1.900 cc della Type 35, in tal modo ottenne un gruppo propulsore a 16 cilindri da 3,8 litri da 270 cv che poteva raggiungere i 250 km/h. I risultati pratici furono però deludenti a causa delle frequenti rotture.
Storia simile anche per la Type 252 progettata tra il 1957 e il ’62. Ha un motore a 4 cilindri da 1.490 cc per 120 cv e una velocità di 200 km/h. Purtroppo rimase un esemplare unico in quanto l’azienda Bugatti stava attraversando un periodo difficile dopo la guerra e nel 1963 venne ceduta alla spagnola Hispano Suiza.
Sempre nel padiglione 1 la Scuderia Jaguar Storiche ha esposto 8 modelli che hanno contribuito a creare il mito Jaguar. Al centro e non poteva essere diversamente, la SS 100 del 1936, primo modello ad esporre la sagoma del giaguaro nel Marchio. Fino a quel momento la Casa fondata nel 1922 si chiamava S.S. (Standard Swallow), poi nel 1936, sotto la guida di Sir William Lyons, venne aggiunto il giaguaro. Nel 1945, inevitabilmente dovette cambiare nome e nacque la Jaguar con l’inconfondibile statuetta sul radiatore.
Accanto alla SS 100 alcune XK 120 Roadster del 1948 e una coupé del 1952, una XK 150 DHC, l’icona E-Type e la berlina MK II, simbolo di eleganza degli anni ’60.
Alle spalle di questa di questa parata di dive su 4 ruote la Jaguar Palmer JPL del 2003. Una Sport Prototipo realizzata dall’ex pilota di F1 Jonathan Palmer in collaborazione con Jaguar.
Il suo motore è un V6 da 3 litri, derivato da quello montato sulla X-Type, alimentato a GPL e sviluppa 300 cv. Grazie al largo impiego di alluminio e fibra di vetro, il peso è contenuto in 650 kg a tutto vantaggio delle prestazioni che sfiorano i 300 km/h con una accelerazione 0-100 in soli 3,2 secondi. Prodotta in soli 5 esemplari è omologata per la circolazione stradale.
Tanto per stare in tema di importanti collezioni, merita senz’altro di essere menzionata quella «unica» di Corrado Lopresto. Grande appassionato di automobili, iniziò quasi per caso la sua collezione negli anni ’70, quando trovò una vecchia Fiat. Dopo alcune ricerche sul modello scoprì che era un modello unico, una pre-serie. Da quel momento decise di cercare e collezionare solo esemplari unici. Viene soprannominato il re dei collezionisti e in questi anni, partecipando ai più prestigiosi Concorsi di Eleganza nel Mondo ha vinto oltre 200 premi internazionali e conquistato con le sue vetture più di 50 volte il premio più prestigioso, il «Best in Show». Unico collezionista al Mondo a vincere per 4 volte la Coppa d’Oro a Villa d’Este. In occasione del 60° anniversario della Giulietta, Corrado Lopresto ha esposto al Verona Legend Cars, una Spider Bertone disegnata da Franco Scaglione e una Spider Pinin Farina, ambedue prototipi e naturalmente esemplari unici di quella che poi divenne il sogno dei giovani e non solo, dei favolosi anni ’60.
[ Paolo Pauletta ]