Site icon Motori360.it

Il Green Deal e i risultati delle elezioni europee

Verdi e partiti anti-auto sono oggi indeboliti ma molto dipenderà dalle nuove alleanze e dal mantenimento della Presidenza da parte di Ursula von der Leyen

 

L’esito delle elezioni ha ridimensionato i verdi che, a questo punto, dovranno con tutta probabilità scendere a compromessi per difendere un Green Deal che la parte vincente intende rimettere in discussione come evidenziato anche dalle dichiarazioni tempestivamente riportate da Quattroruote:

Comunque, prima che i sostenitori dell’endotermico (e/o di un passaggio all’elettrico molto più graduale di quanto programmato) possano cantare vittoria, occorrerà capire se l’attuale Presidente conserverà la sua carica e quale sarà la formazione del nuovo parlamento.

Molti Costruttori staranno tirando un (prudente) sospiro di sollievo mentre altri che – giocando d’anticipo – hanno pesantemente investito sul green dando il via a nuove strategie e conseguenti (sostanziali) investimenti aspetteranno con comprensibile apprensione nuovi segni rivelatori.

Openonline si chiede “il calo dei Verdi mette a rischio il Green Deal?”: i partiti ecologisti – che hanno perso 19 eurodeputati (da 71 a 52 compresi 3 nuovi italiani) – per ristabilire la loro diminuita capacità di influenza rispetto alla passata legislatura dovranno necessariamente trovare nuove alleanze.

D’altra parte il Green Deal, applicato in modo così draconiano, si è guadagnato non poche antipatie, fra le altre, quelle – emblematiche – degli agricoltori che hanno contestato, in talune occasioni ferocemente, diverse scelte green imposte in questi anni.

Linda Kalcher, direttrice di Strategic Perspectives (think tank pan-europeo) spiega che “Se il Ppe vuole una coalizione comoda e affidabile per i prossimi cinque anni per rafforzare la competitività industriale e la sicurezza economica, i Verdi rimangono la scelta migliore. Potrebbe non avvenire nel nome dell’ambizione climatica, ma la direzione è chiara” anche se i verdi oggi “si presentano al tavolo dei negoziati con meno forza e meno possibilità di incidere sulle scelte finali”.

Secondo l’esperta registreremo “una revisione di alcuni dei dossier più contestati, come la direttiva sull’efficientamento energetici degli edifici o lo stop alle auto inquinanti dal 2035”.

Del resto Nils Redeker, Vice-Presidente del Centro Jacques Delors ha fatto notare che “I risultati (delle elezioni ndr.) mostrano che la politica climatica non era una delle principali priorità per gli elettori. E non c’è da sorprendersi. Con l’attacco russo all’Ucraina, la crisi del costo della vita e una prospettiva economica fiacca, altre questioni hanno occupato il primo posto nella mente degli elettori… Per assicurarsi la rielezione, Ursula von der Leyen avrà bisogno del sostegno dei socialdemocratici e possibilmente dei verdi. Ciò limita significativamente la sua capacità di revocare la legislazione esistente sul Green Deal”.

Anche Repubblica sottolinea che Ursula von der Leyen “lascia intendere una possibile riconferma alla guida della Commissione Europea e di conseguenza il proseguo della strada tracciata per il «patto verde» anche se – vista l’ondata di destra critica nei confronti del Green Deal – il «piano» verrà sicuramente rivisto”.

Il quotidiano evidenzia inoltre che i risultati di queste elezioni rappresentano “un duro colpo che fa temere per il futuro del Green Deal e dei piani di riduzione del 55% delle emissioni, quelli che includono battaglie – dalla Pac (Politica agricola comune) alla Nature Restoration Law, passando per le regole legate all’automotive fino alle case green – tanto contestate e osteggiate dalle destre europee.

Molti di questi punti sono infatti stati raggiunti a fatica nell’ultimo quinquennio: ora, la sensazione è che l’avanzata di partiti che si oppongono alle “eco-follie”, come vengono definite da Fratelli D’Italia, possa portare a scappatoie o strategie per rimetterli in discussione”.

Stessa impressione per Francesca Bellisai, Eu policy advisor del think tank per il clima ECCO: “il Green Deal non si può smantellare con semplicità”, ma potrebbe esserci “un rallentamento dell’implementazione di alcuni (dei suoi) obiettivi” mentre Bas Eickhout, Capo del gruppo dei Verdi al Parlamento europeo, ha dichiarato: “non penso che faremo marcia indietro sulle politiche climatiche, ma penso che sarà più complicato far decollare nuove politiche”.

POLITICO evidenzia che “l’annullamento del divieto automobilistico contraddirebbe direttamente il candidato principale del PPE, la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che ha introdotto il divieto e lo ha sostenuto mentre faceva campagna per un secondo mandato quinquennale come massimo dirigente dell’UE. Qualsiasi mossa per abolire la legge darebbe anche inizio a una guerra totale con i partiti di sinistra che hanno sostenuto la mossa” e riporta le dichiarazioni di… 

Manfred Weber, leader del Partito Popolare Europeo (PPE) che ha conquistato il maggior numero di seggi al Parlamento europeo “il primo obiettivo post-elettorale della destra è revocare il divieto di circolazione delle auto nel Green Deal e … promette di spingere per il divieto di rottamare i motori a combustione nei colloqui dei prossimi giorni” e di…

Peter Liese, il principale parlamentare sul clima del PPE: “Dovremo apportare alcune modifiche. Il divieto dei motori a combustione deve essere eliminato”, sottolineando che altro obbiettivo del PPE sarà proteggere l’agricoltura da “una regolamentazione climatica più aggressiva”.

Il tutto senza considerare gli studi sui biocarburanti e i progressi di molti Costruttori in tema di motori sempre meno inquinanti.

[ Giovanni Notaro ]

Exit mobile version