In Italia le vetture così alimentate hanno superato quota 3 milioni e le emissioni di anidride carbonica sono diminuite del 14,9% tra il 1990 e il 2013. Tale diminuzione ha portato l’Italia in saldo attivo del 6,5% rispetto agli obiettivi di Kyoto.
Il peso delle fonti rinnovabili sui consumi energetici finali è passato dal 6,4% del 2007 al 16,7% nel 2013 (fonte: Eurostat), mentre la distanza dagli obiettivi previsti per il nostro Paese al 2020, ovvero la percentuale mancante di rinnovabili rispetto ai consumi energetici finali, è dello 0,3%.
Una delle migliori performance europee, se pensiamo che la Francia presenta un saldo negativo dell’8,8%, la Germania del 5,6 e il Regno Unito del 5,3%.
In questo quadro si inserisce anche il ruolo dei carburanti a basso impatto ambientale, GPL e metano in primis, che sono arrivati, al 31 dicembre 2015, a quota 8,1% sul totale circolante autovetture (dati ACI) contro il 7,76 del 2014: 2.137.078 le vetture a GPL, 883.190 quelle a metano – oltre 3 milioni di mezzi, comprendendo sia le auto di primo impianto, sia quelle trasformare in officina – su un totale Italia di 37.351.233 unità.
La top ten: la regione con il parco più consistente si conferma l’Emilia Romagna, sia in assoluto, sia in percentuale sul totale circolante Italia: 491.357 vetture, pari al 17,71%.
Per numero di unità, seguono la Lombardia, con 375.738 auto, il Veneto, a quota 314.826, la Campania a 295.679 e il Piemonte a 256.113. Sesta posizione per il Lazio, 252.582 unità, in settima la Toscana con 220.409 auto, poi le Marche a quota 175.382 – anche qui il circolante supera il 17,5% – la Puglia con 168.086 unità e la Sicilia con 123.365 vetture.
I dati sono stati presentati oggi a Roma dal Presidente del Consorzio Ecogas Alessandro Tramontano nel corso del seminario «Metano e GPL per la salvaguardia dell’ambiente», organizzato dalla UIGA (Unione Italiana Giornalisti dell’Automotive) presso la Sala Conferenze dell’Automobile Club d’Italia.
“I numeri dei carburanti gassosi potrebbero aumentare ancora notevolmente – ha sottolineato Tramontano – grazie ad una rete di distribuzione in crescita e all’assistenza assicurata da migliaia di officine specializzate. Pur non considerando il 2009 e il 2010, anni particolarmente favorevoli per l’autotrazione a gas grazie alla presenza di incentivi statali continuativi, già dal 2012 e in particolare nell’ultimo semestre stiamo assistendo ad una inversione di tendenza sia per quanto riguarda le immatricolazioni, sia per quanto riguarda le trasformazioni in after market”.
Secondo i dati dell’Ufficio Studi del Consorzio Ecogas, infatti, nel primo trimestre del 2016 la contrazione è del 24,18% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: tra gennaio e marzo 2016 sono stati passati a GPL e metano 65.103 veicoli (immatricolazioni e trasformazioni) contro gli 80.845 del primo trimestre 2015, che pur non si era dimostrato brillante.
Carburanti alternativi in sofferenza da un lato e ripresa del diesel dall’altro, tutto questo in un momento che vede GPL e metano particolarmente vantaggiosi per l’automobilista con risparmi sul costo del pieno che sfiorano il 60%.
“Un trend che tra l’altro non fa l’interesse del settore automotive italiano – continua il Presidente del Consorzio Ecogas – grazie alle doti ambientali dei modelli a gas, le case automobilistiche hanno potuto più facilmente contenere le emissioni medie di CO2 della loro produzione”.
Secondo il Consorzio Ecogas uno stop allo sviluppo del parco a GPL e metano in Italia, che al momento è prima in Europa per circolante e leader mondiale per la produzione delle tecnologie collegate, danneggerebbe l’industria ma anche l’ambiente e la qualità dell’aria, mentre il ricorso alla trasformazione a gas – possibile per ogni tipo di autoveicolo, anche diesel – potrebbe dare una seconda vita anche ai milioni di vetture Euro2, 3 e 4 in circolazione.
“Il 22 marzo sono partigli gli incentivi ICBI per convertire a GPL e metano le auto Euro2 ed Euro3 immatricolate dopo il 1° gennaio 1997, oltre che per promuovere la trasformazione di veicoli commerciali leggeri e dual fuel diesel/gas – prosegue Tramontano – ma si tratta di un piccolo residuo di una precedente campagna del Ministero dell’Ambiente che terminerà molto velocemente”.
“Temiamo per le sorti del settore – conclude Tramontano – che non è adeguatamente supportato a livello nazionale. Un elemento che provoca contraccolpi anche sui risultati internazionali: la nostra industria per investire e confermare il proprio ruolo di leader mondiale ha bisogno di stabilità. Stiamo predisponendo una proposta di rilancio che presenteremo quanto prima al Governo”.
Secondo il Consorzio Ecogas: “I margini di crescita sono ancora molto ampi, grazie a rete di distribuzione in crescita e assistenza assicurata da migliaia di officine specializzate”.