Breve storia del taxi divenuto uno degli emblemi della città di Londra che dal 2018 conoscerà una nuova vita grazie alla cinese Geely
Chi non associa il colore nero al più classico dei London Taxi, ovvero il «black cab», alto, stretto e lungo, da sempre parte del più classico dei panorama automobilistici british? In 60 anni è divenuto uno dei simboli di Londra, come la celebre Torre ed il suo ponte, non meno che il palazzo reale con i suoi augusti, o il Big Ben e la cattedrale di Westmister.
Proprio in questi giorni è arrivato il momento di dire addio al «black taxi» made in England che però, a partire dal 2018, sarà sostituito dai nuovi e del tutto simili AustinFX4 prodotti a Coventry dalla Geely. La Casa automobilistica cinese prevede di venderne 36mila l’anno, una volta a regime nel suo nuovo stabilimento di Coventry che comporterà un investimento di 250 milioni di sterline e che creerà 1.000 nuovi posti di lavoro.
Ovviamente i nuovi Cabs che verranno commercializzati dal 2018 oltre a non essere più esclusivamente neri, saranno assai più green dei vecchi (si parla di un abbattimento del 75% nelle emissioni di CO2); comunque questi London cab stanno circolando a Nanchino, da metà 2013 quando vennero introdotti in città 59 London Cab rigorosamente neri ed esteticamente del tutto identici alle ultime versioni di quelli londinesi.
Le origini del London Cab
Il classico Austin FX3 taxi nero del 1948 venne costruito dalla carrozzeria Carbodies in collaborazione con Mann&Amp, Overton ed Austin. Di questa versione ne vennero prodotti più di 7.000 esemplari in 10 anni, prevalentemente destinati a Londra.
Dalla fine degli anni ’50 la carrozzeria Carbodies iniziò a produrre il taxi completo su base Austin FX4 con la classica cabina alta e questa configurazione è arrivata sino ai giorni nostri. Nel 1973 subentrò la Manganese Bronze che nel successivo 1982 rilevò British Leyland e dalla Carbodies i diritti intellettuali relativi all’FX4.
Nel 1997 il modello FX4 venne sostituito dal TX1 aggiornato, nel 2002, dal TXII provvisto di motorizzazione diesel 2,4 litri Ford DuraTorq e nel 2006 dal TX4 con motore diesel DOHC VM R 425. Nel corso dei suoi oltre 60 anni di vita dagli stabilimenti di Coventry sono usciti oltre 130.000 London Cab ad una media di 2.000/2.500 unità l’anno assorbiti per 2/3 dalla piazza di Londra e i rimanenti da diverse altri grandi città inglesi.
È interessante, a livello storico, accennare anche alla vita della Manganese Bronze Holdings plc in quanto intrecciata con quella di alcuni dei nomi più prestigiosi in campo motociclistico mondiale; il gruppo Manganese – che produceva in origine eliche per navi – venne nei primi anni ’60 del secolo scorso rilevata dalla Villiers Engineering Ltd; dall’operazione nacque la Manganese Bronze Holdings Ltd che, successivamente, acquistò prima la Cycles Associated Motor Ltd, proprietaria dei marchi Norton AJS e Matchless per poi arrivare alla BSA ed alla Triumph e formare il conglomerato «Norton Villiers Triumph».
Geely scende in campo…
Caratterizzata da una gestione piuttosto dinamica, la Geely iniziò a produrre automobili solo nel 1997. Nel 2010 aveva però già acquistato Volvo dalla Ford, per 1,8 miliardi di dollari, e appunto rilevato nel 2012 la London Taxi di Coventry con uno spin-off da 11,4 milioni di sterline dalla Manganese Bronze Holdings plc, costruttrice di questi tradizionali mezzi, in perdita sin dal 2007.
La Geely UK – controllata dal Geely Holding Group di Taizhou (dal 2005 quotata alla Borsa di Hong Kong), è una delle 4 più importanti Case automobilistiche indipendenti private cinesi (le altre sono BYD Auto, Chery e Great Wall) – ed oltre al classico London cab, intenderebbe produrre anche il TXN, un taxi di dimensioni più contenute rispetto al classico London Cab, da destinare al mercato del noleggio a partire dal 2017; inoltre è in discussione con esponenti del Governo inglese un progetto di conversione all’elettrico del parco taxi londinese.
Ed ecco un video sul nuovo taxi cinese:
Le origini del taxi come noi lo conosciamo
Il primo taxi al mondo fu probabilmente quello commissionato nel 1899 dalla ditta di trasporti «Friedrich Greiner» di Stoccarda alla DMG (Daimler Motoren Gesellschaft) di Cannstatt che ricevette un ordinativo relativo ad una carrozza a motore del tipo «Landaulet-Vittoria» completa di tassametro il cui primo esemplare, va ricordato, venne prodotto in Germania nel 1891.
Dotata di un bicilindrico verticale ciclo otto, cambio a 4 marce e di pneumatici a gomma piena, la vettura conobbe un immediato successo tanto che ne vennero subito acquistati altri 6 esemplari; il fenomeno superò in breve tempo i confini tedeschi e lo stesso Atlantico e fu proprio a New York che venne per la prima volta adottato il classico giallo, ennesima prova del pragmatismo degli americani che scelsero proprio questo colore per la sua accertata visibilità a distanza.
Ulteriori passi in avanti furono quelli degli anni ’40 che videro l’introduzione del collegamento radio fra le vetture e le rispettive centrali e, ben più di recente, dall’arrivo dei sistemi di localizzazione GPS.
Paese che vai, colore (e foggia) che trovi
Un taxi deve essere riconoscibile a prima vista anche da lontano ed ecco quindi nascere e proliferare livree di tutti tipi, completate dalle insegne e degli indicatori luminosi posti sul tetto dell’auto.
Se si organizzasse un corteo composto da taxi di tutte le nazionalità, ne vedremmo – letteralmente – di tutti i colori: dai taxi nord-americani (gialli oppure a quadretti bianco-neri o bianco-gialli) a quelli neri di Londra o gialli o bianchi italiani (che ieri erano verde/nero) o ancora quelli rossi o verdi o blu circolanti ad Hong Kong e dipinti in base alle zone servite od ancora quelli gialli con striscia nera brasiliani, color sabbia con tetto rosso di Dubai, i Maggiolino Volskswagen (solo quelli) verdi di Città del Massico poi soppiantati dai Lannister rosso ed oro nuovamente ridipinti, per volere delle autorità cittadine, nell’attuale rosa accompagnato in contrappunto al viola dei bus.
E la cromo-storia potrebbe andare avanti all’infinito, come pressoché infiniti sono i tipi di taxi che si possono trovare in giro per il mondo dai risciò ai ciclo taxi, dalle carrozzelle a cavallo ai «taxi» della costiera amalfitana o di Capri, costituiti da «apette» a tre ruote con tendalini che convivono con quelle che poi divennero in Italia un fenomeno di costume, ossia le cosiddette «spiaggette» degli anni ’60-’80 del secolo scorso, caratterizzate nei casi più ricercati da tappezzeria in vimini, doghe in legni più o meno pregiati, spondine abbassate per l’assenza di portiere e tendalini a strisce bianco-rosse, bianco-gialle, bianco-azzurre e via dicendo.
Un mondo colorato che si può affittare, per necessità o piacere e per tanto o poco tempo a, ovviamente, tanti o pochi soldi.
[ Giovanni Notaro ]