Tra le strategie per arginare il fenomeno dei veicoli privi di assicurazione, telecamere che, dalle targhe, individuano in tempo reale i mezzi in difetto. Ma si rende anche necessaria una valutazione delle nostre tariffe
Tre milioni. Tanti, più o meno, i veicoli che in Italia circolano privi di copertura assicurativa. Una “massa critica” che crea un rischio potenziale in termini di mancati risarcimenti in caso di incidente. E che può avere conseguenze gravissime, qualora da tali incidenti derivino conseguenze ben ulteriori, rispetto la classica ammaccatura alla carrozzeria. Si pensi all’entità dei risarcimenti in caso di ferite gravi o, peggio ancora, decessi.
Per arginare il fenomeno ACI aveva proposto, lo scorso novembre, in occasione della “Conferenza del Traffico e della Circolazione”, svoltasi per la prima volta a Roma dopo oltre sessant’anni dalla sua istituzione, di utilizzare le telecamere per il controllo del traffico per monitorare le targhe dei veicoli in tempo reale. “Incrociando” i dati con la banca dati dell’ANIA, sarebbe così possibile accertare istantaneamente se un certo mezzo circola sprovvisto di assicurazione.
Sulla carta, tutto interessante e tutto fattibile. Una soluzione simile, del resto, è stata introdotta alcuni fa nel Regno Unito dove, ad esempio, le telecamere posizionate nelle stazioni di servizio “identificano” i veicoli privi di assicurazione, o non in regola con il pagamento del bollo di circolazione e, nel caso, inibiscono l’erogazione del carburante. Un deterrente spietato, ma efficace, che va tuttavia interpretato con il virtuosismo imperante negli Stati anglosassoni, e correlato al fatto che nel Regno Unito, come altrove, tasse e RC auto si attestano su importi assai inferiori a quelli praticati nel nostro Paese.
La possibilità di “chiamare in causa” Autostrade per l’Italia e Anas, avvalendosi dei loro sistemi di videoregistrazione per rilevare i trasgressori all’obbligo assicurativo, è stata recentemente riproposta dall’ACI. Con l’ovvio beneplacito dell’ANIA che, se anche venisse “costretta”, com’è prevedibile nel breve o medio periodo, a rivedere al ribasso le proprie tariffe (fra le più alte d’Europa, se non addirittura le più elevate in assoluto), si vedrebbe comunque garantito il gettito da parte di tutti i mezzi circolanti. Ma c’è da chiedersi se, dietro questo impeto solidaristico dell’ACI, non si nasconda il timore di dover fare, a sua volta, un passo indietro nell’annosa questione del PRA.
L’eliminazione del “doppione” PRA-Motorizzazione è una vicenda che si trascina da decenni, senza che si sia giunti a nulla di concreto, se non il progressivo e costante aumento dei costi di gestione del doppio apparato e delle imposte di trascrizione (grazie anche al “peso” dell’IPT e alla fame di danaro delle Province…).
I costi del passaggio di proprietà un freno al mercato dell’usato
L’ultimo aumento è stato annunciato pochi giorni fa dal Ministero dell’Economia, che ha ritoccato (da 20 a 27 euro) gli importi dovuti all’ACI. È anche (o soprattutto?) per questo se nel nostro Paese il passaggio di proprietà di un’auto usata può costare centinaia di euro, a volte anche più del valore dell’usato stesso, quando invece in diverse nazioni europee – indifferentemente dall’età o dalle caratteristiche del veicolo – con trenta o quaranta euro ci si leva il pensiero. Speriamo che i “saggi” di Napolitano se ne ricordino…
Redazione Motori360