La Federazione Italiana Concessionari Auto critica l’esito dell’incontro Monti – Marchionne
“Federauto esprime profondo disagio nel constatare che nel vertice di sabato scorso tra Governo e Fiat le istanze del resto della filiera italiana dell’automotive siano passate inosservate. Anche se componentisti, riparatori e concessionari rappresentano in termini occupazionali l’85% del comparto.” Inizia così la nota diffusa dalla Federazione che raggruppa le concessionarie italiane, indignata per il trattamento di favore del quale giova l’azienda torinese.
Due pesi e due misure
L’intervento, a firma del presidente di Federauto, Filippo Pavan Bernacchi, prosegue con l’attacco a quella che viene definita come una vera e propria ingiustizia: “Pur rispettando il senso e l’importanza dell’incontro – ha detto il – non comprendiamo come il Governo possa adottare pesi e misure diametralmente opposti su due questioni fondamentali per la nostra economia. Ricordiamo infatti al Governo, che 4 mesi fa ci assicurò una seconda convocazione caduta poi nel dimenticatoio, che i Concessionari di autoveicoli, con la vendita e l’assistenza, rappresentano la trincea della crisi. Le nostre sono tutte aziende italiane, anche quelle che commercializzano prodotti esteri, che danno occupazione e pagano milioni di euro di tasse nazionali e locali. Noi siamo tutte PMI che non possono compensare con vendita all’estero le perdite consuntivate in Italia.”
Concessionari, un business che vale il 6% del PIL
La nota prosegue con un dato emblematico: i concessionari, da soli, fatturano circa il 6% del PIL e occupano 178.000 addetti. Con i Costruttori di tutte le marche questi numeri raddoppiano: 11,4% del Pil e circa 400.000 addetti e aggiungendo l’indotto diretto e allargato si arriva a 1.200.000 addetti, ne deriva che gli autoveicoli versano nelle casse dello Stato il 16,6% di tasse. Conclude Pavan Bernacchi: “E’ il momento di rilanciare i consumi e noi abbiamo una serie di iniziative, molte a costo zero, da presentare al Governo. Se non si muoverà un dito in questa direzione bruceremo da qui a fine anno 220.000 posti di lavoro. Ma di noi, con quello che rappresentiamo, nessuno si occupa. Ecco perché non comprendiamo perché il Governo Monti non voglia ascoltarci e, insieme a noi, realizzare un pacchetto di misure finalizzato a sostenere la domanda finché non usciremo dal tunnel. E questo a nostro avviso avverrà dal 2015″.
Redazione Motori360