La sanificazione dei pullman e degli autobus di linea, da sempre considerata una «buona pratica», con l’emergenza mondiale imposta dal virus COVID-19 è diventata un obbligo irrinunciabile. Alle prescrizioni del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti si sono conformate le aziende di trasporto pubblico, e gli operatori privati. Gli uni e gli altri, impegnati a fronteggiare le conseguenze indotte dal calo della clientela, e l’inevitabile contrazione dell’attività. A raccontarci le difficoltà del settore alle prese con l’emergenza è stata la storica ditta Saracini Bus di Roma
La Ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli ha condiviso con le associazioni datoriali e con le organizzazioni sindacali un Protocollo di regolamentazione per il contenimento della diffusione del COVID-19 nel settore del trasporto e della logistica. Il documento, adottato il 14 marzo, è stato promulgato con il coinvolgimento delle associazioni attive nel trasporto pubblico : da Confindustria a Confetra, dalle cooperative alle federazioni dell’artigianato, fino alle associazioni di categoria (ASSTRA, ANAV, AGENS), passando naturalmente per i sindacati.
Nel protocollo (https://www.mit.gov.it/sites/default/files/media/notizia/2020-04/Linee_Guida_informazione_utenti_e_misure_organizzative.pdf), viene richiamata l’attenzione su diversi obblighi comuni:
- Prevedere l’obbligo da parte dei responsabili dell’informazione relativamente al corretto uso e gestione dei dispositivi di protezione individuale, dove previsti (mascherine, guanti, tute, ecc.).
- La sanificazione e l’igienizzazione dei locali, dei mezzi di trasporto e dei mezzi di lavoro deve essere appropriata e frequente (quindi deve riguardare tutte le parti frequentate da viaggiatori e/o lavoratori ed effettuata con le modalità definite dalle specifiche circolari del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità).
- Ove possibile, installare dispenser di idroalcolica ad uso dei passeggeri.
- Per quanto riguarda il trasporto viaggiatori laddove sia possibile è necessario contingentare la vendita dei biglietti in modo da osservare tra i passeggeri la distanza di almeno un metro. Laddove non fosse possibile i passeggeri dovranno dotarsi di apposite protezioni (mascherine e guanti).
- Nei luoghi di lavoro laddove non sia possibile mantenere le distanze tra lavoratori previste dalle disposizioni del Protocollo vanno utilizzati i dispositivi di protezione individuale. In subordine dovranno essere usati separatori di posizione. I luoghi strategici per la funzionalità del sistema (sale operative, sale ACC, sale di controllo ecc.) devono preferibilmente essere dotati di rilevatori di temperatura attraverso dispositivi automatizzati.
- Per tutto il personale viaggiante cosi come per coloro che hanno rapporti con il pubblico e per i quali le distanze di 1 metro dall’utenza non siano possibili, va previsto l’utilizzo degli appositi dispositivi di protezione individuali previsti dal Protocollo. Analogamente per il personale viaggiante (a titolo di esempio macchinisti, piloti ecc..) per i quali la distanza di 1 metro dal collega non sia possibile.
- Per quanto riguarda il divieto di trasferta (di cui al punto 8 del Protocollo), si deve fare eccezione per le attività che richiedono necessariamente tale modalità. Sono sospesi tutti i corsi di formazione se non effettuabili da remoto.
- Predisposizione delle necessarie comunicazioni a bordo dei mezzi anche mediante apposizione di cartelli che indichino le corrette modalità di comportamento dell’utenza con la prescrizione che il mancato rispetto potrà contemplare l’interruzione del servizio.
- Nel caso di attività che non prevedono obbligatoriamente l’uso degli spogliatoi, è preferibile non utilizzare gli stessi al fine di evitare il contatto tra i lavoratori, nel caso in cui sia obbligatorio l’uso, saranno individuate dal Comitato per l’applicazione del Protocollo le modalità organizzative per garantire il rispetto delle misure sanitarie per evitare il pericolo di contagio.
L’importanza (fondamentale) della sanificazione
Il protocollo ministeriale prevede una sezione specifica per il settore del trasporto pubblico locale e delle ferrovie concesse, nella quale viene menzionato a chiare lettere l’imperativo di provvedere periodicamente alla sanificazione degli autobus.
Per questo settore, pertanto, trovano applicazione le seguenti misure specifiche:
- L’azienda procede all’igienizzazione, sanificazione e disinfezione dei treni e dei mezzi pubblici, effettuando l’igienizzazione e la disinfezione almeno una volta al giorno e la sanificazione in relazione alle specifiche realtà aziendali.
- Occorre adottare possibili accorgimenti atti alla separazione del posto di guida con distanziamenti di almeno un metro dai passeggeri; consentire la salita e la discesa dei passeggeri dalla porta centrale e dalla porta posteriore utilizzando idonei tempi di attesa al fine di evitare contatto tra chi scende e chi sale.
- Sospensione, previa autorizzazione dell’Agenzia per la mobilità territoriale competente e degli Enti titolari, della vendita e del controllo dei titoli di viaggio a bordo.
- Sospendere l’attività di bigliettazione a bordo da parte degli autisti.
Fin qui, le basi normative e regolamentari con cui devono confrontarsi gli operatori del TPL, e i servizi di linea di lunga percorrenza. Ma dopo? Forse il dopo che ci attende è l’inizio autentico dell’emergenza. Perché se la fase più critica della crisi sanitaria è più o meno dietro le spalle – seppur sia prevista una recrudescenza – e se è obiettivamente difficile ipotizzare una nuova chiusura del Paese, o di significative parti di esso, è anche vero che la fase critica inizia ora. L’emergenza sanitaria non è finita, certo, ma la ripresa delle attività si è ormai consolidata con l’avvio della Fase 2, e da maggio in poi le «ripartenze» si sono progressivamente ampliate, nel rispetto, naturalmente, delle norme per prevenire i rischi di contagio, ma non senza difficoltà. Basti pensare ai numerosi episodi di esagitazione e di litigio avvenuti a bordo dei mezzi pubblici, scaturiti sempre dal rifiuto di un passeggero di indossare la mascherina regolamentare, o di mantenere la distanza interpersonale.
Per sostenere questa fase è fondamentale l’adeguamento dell’offerta di trasporto pubblico locale, su gomma e ferro. Un processo che è già partito all’indomani della riapertura, e che la Regione Toscana ha accompagnato individuando con la sua ordinanza 47 del 30 aprile le modalità di protezione e distanziamento sociale per consentire l’uso in sicurezza – sia per gli utenti che per i lavoratori – dei mezzi di trasporto pubblico. Sono aumentate le frequenze di bus e treni e da lunedì, alle biglietterie ferroviarie di Firenze e Pisa, sempre rimaste aperte, si aggiungeranno quelle degli altri capoluoghi di provincia: Arezzo, Grosseto, Livorno, Lucca, Massa, Pistoia, Prato e Siena.
Ma l’esperienza di questo primo periodo di sblocco ha consentito anche di mettere a fuoco, in particolare, gli effetti delle norme di distanziamento sui mezzi di trasporto, dove con il passare dei giorni si è registrata una richiesta crescente da parte dell’utenza. Per far fronte a questo scenario, peraltro in continuo movimento, la Regione Toscana ha individuato linee applicative dell’Ordinanza 47 che, fatte salve le esigenze di sicurezza, tengono in debito conto quanto previsto dallo stesso Dpcm del 26 aprile, dove viene precisato che il servizio di TPL può essere proseguito anche nelle «situazioni occasionali e di breve durata» in cui non sia possibile garantire continuativamente il mantenimento della distanza di sicurezza.
“Ci siamo posti il problema – spiega l’assessore a Trasporti e Infrastrutture Vincenzo Ceccarelli – di come far funzionare al meglio il sistema in questa fase di recupero verso livelli più alti di servizio, considerando che stiamo operando, tutti, in un momento di forte e mutevole dinamicità. L’obiettivo è garantire sicurezza a cittadini e lavoratori, e per questi ultimi anche di fronte al rischio che possa in taluni casi configurarsi un’interruzione di pubblico servizio. Una sicurezza a tutto tondo, insomma, e con queste linee applicative abbiamo predisposto uno strumento che sono convinto potrà facilitare il lavoro e l’uso dei mezzi pubblici”.
Le linee applicative individuano dunque, quando si verificano le situazioni «occasionali e di breve durata» previste dal Dpcm, un limite massimo di capienza di viaggiatori, oltre il quale il servizio non può essere proseguito. Si tratta del 50% dei posti a sedere per i vettori che svolgono servizio extra-urbano e del 40% a sedere e del 15 in piedi per i vettori che svolgono servizio urbano.
Questa previsione è comunque sempre da ritenersi una misura restrittiva e subordinata al rispetto delle prescrizioni previste dalle norme, sia nazionali che regionali, in vigore: l’idoneo posizionamento delle sedute e/o idonea individuazione degli ambienti da adibire ai posti in piedi; la corretta pulizia e sanificazione del mezzo; la disponibilità a bordo di un «dispenser» con detergente liquido per la pulizia delle mani prima e dopo l’utilizzo del mezzo o la messa a disposizione di guanti protettivi monouso; la verifica dell’utilizzo da parte dei passeggeri di protezioni delle vie respiratorie.
Rimane, insomma, prioritario e fondamentale garantire la tutela della salute degli utenti e la salute e la sicurezza dei lavoratori del servizio pubblico di TPL. Che vive dinamiche ben diverse rispetto al trasporto passeggeri gestito dai privati: si tratti dei servizi di linea effettuati in nome e per conto di istituzioni ed enti locali, o dei servizi di linea turistici.
In prospettiva della riapertura graduale delle attività, era stato proposto da più fronti di coinvolgere – per mantenere adeguata l’offerta di trasporto nelle città – gli operatori turistici, così da consentire la mobilità a tutti gli utenti. E per un certo periodo a Roma i Pullman Gran Turismo, normalmente destinati al trasporto di passeggeri su itinerari turistici, hanno costituito una sorta di «rete complementare» di trasporto: i lussuosi, possenti pullman GT sono stati così utilizzati come bus urbani…
L’operatore romano Saracini Bus
Ma cosa ha significato, per i tanti operatori più o meno strutturati, il reimpostare le attività in funzione dell’emergenza COVID-19? Quali sono i problemi che si sono dovuti affrontare? E come si è riusciti a rispettare le norme imposte dal Ministero?
Lo abbiamo chiesto a Saracini Bus, una delle aziende più note e rappresentative dell’area romana: attiva da oltre cinquant’anni, con una flotta di circa trenta fra pullman Gran Turismo Euro5 ed Euro6, e diversi minibus, opera da anni nel settore turistico e con operatori privati. Svolge anche servizio navetta per conto di aziende ed enti come WFP (World Food Programme), Wind Tre ed Esso Italiana, e opera anche nel trasporto studenti universitari e, nel corso di eventi sportivi, di atleti. Si può così ben dire che rappresenta idealmente l’energia e la voglia di fare di quel vasto settore convenzionalmente denominato «i noleggiatori» o anche, popolarmente in romanesco, «i bussari». Tante aziende, spesso a gestione familiare, ma tante altre volte invece strutturate come vere e proprie imprese, con organigrammi e mansioni ben definite, in ogni caso con tanta voglia di fare e di reagire alle avversità del presente. Perché con l’azzeramento, o quasi, delle attività turistiche, non ci vuole molto per capire quanto sia stata devastante, per le imprese di trasporto, la gestione del COVID-19. I tentativi di impiegare le flotte di pullman Gran Turismo come complemento nel trasporto urbano, come proposto in alcune aree urbane nelle prime fasi della riapertura post-lockdown, hanno potuto apportare solo un sollievo minimale alle economie dei singoli operatori.
L’intervista
Il titolare dell’azienda, Stefano Saracini, ci ha raccontato come stanno affrontando la situazione. L’impresa, come detto, schiera pullman GT di recente produzione “la nostra flotta ha un po’ di tutto, ma sempre mezzi di alto livello: dagli Irisbus Magelys Pro e New Domino ai Neoplan Tourliner, agli Evobus (ovvero Mercedes e Setra) e Irizar, tutti con connessione WiFi e le più avanzate dotazioni di comfort. I nostri minibus invece sono tutti Mercedes”.
■ Saracini Bus ha ottenuto due importanti certificazioni di qualità: la ISO 14001:2015 e la – ISO 9001:2015.
“La prima è una norma internazionale ad adesione volontaria, applicabile a qualsiasi tipologia di Organizzazione pubblica o privata, che specifica i requisiti di un sistema di gestione ambientale, formato a sua volta da politiche, processi, piani, pratiche e registrazioni che definiscono le regole che guidano l’interazione dell’azienda con l’ambiente. La ISO 9001 può invece essere definita come il cardine verso un sistema di Gestione di Qualità. Dal controllo di tutte le risorse e dei mezzi (e dell’ambiente di lavoro), alla valutazione dei rischi e delle opportunità aziendali, dal rigore nella gestione della documentazione, nella pianificazione del servizio. Tutto questo, in un’ottica finalizzata al raggiungimento dell’obiettivo finale: la piena soddisfazione del cliente. Il nostro costante impegno nel garantire, da sempre, un servizio professionale ed accurato si esprime quindi in questi due riconoscimenti, che attestano l’uniformità dei nostri processi produttivi ai requisiti stabiliti dalle corrispondenti norme tecniche, e garantiscono una validità della qualità dei nostri servizi prolungata nel tempo.
Siamo anche in possesso della certificazione ISO 45001 in materia di salute e sicurezza sul lavoro”.
■ Come avete affrontato, nello specifico, l’emergenza COVID-19?
“Come detto, i nostri mezzi sono estremamente curati nelle dotazioni: sia nel comfort che negli allestimenti operativi (abbiamo installato, tra i primi a Roma, il sistema di controllo satellitare e antirapina), e nella connessione costante. Pertanto, oltre a sottoporre ogni mezzo a periodica manutenzione ordinaria e straordinaria, abbiamo adottato sistematiche procedure di pulizia quotidiana, e di regolare igienizzazione”.
■ Avete dovuto investire su nuovi apparati?
“È stato necessario. Per contrastare i rischi a cui siamo sottoposti dall’emergenza COVID-19, la nostra azienda si è dotata di idonei macchinari per la sanificazione giornaliera dei bus con prodotti specifici a norma di legge. Ma tutto questo, e la costante applicazione del nostro personale, qualificatissimo e regolarmente sottoposto a verifiche sulle capacità e sulle attitudini, con competenze specialistiche che vanno ben oltre, pertanto, l’apparenza della divisa regolarmente indossata, si scontra con la nevralgica lentezza della burocrazia”.
■ Può spiegarsi meglio?
“Lo farò con un esempio eloquente: mentre i nostri uffici sono operativi 24 ore su 24, e 7 giorni su 7, siamo stati due mesi ad aspettare un’autorizzazione per rinnovare il permesso a far circolare un pullman, per il semplice fatto che non si riusciva a trovare, in un certo ufficio pubblico, una marca da bollo del valore di 50 centesimi!”.
[ Tony Colomba ]