5.800 km in Antartico sulle orme dell’esploratore Sir Ernest Shackleton che nel 1907 impiegò due anni per la traversata
Per la Nimrod Expedition del 1907 che tra mille avversità durò per ben 2 anni, Ernest Shackleton portò in Antartico anche un’automobile, una Arrol-Johnston 12/15 HP fornita dal rivenditore scozzese William Beardmore. Questo veicolo venne modificato ben poco per affrontare la calotta polare, la più importante riguardava il motore a 4 cilindri che venne convertito con un raffreddamento ad aria. Anche le ruote erano di serie, all’occasione venivano montati degli sci sotto quelle anteriori. Venne utilizzata limitatamente intorno alla base fino al 1908 quando cadde in un crepaccio. Una vita breve, ma che consentì a Ernest Shackleton di essere la prima persona a guidare un’automobile al Polo Sud.
Oltre questo record, la spedizione attraversò il Leverett Glacier e le Trans-Antartic Mountains con il vulcano Erebus ed Ernest Shackleton fu il primo uomo a scalarlo.
Tornato in patria, Ernest Shackleton cerca altri finanziamenti e nel 1914 ritorna in Antartico per la Trans-Antarctic Expedition che concluderà nel 1917. Non riuscirà a compiere la traversata dell’Antartico, ma nonostante l’affondamento della nave Endurance, riporta a casa tutti i componenti della spedizione.
Un ritorno storico
Ora, per festeggiare i 110 anni dalla prima spedizione e i 100 anni dalla seconda, il pronipote di Ernest Shackleton, Patrick Bergel, ha voluto ripercorrere quella distesa di ghiaccio nel Mare di Ross, 1900 km tra Union Camp e la base di McMurdo. Se agli inizi del 1900 erano necessari anni per portare a compimento una spedizione del genere, ai giorni nostri sono stati sufficienti 30 giorni per percorrere i 5.800 km tra l’andata e il ritorno.
Lo spirito dell’impresa non era quella di esplorare il territorio, ma di rievocare un’impresa storica e soprattutto riportare al Polo Sud un’automobile. Pur senza alcuna esperienza di guida estrema, Patrick Bergel ha voluto rivivere almeno in parte le emozioni provate dal suo bisnonno.
Una Santa Fe quasi di serie
Per portare a termine questo viaggio si è avvalso della disponibilità di Hyundai e dell’esperienza di Arctic Truck.
La Casa coreana ha messo a disposizione una Santa Fe, mentre il team islandese ne ha curato l’adattamento meccanico.
Il responsabile di Arctic Truck Gisli Jónsson, oltre a rendere idonea la Santa Fe, ha avuto anche il compito di capo spedizione. Poche le modifiche apportate alla vettura, solo il motore 2.2 diesel ha dovuto essere modificato in quanto poteva essere alimentato solo con il kerosene avio Jet A-1, l’unico disponibile sul continente antartico, stoccato in un serbatoio di alluminio da 230 litri.
Gli altri interventi hanno riguardato il rialzamento del corpo vettura per mezzo di specifici mozzi con ingranaggi a cascata e modifiche alle sospensioni.
Aumentati anche le dimensioni dei passaruota, rifiniti con specifici codolini maggiorati supplementari per consentire l’alloggio degli pneumatici tipo ballon AT da 38” con pressione da 0,14 bar, indispensabili per meglio «galleggiare» sulla neve.
[ Paolo Pauletta ]