In Danimarca i primi 15 esemplari di questo SUV ecologico, commissionati dal Municipio di Copenhagen
Negli ultimi anni i Centri Studi di tutte le Case automobilistiche hanno impegnato al meglio le loro capacità ingegneristiche e tecnologiche per realizzare un propulsore alternativo ai classici e inquinanti motori termici. Dopo aver imboccato strade diverse per la risoluzione del problema, una sorta di quadratura del cerchio, la maggior parte dei costruttori ha valutato che per il momento la soluzione migliore è l’hybrid, ovvero un motore elettrico affiancato da uno termico in modo da mantenere invariate, se non addirittura migliorate, le prestazioni sommando la potenza erogata dai due motori. Qualche altro Costruttore propone modelli con un motore solo elettrico, ma questa alternativa pone al momento alcune limitazioni, come la limitata percorrenza con le batterie e il tempo, non breve, per ricaricarle, pur riconoscendo una indiscussa economicità d’uso e un valore di emissioni di CO2 pari a ZERO.
La strada dell’idrogeno
Alcuni anni fa, altre Case avevano messo a punto una terza alternativa, un motore ad idrogeno. Nel 2007 BMW ha realizzato solo 100 esemplari della berlina 760 con un motore a 12 cilindri a combustione tradizionale che poteva utilizzare sia l’idrogeno che la benzina. Honda, General Motors e Daimler Chrysler avevano invece messo a punto un sistema a celle, che con l’idrogeno producevano energia elettrica per alimentare un motore elettrico. Anche Fiat ha realizzato nel 2006 una Panda Hydrogen che andava a sostituire la 600 Elettra H2, ma è rimasto solo un prototipo.
Senza addentrarsi troppo nella tecnica, va spiegato che questo sistema di alimentazione è frutto di una reazione chimica. In pratica, l’idrogeno viene fatto reagire con l’ossigeno dell’aria in una pila a combustione detta Cella che converte l’energia chimica in energia meccanica. Sembrerebbe che la fuoriuscita di vapore acqueo dal tubo di scarico sia una soluzione ottimale per ottenere un valore di emissioni ZERO, però anche questa, come le batterie agli ioni, di litio ha i suoi limiti. Per esempio, il pieno di idrogeno nel serbatoio deve essere mantenuto ad una temperatura inferiore a -253°C. Se nel caso una parte dovesse essere inutilizzato, bisogna ricordare che dopo circa 17 ore l’idrogeno si esautora. Poi bisogna tener presente che al momento non c’è una capillare diffusione delle stazioni di servizio dove potersi rifornire di idrogeno. Nel Mondo ce ne sono solo 208 di cui 80 in Europa. La più progressista è la Germania con 33 stazioni, con l’obiettivo di averne 50 entro il 2015. In Italia solo l’Alto Adige ha in progetto di installare 24 stazioni entro il 2020.
Convinta da queste potenzialità di espansione a breve termine dell’idrogeno in Europa, Hyundai ha deciso di portare avanti lo sviluppo del suo propulsore a celle di idrogeno FCEV.
Lo ha confermato il Presidente di Hyundai Motor Europe Byung Kwon Rhim: “Hyundai è convinta che l’idrogeno sarà il carburante del futuro in Europa e la ix35 Fuel Cell è la soluzione ideale per una mobilità sostenibile”.
Questo progetto è nato nel ottobre del 2000, quando è stata approntata una Santa Fe con questo tipo di motorizzazione, alla quale è seguita qualche anno più tardi una Tucson. Sui primi esemplari la potenza massima ottenuta era di soli 80 kW (108 cv), ma già un anno dopo, con le celle denominate FCEV-II, si sono raggiunti i 100 kW (136 cv) per una velocità massima di 155 km/h, il 0-100 km/h in 12 secondi e una autonomia di 382 km. Ora dopo aver percorso più di 3 milioni di chilometri in Korea, Europa e Stati Uniti con 32 vetture tra Santa Fe e Tucson per testare il motore e apportato continui miglioramenti per eliminare alcuni difetti, come per esempio la difficoltà di avvio alle basse temperature, Hyundai ha presentato al recente Salone di Ginevra la ix35 FCEV con la terza generazione di questo motore elettrico alimentato ad idrogeno. Pur con una potenza e velocità invariata, grazie anche alle nuove batterie ai polimeri di litio da 21 kW, l’autonomia è salita a 594 km con soli 5,64 kg di idrogeno stoccato a 10.000 atmosfere in 2 serbatoi posizionati in corrispondenza dell’asse posteriore.
Superati a pieni voti anche i vari crash-test per verificare la sicurezza di questo tipo di alimentazione. In ogni tipo di impatto le bombole non hanno subito danni e anche in caso di incendio hanno resistito 40 minuti nel fuoco prima di esplodere, molto più tempo rispetto alle analoghe bombole di gas.
Un veicolo accessibile…
La vettura, prodotta o meglio “assemblata”, nello stabilimento coreano di Ulsan è realizzata sullo stesso pianale della Tucson della quale è la naturale evoluzione.
Ho detto assemblata in quanto, a parte il pianale, la scocca, le sospensioni e gli interni, tutta la tecnologia ad idrogeno è frutto dello sviluppo operato della coreana Eco Technology Research Institute in collaborazione con i più qualificati partners mondiali, tra questi la UTC Fuel Cells che ha prodotto le celle, la Enova Systems che ha realizzato il motore elettrico, la canadese Dynatek Industries per i serbatoi (bomboloni) per l’idrogeno e la coreana LG Chem che in collaborazione con Hyundai ha sviluppato e realizzato le batterie ad alto voltaggio.
La linea di montaggio è iniziata in questi giorni per la produzione dei primi 15 esemplari commissionati dal Municipio di Copenhagen, dove contemporaneamente è stata inaugurata con una solenne cerimonia la prima stazione di rifornimento per idrogeno della Danimarca. I programmi di Hyundai sono di produrre 1.000 esemplari di ix35 Full Cell entro il 2015 solo per l’Europa, fino a raggiungere la piena capacità produttiva di 10mila vetture all’anno e commercializzarle in tutto il Mondo, primi fra tutti gli Stati Uniti e in particolare la California ad un prezzo che al momento è stimato attorno ai 52mila $.
Alla vigilia di questo grosso impegno industriale, il vice-Presidente di Hyundai Motor, Eok Jo Kim, che fin dal 1998 appoggiò questo progetto, ha detto: “Con la ix35 Fuel Cell, Hyundai è leader tra produttori di veicoli ad emissioni ZERO. La ix35 Fuel Cell è il più accessibile veicolo ad idrogeno oggi sul mercato e questa tecnologia non resterà un sogno ancora per molto”.
Paolo Pauletta