Si svolgerà nella Capitale, dal 24 al 26 maggio, il 21° raduno nazionale organizzato dal “Lambretta Club Italia”
Rinnovando una tradizione che ormai da 20 anni riunisce ogni primavera tanti appassionati lambrettisti in una località sempre diversa del nostro Paese, il Lambretta Club d’Italia approda quest’anno a Roma, ottenendo il patrocinio de la Provincia di Roma, Roma Capitale, Ministero della Difesa ed ACI.
Il programma prevede per il 24 la visita ai Musei della Motorizzazione Militare della Cecchignola e della Civiltà Romana, il 25 visita al Museo Storico dell’Aeronautica militare a Vigna di Valle (Bracciano) mentre domenica 25 il corteo effettuerà un tour cittadino del quale forniamo, in calce all’articolo, l’itinerario assieme ai siti dei musei citati.
Benché la Lambretta sia stata a suo tempo mezzo di lavoro e spostamenti legati a necessità, oggi è diventata, prima di tutto, un mezzo ludico ed un sinonimo di romanticismo, libertà ed allegria, concetti espressi in maniera scanzonata nella pennellata musicale che qui proponiamo e che ha il pregio di offrire una carrellata di immagini sull’intera produzione di questa deliziosa due ruote:
http://www.youtube.com/watch?v=czOMR1y62e8
Un po’ di storia
L’occasione di questo raduno offre l’opportunità di ripercorrere brevemente la storia di questo marchio che, assieme alla Vespa, rivale di sempre, ha motorizzato l’Italia a due ruote. Chi stabilì il nome di questo ormai mitico scooter si rifece al fiume Lambro, che scorre proprio nella zona (Lambrate) nella quale sorgevano gli stabilimenti Innocenti, proprio quelli dei famosi omonimi tubi. Il complesso industriale, distrutto durante la seconda guerra mondiale, venne nell’immediato dopoguerra ricostruito e riconvertito per la produzione, appunto, della Lambretta (1947-1972).
Se Ferdinando Innocenti fu lo spirito imprenditoriale dell’iniziativa, le due anime (tecnica e organizzativo-stilistica) furono due valentissimi ingegneri aeronautici: Pier Luigi Torre, (al quale si debbono i motori dell’idrovolante Savoia-Marchetti S.55A protagonista della trasvolata atlantica di Italo Balbo) che si occupò prima della ricostruzione degli stabilimenti e poi della progettazione della meccanica dello scooter, e Cesare Pallavicino (già Direttore tecnico della Breda e della Caproni) che pensò a telaio e design.
Enorme il successo entro ed oltre i confini nazionali: in quasi 25 anni di produzione, la Lambretta venne costruita su licenza in Argentina, Brasile, Cile, India e Spagna. La Innocenti produsse, utilizzando la meccanica dello scooter, anche alcuni motocarri che presto lasciarono la comune denominazione “Lambretta” per assumere quella, foneticamente più adatta ad un mezzo industriale, di “Lambro”.
Con la crescente richiesta di auto, dovuta al boom economico degli anni ‘60/’70 del secolo scorso, la domanda di scooter scese al di sotto della soglia critica dei minimi di produzione e la costruzione, in Italia, cessò nel 1971; l’anno successivo il governo indiano, alle prese con gli stessi problemi italiani ed europei dell’immediato dopoguerra, comprò la catena di montaggio della Lambretta affidandola alla SIL (Scooters of India Limited, Lucknow, Uttar Pradesh) che nel 1974 riprese la produzione dello scooter che proseguì sino al 1997.
… e qualche cenno alla tecnica
La Lambretta era mossa da un propulsore – situato in posizione centrale – a 2 tempi alimentato da una miscela di benzina e olio, era dotata di un cambio a 3 marce; venne progettata con cilindrate che variavano dai 39 ai 198 cc.
La Lambretta era caratterizzata da una struttura tubolare sulla quale, solo in un secondo tempo, venne assemblata la “carrozzeria”; all’inizio infatti questo scooter altro non era che un telaio con meccanica, sellino e manubrio; a partire dal 1950, anche per contrastare la concorrenza della Vespa che nacque con carrozzeria monoscocca carenata, l’Innocenti presentò il modello “C” anch’esso carenato; comunque la produzione delle versioni anche a telaio nudo proseguirono sino al 1957.
Da allora, con l’avvento della Lambretta LI rivisitata nella meccanica e nella carrozzeria e prodotta in successione in tre diverse versioni, si arrivò negli anni ’60 ai più potenti e rifiniti modelli “TV” (Turismo Veloce, primo scooter al mondo a montare i freni a disco anteriori) e “SX” (Special X).
Nel corso della sua vita italiana e non, la Lambretta venne prodotta in 31 modelli diversi mentre il Lambro in 15 versioni; venne anche realizzato un mezzo da lavoro particolare, chiamato “Trilambretta”, del quale vennero prodotte innumerevoli versioni, diverse per allestimenti, destinazioni e carrozzerie.
La Lambretta continua a vivere
Storia e modelli della Lambretta possono essere oggi ammirati a Rodano (Milano) ove è ubicato il “Museo dello Scooter e della Lambretta” e nel quale sono conservati tutti gli archivi originali provenienti dalla Innocenti e tutti i modelli rappresentanti la produzione Lambrettistica; altro museo dedicato è il “Museo della Lambretta“, ubicato a Sellia Marina, in provincia di Catanzaro.
Musei a parte, che assolvono l’insostituibile funzione di memoria storica, tecnica e di costume, la Lambretta vive dinamicamente attraverso l’attività degli innumerevoli Club ad essa dedicati in Italia e all’estero.
Redazione Motori360
SITI UTILI
► http://www.lambrettaclubitalia.it/
► http://www.museoscooter.it/#home [Rodano al Lambro]
► http://www.museolambretta.it/ [Catanzaro]
► http://www.esercito.difesa.it/Comunicazione/Musei/MotorizzazioneMilitare/Pagine/default.aspx
► http://www.museociviltaromana.it/
► http://www.aeronautica.difesa.it/museovdv/Pagine/default.aspx
ITINERARIO “TOUR ROMA” 25 MAGGIO [dalle 9.30]:
Via Cristoforo Colombo
Via delle Terme di Caracalla
P.zza di Porta Capena
Via di S. Gregorio
periplo del Colosseo
Via dei Cerchi
Bocca della Verità (sosta)
Gianicolo (sosta)
Fontana Paola
Piazzale delle Belle Arti
Piazzale Paolina Borghese
Pincio (sosta)
Ara Pacis (sosta)