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La rentrée della Innocenti

A 70 anni dalla fondazione, e a 20 dalla cessazione delle attività, torna sul mercato lo storico marchio automobilistico. Sperando che non sia il solito annuncio…

È stato uno dei brand che hanno fatto la storia dell’Italia dal dopoguerra, fino ai tumultuosi anni Novanta. Il marchio fondato a Milano, nel 1947, dall’imprenditore toscano Ferdinando Innocenti, è ancora oggi noto anche per il pratico e innovativo sistema di impalcature mobili per cantieri edili, sebbene il nome Innocenti sia istintivamente riconducibile a creazioni iconiche che hanno scandito gli anni della ricostruzione, come la Lambretta, il celebre motorscooter antagonista della Vespa, o come la Mini prodotta su licenza in Italia che contribuì, negli anni Sessanta, a diffondere un concetto più sofisticato di motorizzazione di massa.

Tutto era iniziato nel 1960 con l’Innocenti A40, la versione italiana dell’Austin A40 inglese, presentata al Salone dell’Automobile di Torino assieme alla prima auto progettata a Lambrate: si trattava della Innocenti 950 Spider, una piccola cabrio dal carattere sportivo. Ma è a metà degli anni Sessanta, con l’arrivo dalla Gran Bretagna della Mini Minor e delle relative licenze, che l’Azienda conosce il proprio boom: le Mini prodotte in Italia, che avevano un livello di finitura migliore rispetto le consorelle britanniche, erano prodotte e interpretate in varie serie e modelli, alcune delle quali distintesi per stile e attenzione ai materiali di eccellenza, come la Mini 1000 e la raffinata Mini 1001 con elementi interni in vero legno, moquette e dettagli cromati. Quando la British Leyland rileva il settore auto Innocenti, nasce il nuovo marchio Leyland Innocenti, e Lambrate diventa il punto di smistamento per l’Europa delle auto prodotte dal Gruppo.

Dalla linea squadrata delle Mini 90/120 si giunse, nel tempo, alle versioni a due e tre cilindri, quindi alla 990. L’utilitaria serba Koral fu importata in Italia con questo marchio, contribuendo così alla percezione della Innocenti come «low cost brand» finché, nel 1993, l’epoca delle Mini italiane si chiuse per sempre. Il marchio sopravvisse fino al 1997 come assemblatore e distributore della Fiat Uno, proposta come Innocenti Mille in Italia, e nei paesi del Terzo Mondo. Fu il canto del cigno di quella che un tempo era riconosciuta come un’azienda di stile e di contenuti innovativi.

Nuova vita per la Innocenti

La notizia è che nell’anno 2017, dopo vent’anni da quella mesta cessazione delle attività, grazie a una cordata fatta da Industrie Riunite S.p.A., Euro Mobile International BV, Finambiente Group S.p.A. e Famiglia Perrotta, questo storico marchio nell’industria e nella meccanica si appresta a tornare nel mercato automobilistico totalmente rinnovata. La Innocenti Italia Srl è un progetto industriale che intende recuperare, ma anche rinnovare questo marchio prestigioso del Made in Italy di eccellenza, in un contesto industriale di grande tradizione manifatturiera come Palermo. La grande qualità del design automotive italiano incontrerà così, secondo gli intenti dei fautori, l’innovazione tecnologica: la mission della nuova Innocenti Italia Srl si delinea pertanto tra la ricerca di uno stile identitario, e la competitività internazionale.

È presto ancora per valutare progetti o prospettive, in quanto nulla ancora è trapelato al riguardo. C’è solo da attendere, e auspicare che questo nuovo annuncio – che indubbiamente, fa piacere ai nostalgici di un tempo in cui anche in Italia, come altrove, vi era competizione, concorrenza e voglia di fare – non si assista a una riedizione a livello automobilistico delle ineffabili – e, a livello istituzionale, imbarazzanti – dinamiche che stanno caratterizzando, nel settore autobus, la vicenda IIA (Industria Italiana Autobus). Una vicenda dai contorni grotteschi, scandita da diversi anni dai continui annunci della riapertura delle fabbriche un tempo Irisbus e Bredamenarini, da autobus prodotti in Turchia e da milioni di euro dei contribuenti andati in fumo per finanziamenti a fondo perduto sulla cui utilità meno si dice e meglio è.

[ Alessandro Ferri ]

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