Alla kermesse padovana la Casa del double chevron lega passato e presente con un filo a tre nodi: Méhari, 2CV Soleil, C4 Cactus
Méhari e 2CV sono stati probabilmente i modelli che meglio hanno rappresentato il concetto Citroën di un’«auto senza pensieri», fatta per vivere l’avventura … anche nella jungla urbana; a tanti anni di distanza quel concetto è stato ripreso da un’operazione remake che con l’esemplare unico 2CV Soleil ha riportato la piccola 2CV sotto gli occhi del grande pubblico mentre, saltando ai giorni nostri, C4 Cactus ha colto quell’eredità, attualizzandola.
Méhari, un cammello targato Citroën
Quattro ruote, un telaio semplice e funzionale, tanta fantasia ed una carrozzeria altrettanto semplice e funzionale, realizzata in ABS, un nuovo materiale plastico che aveva il vantaggio – leggerezza a parte – di contenere il pigmento che risparmiava le operazioni di verniciatura; quanto al nome, questo venne preso a prestito da una particolare razza di dromedari assai resistenti e parchi nei consumi (di acqua…) diffusa in Africa, Asia e persino in Australia.
Il papà della piccola Citroën di plastica era Roland de la Poype, nobile francese col pallino per le invenzioni che nel secondo dopoguerra fondò la SEAB, (Società per lo sviluppo e le applicazioni dei brevetti), specializzandosi nel più nuovo dei materiali: la plastica.
Un giorno Roland de la Poype propose a Citroën, che accettò, una carrozzeria in plastica per un veicolo polifunzionale: era nata la Méhari.
Colorata, ipermodellabile, deformabile e resistente agli urti, la plastica poneva pochi limiti ai designer degli anni ’50 e ’60 che sfornavano a ciclo continuo asciugacapelli, radio, televisori e frullatori sempre più ergonomici, futuristici, persino audaci. Erano gli anni in cui l’industrial design iniziava ad essere celebrato come forma d’arte. Non opere da galleria, ma di un’arte per tutti, che irrompe nel quotidiano delle persone rendendo la vita migliore e certamente più divertente attraverso l’utilizzo di oggetti non più funzionali ma anonimi bensì pratici ma carichi di personalità.
Ed è esattamente in questo spirito che nella primavera del 1968 Citroën presentò al mondo la Méhari: una fuoristrada – con spirito più da sbarazzino SUV, diremmo oggi, che non da 4×4 tranne che nelle versioni a trazione integrale oggi rarissime – con carrozzeria in coloratissimo ABS giallo, arancio, verde intenso o verde bosco, beige o rosso montata sul telaio della popolare 2CV.
Il successo fu immediato e travolgente e la produzione durò quasi vent’anni per circa 150.000 esemplari.
2CV Soleil, un sogno a colori
Altro e maggiormente diffuso mito della seconda metà del secolo scorso,, la 2CV nacque come vettura piccola, economica, robusta ed «elastica», così come Pierre-Jules Boulanger, a capo di Citroën negli anni Trenta, sintetizzò ai suoi progettisti: “Voglio quattro ruote sotto ad un ombrello, capace di trasportare una coppia di contadini, cinquanta chili di patate ed un paniere di uova attraverso un campo arato. Senza rompere un uovo”.
Con questi presupposti e quella linea così personale e carica di simpatia dovuta alla matita di dello stilista varesino Flaminio Bertoni (uno dei tre padri della futura DS), questo modello è diventato una delle icone della storia dell’automobile.
La «Deuche» (contrazione di Deux Chevaux, ovvero Due Cavalli) entrò nel cuore dei francesi e non solo anche perché facile da personalizzare secondo il proprio gusto, in quanto era un’auto capace di trasformarsi in una tavolozza su cui dipingere se stessi, i propri sogni, il proprio immaginario, esattamente come accadde al fantasioso artista Serge Gevin, che creò, quasi per gioco, la prima serie speciale della 2CV, denominata Spot, e più tardi, negli anni Ottanta, la 2CV Charleston.
Rimase invece allora nel suo cassetto dei sogni una 2CV davvero particolare, che lo stesso artista ha recentemente raccontato: “Voglio che sia bianca, con i parafanghi gialli, la capote gialla, fino al portellone. Con le ruote bianche, i fari (rotondi) anch’essi bianchi. Con i sedili rivestiti in cotone come le giacche dei marinai, con le cuciture gialle”.
Perché è al mare, al sole, alla luce e all’avventura che s’ispira la 2CV Soleil.
Concepita nel 1982 ed all’epoca mai realizzata, 2CV Soleil è il sogno a colori di Serge Gevin che Citroën Italia ha concretizzato nel 2015 operando un restauro completo e assoluto, nel rispetto delle modalità di lavorazione delle serie speciali della 2CV, sulla base di una versione Club dell’82 e la simpatia (forse in alcuni anche la commozione) con la quale questa speciale versione è stata accolta, dimostra l’intramontabilità dell’idea e del mito che da questa è scaturito.
C4 Cactus, la sintesi del benessere
Citroën ha voluto che la C4 Cactus fosse erede e rappresentante di quei valori di simpatia, allegria, funzionalità, semplicità, economicità di utilizzo che caratterizzarono tanto la 2CV quanto la Méhari e, se si guarda al panorama di vetture ben più convenzionali che ci circonda, sembra esserci proprio riuscita.
Certamente ha una sua personalità questa Cactus e quindi è senza vie di mezzo: o piace o non piace ma, a prescindere, il suo design distintivo incarna perfettamente i principi ispiratori del marchio Citroën: ottimismo, benessere, anticonvenzionalità e tecnologia utile. Fa a meno del superfluo, riducendo così peso e consumi, pur senza rinunciare a nulla di ciò che è essenziale per far str bene e mettere a loro agio i suoi occupanti.
Lo testimoniano le tre innovazioni in esclusiva mondiale che la caratterizzano: airbump, personalizzabili e utili per proteggere la carrozzeria, airbag passeggero integrato nel padiglione, per offrire più spazio al passeggero anteriore e tetto in vetro panoramico ad alta protezione termica.
Ma C4 Cactus è figlia dei giorni nostri e come tale fa largo uso di tecnologie avanzate, come quelle dei suoi motori Diesel e benzina, così come delle possibilità legate alle funzioni di connettività di cui è fornita che, grazie ad internet e servizi dedicati, che permettono a chi la vive di restare connesso con il mondo esterno, interagendo con cartografie e risorse in tempo reale, oltre alla fruizione dinamica di contenuti multimediali.
Tutto questo è racchiuso in una vettura moderna, particolare e funzionale dall’estetica personalizzabile ed accattivante che gioca su diversi livelli di allestimento e sulle infinite combinazioni di colori: una tavolozza, appunto! E poi dicono che il DNA….
Peccato che non abbiano esposto anche la «spiaggina» Cactus M in esemplare unico che della Méhari è l’erede naturale, come dimostra anche la foto di chiusura (a suo tempo di fonte ufficiale Citroën); sarebbe stato secondo noi un’operazione azzeccata nel contesto della Mostra ma come si sa, al marketing non si comanda…
[ Giovanni Notaro ]