Si tratta di un nuovo velivolo che al posto del cherosene usa il biocarburante e che muove le sue turbine con motori elettrici. Forma aerodinamica e particolari dotazioni interne, per alte prestazioni e massimo comfort ai viaggiatori
Presentato dall’azienda britannica APH il progetto, suggestivo, di un aereo ibrido-elettrico. Si tratta di un velivolo destinato al trasporto passeggeri, che potrebbe portare più o meno lo stesso numero di persone di un jumbo jet, ma con un livello di emissioni nocive decisamente inferiore.
A firmare l’innovativa idea in grado di rivoluzionare il modo di viaggiare nei cieli già dal prossimo decennio è il noto designer Adam Omar il quale ha sviluppato una struttura estremamente aerodinamica capace di fornire prestazioni eccezionali grazie all’efficienza dei suoi propulsori.
La metamorfosi dell’ala fissa per volare green
Il nuovo concept alla base del progetto prevede la sostituzione del cherosene con il biocarburante e l’uso di turbine che funzionano grazie a motori elettrici. Il sistema di ventilazione viene collocato nella parte posteriore del velivolo, non più sotto le ali, come accade attualmente, e cambia anche la stessa configurazione del velivolo, con le sue larghe ali che, fondendosi con la fusoliera, garantiscono maggiore superficie disponibile all’interno e permettono, quindi, di poter offrire ai passeggeri un relax più grande e completo.
Ma vediamo come si presenta l’interno: intanto l’ampio spazio del velivolo consente di poter creare un bar, un’area lounge , un settore di aggregazione e, soprattutto, di poter avere sedute davvero comode e confortevoli. Ogni posto, poi, dispone di un casco per la realtà virtuale, in modo da poter offrire video e intrattenimenti vari in 3D. I caschi si ritraggono automaticamente al momento del decollo e dell’atterraggio, oltre che nei casi di emergenza.
Le poltrone, il pavimento e i muri interni sono realizzati in buona parte utilizzando il «Boeing Microlattice», un materiale leggerissimo e resistente che permette di abbattere ulteriormente il peso e, di conseguenza, i consumi del velivolo.
A commento delle iniziative pubblicitarie che hanno accompagnato l’annuncio del progetto, Beverley Barden della APH ha affermato che l’aereo «ibrido-elettrico» è da considerarsi una via verso cieli più puliti e rappresenta un’area di ricerca in cui il settore «hi-tech» già investe da tempo, dichiarandosi, infine, pienamente convinto che la realizzazione del progetto abbia dato il via all’apertura di un proficuo dibattito – all’interno del settore e non solo – sulle tecnologie che potrebbero aiutare l’uomo nel difficile passaggio dal carburante fossile a forme di alimentazione energetica più sostenibili.
[ Mario Apice ]
[ 1 ] Propulsori Turboelettrici. A differenza di quelli tradizionali, questi sono ibridi con giranti mosse non da gas di scarico generati da combustione tradizionale ma da elettricità generata da un turbo jet.
[ 2 ] I biocarburanti non producono energia sufficiente a farli considerare un’alternativa praticabile; tutto però cambia se si ricorre ad un sistema di superconduzione che elimina la perdita di energia dovuta alla «frizione» che si crea nei normali sistemi di conduzione. Fra tutte le tecniche emergenti, la superconduzione è quella che avrà l’impatto più significativo sugli aerei a basse emissioni del futuro.
[ 3 ] La monoala, idea tutt’altro che nuova, potrebbe rivelarsi la prossima evoluzione in tema di aerei di linea. La sua efficienza aerodinamica riduce consumi e rumori mentre il limitato spazio di una carlinga tradizionale viene, nella monoala, notevolmente ampliato con conseguente possibilità di trasportare più merci e passeggeri ed offrire anche maggior spazio all’equipaggio.
[ 4 ] Una «Lithium-Air Battery» ha una densità energetica decuplicata rispetto a quella di una tradizionale batteria «Lithium-ion»; queste batterie costituiranno un grosso passo in avanti nell’automotive e potrebbe esserlo anche in tema di trasporto aereo. Sono molto più piccole e leggere di quelle tradizionali poiché utilizzano come elettrodo una struttura spugnosa per il grafene ossia una «carbon structure» costituita da atomi individuali e non hanno bisogno di elementi ossidanti in quanto «respirano» ossigeno dall’aria che le circonda.