Site icon Motori360.it

Itinerari: Terracina alta, un borgo antico tutto da scoprire

Mille e più anni di storia in uno spazio da scoprire camminando; un’offerta gastronomica a volte sorprendente e diverse occasioni di shopping per tutte le tasche

Per arrivare a Terracina, da Roma conviene seguire la Pontina, strada abbastanza trafficata tutto l’anno per il pendolarismo verso Roma che segue nei giorni feriali gli orari d’ufficio, quindi lunghe code la mattina verso Roma e nel pomeriggio/sera in uscita; chi da Roma affronta in tali giorni il percorso in senso inverso potrà incontrare qualche incolonnamento che si sgranerà nel giro di pochi chilometri.

Tempi di percorrenza: attorno alle 2 ore, se si rispettano i limiti, altrimenti anche molto in meno con il rischio però di incappare in qualche controllo velocità volante, talvolta presente e non sempre visibile o, peggio, qualche auto civetta; comunque prima di arrivare ad Aprilia – direzione Latina – troviamo un Autovelox in salita, intorno al km 42 circa, perfettamente segnalato (con altro pressoché corrispondente sul lato opposto; altri due, sempre in direzione Roma, si trovano sempre sulla Pontina altezza Furlanetto e altezza Spinaceto); fra Latina e Terracina se ne trovano almeno altri 4 – due per ciascuna direzione di marcia – ma sempre chiaramente segnalati.

Una volta arrivati a Terracina conviene arrivare ai piedi della collina e trovare un parcheggio (ve ne sono anche di non a pagamento) e salire a piedi; le distanze sono tutto sommato brevi, ma spesso in pendenza.

Sempre a proposito di parcheggio va ricordato che è difficile – sia per l’angustia di molte strade e sia per i numerosi divieti – trovare posto all’interno del Centro Storico alto che oltretutto diviene, nel periodo estivo, isola pedonale.

La nostra visita è stata effettuata nell’intervallo tra due impegni di lavoro e quindi forzatamente breve (meno di tre ore) e incompleta, ma quanto visto ci ha invogliato a tornare; quindi queste righe sono, rispetto a quanto c’è da vedere, limitative.

Terracina alta: la mappa

(fonte: http://www.terracinaalta.it/it/informazioni.php )

Dopo aver posteggiato nel parcheggio che in piantina si vede in alto sulla sinistra fra Via D’Annunzio e Corso Garibaldi abbiamo preso quest’ultimo in direzione dell’area archeologica del Teatro Romano e Piazza Municipio.

Corso Anita Garibaldi

Noi non lo abbiamo percorso interamente, preferendo addentraci nei vicoli e nelle vie laterali per accedere al Camminamento di ronda che ci ha poi portato direttamente in quello che potremmo definire il fulcro del centro storico; riteniamo comunque utile accennare a quanto si trova lungo questo Corso (informazioni tratte da varie fonti internet relative a Terracina Alta) in modo che ognuno possa fare le sue scelte; ovviamente con adeguato tempo a disposizione e visto che l’area è comunque limitata, nulla impedisce di fare entrambe le cose, anzi.

Il Corso inizia da Porta Romana e ricalca il tracciato della Via Appia antica che attraversava tutta la città da ovest verso est. Questa strada è ancora oggi importante sia per la grande concentrazione di negozi e botteghe (molti dei quali, ristoranti compresi, aprono stagionalmente) e sia per la presenza di numerose testimonianze storiche, architettoniche e religiose ma anche per la presenza di diverse domus e piazzette medievali, case rinascimentali e palazzi sette-ottocenteschi tra cui «Palazzo dei Forni» (fine XVIII sec. – neoclassico) e, vicino, introdotta da una scalinata importante, la Chiesa del Purgatorio (fine XVIII sec.), caratterizzata da una facciata tardo-barocca e rococò.

Il Camminamento di ronda

Prima di puntare verso il centro abbiamo fatto una piccola digressione sulla sinistra per Vicolo delle Belle (punto 12 della piantina, a ridosso della Chiesa di S.Giovanni) per raggiungere il camminamento di ronda delle mura percorribile per 250 metri e raggiungibile salendo una scala piuttosto ripida che – posta a ridosso del campanile della Chiesa di San Giovanni – porta al camminamento posto allo stesso livello del terzultimo piano del campanile. Diciamo subito che si tratta di un percorso che non occorre poi rifare a ritroso in quanto accessibile tanto dalle scale in fondo a Vicolo delle Belle quanto dalla stretta scalinata che si trova alla sinistra di Porta Nuova (punto 3 sulla piantina).

Queste antiche mura di epoca volsco-romana, intervallate da torrioni, risalgono al V secolo a.C. e avevano funzione difensiva sin quando, alla fine del XVIII secolo, Pio VI ne cambiò la destinazione d’uso da militare in civile: il camminamento venne aperto al pubblico e le torri da postazioni di guardia e vedetta, divennero abitazioni civili; lungo il percorso si incontrano ingressi che nel tempo sono stati risistemati talvolta in modo non adeguato al luogo con porte e cancelletti in ottone anodizzato che convivono con più appropriati manufatti in legno e ferro battuto.

Superate le scale di Vicolo delle Belle, si viene pienamente compensati dalla suggestione di alcuni scorci e dalla vista su tetti, chiese, campanili e torri della città vecchia. Lo sguardo si spinge poi sulla città nuova ed il mare, inutile dire che il luogo si rivela un punto privilegiato, in particolare condizioni di luce, per riprese e foto anche se il primo impatto è sul panorama che si apre sulle colline, sulla Piana Pontina, il promontorio del Circeo e il mare. Proseguendo ci si trova a guardare dall’alto la Chiesa del Purgatorio, circostanza che ci offre la possibilità di ammirarne l’architettura da una particolare ed insolita prospettiva; si chiude il percorso con il bel panorama dei monti Ausoni e la ripida scala che, come già detto, si immette sulla sinistra di Porta Nuova (punto 3 sulla piantina).

Capitolium e Teatro romano

Scesi quindi su Piazza di Porta Nuova, siamo praticamente sbucati sul Capitolium (n° 13 sulla cartina, metà del primo secolo a.C.) che secondo alcuni studi potrebbe essere stato dedicato alla triade capitolina (Giove, Giunone, Minerva). In origine la parte anteriore era decorata con quattro colonne dorico-tuscaniche di cui una ancora in piedi.

A queste rovine la locale Cantina Sant’Andrea ha dedicato un ottimo bianco, l’omonimo Capitolium mentre l’intero Borgo è stato acquerellato sull’etichetta dell’Oppidum, altro bianco sempre della medesima cantina: un’iniziativa che denota amore per il territorio e che proprio per questo abbiamo citato.

Dal Capitolium all’Area archeologica del Teatro romano (n° 17 nella cartina) il passo è breve ma purtroppo ben poco è visibile di un teatro che, riconosciuto come tale solo nel 1968, è parzialmente inglobato nelle fondamenta delle costruzioni adiacenti poste non per caso a semicerchio; queste rovine vennero alla luce «grazie» ai bombardamenti subiti da Terracina nel corso della seconda guerra mondiale.

In realtà gli scavi del teatro – non anfiteatro come a volte viene definito – hanno reso ben visibile tutta la cavea inferiore e il crollo della scena; rimane solo da scoprire una parte della cavea, sulla quale insiste un edificio di cui si sta portando a termine la demolizione, dopodiché il teatro sarà completamente visibile ed anche, una volta restaurato, utilizzabile.

Foro Emiliano – Piazza del Municipio

Pochi metri vi separano a questo punto dalla splendida piazza del Municipio che «altro» non è se non il centro del Foro Emiliano; il «forum» era, per i romani, il centro dell’agglomerato urbano; lì si concentrava la vita cittadina: si discuteva di politica e si intessevano e concludevano affari, si passeggiava, si trovava il mercato e ovviamente i luoghi di culto. Tutto questo lo si può ancora oggi vedere, vivere e godere poiché i bombardamenti di cui abbiamo appena detto hanno fatto scoprire non solo i resti del teatro e del Capitolium ma anche il lastricato originale del Foro con il tratto dell’Appia antica sul lato nord.

È proprio percorrendo questo breve tratto che si entra attraverso un suggestivo arco gotico inglobato nel palazzo Venditti del XIII secolo, in piazza del Municipio.

Questa piazza è – come in passato – centro della vita cittadina visto che ospita il Palazzo Comunale (che, nonostante sia stato costruito nel 1959, ben si integra con il contesto storico-archeologico circostante), la Cattedrale di S. Cesareo (Duomo della città), alcuni bar (unica, in particolare, la posizione del Caffè del Duomo), e poche altre attività commerciali la cui presenza non offende, grazie anche alla vastità del contesto; nella bella stagione la piazza rimane luogo di incontro di quanti – cittadini e turisti – vogliono evadere dalla confusione della città bassa.

La Cattedrale di S. Cesareo

Superato l’arco che separa piazza del Municipio dal Capitolium (punto 13) si gira a destra e dopo pochi metri, girando ancora a destra, appare La bella struttura della Cattedrale di S. Cesareo costruita sulle fondamenta del Tempio Maggiore del Foro. Il tempio venne convertito in chiesa basilicale durante il regno di Teodosio (379-395) per tempio romano dedicato a Giove Anxur essere poi arricchita nel corso del tempo, in particolare – più di quattro secoli dopo – da Papa Leone IV. La chiesa – divenuta nel frattempo basilica cattedrale – è stata sede nel 1088 del conclave che vide l’elezione di Urbano II che poi lanciò la prima Crociata, da lui benedetta proprio da questa Cattedrale. Pur se dedicata a S. Cesareo, le spoglie del Santo riposano a Roma, in Santa Croce in Gerusalemme.

La grande scalinata che porta al pronao è formata da venticinque gradini mentre le sei colonne di granito rosso e grigio con capitelli ionici che sorreggono una trabeazione con fregio a mosaico, provengono da edifici romani e poggiano su basamenti marmorei ornati da coppie di vari animali.

All’interno ci accoglie un meraviglioso pavimento medievale centrale con mosaici cosmateschi, e due laterali in cotto, su cui poggiano12 colonne romane di riuso a sostegno di tre navate.

Meravigliosi sono l’ambone sostenuto da cinque colonnine, un candelabro tortile che risale al 1245 e gli altari.

Suggestione (quasi) ovunque

Il borgo è ricchissimo di scorci, piazzette e vicoli che vale la pena vedere e fotografare; ve ne potete rendere conto dalle foto che seguono in galleria che rappresentano solo una minima parte di scorci e luoghi altrettanto romantici, ma anche di qualche vetrina degna di nota (ne abbiamo fotografato una per tutte, e relativi particolari, che ci ha particolarmente colpito).

Quel che scopriremo una prossima volta

Fra gli itinerari che si possono trovare sul web abbiamo scelto:

Dove mangiare

Abbiamo visitato Terracina alta pochi giorni prima della riapertura stagionale di molti esercizi; per questo abbiamo chiesto consiglio a persona casualmente incontrata nel Borgo: è un sistema che talvolta adottiamo senza seguire né guide né internet con risultati che, come in questo caso, difficilmente ci hanno deluso; ottenuta l’indicazione abbiamo ripreso l’auto e in pochi minuti abbiamo raggiunto Feronia Bistrot (Via del Rio 10 –  www.feroniabistrot.it) che si è rivelato locale sobriamente ricercato da una trentina di posti interni.

L’accoglienza ed i consigli di Giampiero Iannelli (presente ma non invasivo), la cucina tradizional-creativa della moglie Michela Bartolomucci (divenuta chef per amore e passione) ed il menu basato sulle disponibilità giornaliere del mercato con pietanze preparate al momento, ci hanno pienamente convinto, anche nel rapporto qualità prezzo; in due abbiamo preso un antipasto, due primi, due dessert, due calici di buon bianco locale ed un caffè, spendendo circa 50 euro.

Tutto più che buono ma in particolare citiamo le pepite di baccalà su purea di patata viola e cipolla rossa caramellata, un antipasto che ci ha veramente colpito e che abbiamo scoperto – dopo – essere uno dei cavalli di battaglia del locale. Ci torneremo come anche proveremo, nel corso di una prossima visita,qualche altro locale, magari sempre dietro segnalazione del «passante di turno».

[ Giovanni Notaro ]

Exit mobile version