La chiusura alla solidarietà potrebbe rivelarsi, anche nel campo dell’auto, un vero e proprio boomerang
Media di ogni tipo hanno detto di tutto e di più sulle conseguenze del coronavirus e noi rischiamo solamente di aggiungerci al coro.
C’è chi come Draghi – autentico gigante fra i nani – ha autorevolmente evidenziato la necessità, per la stessa tenuta futura dell’UE, di far fronte comune, il Draghi che mise in atto e mantenne nel tempo misure come il Quantitive Easing che la BCE ha praticamente rimesso in pista anche con il recente acquisto di titoli di Stato italiani per 200 miliardi.
Misure doverose, dopo che la gaffe della Presidente della BCE Lagarde – sulla cui buona fede verrebbe da nutrire qualche dubbio come qualche dubbio è circolato sui media sulle circostanze che hanno portato alla sua elezione – ha trascinato nel baratro le borse europee e quella italiana in particolare, cui hanno fatto immediato seguito acquisti ed opzioni di fondi principalmente americani proprio su nostri titoli.
L’autorevole suggerimento morale ed operativo di Draghi non è stato seguito con immediatezza, anche se qualche positiva influenza potrebbe averla avuta (ad esempio in tema di sospensione dei vincoli di bilancio ed agli aiuti di Stato) anche se, ancora oggi le riottosità nord europee alla messa in campo dei coronabond o come li si voglia chiamare sono ancora vitalissime benché ammorbidite e soggette a critiche anche interne.
A questo proposito è doveroso citare i 3 appelli indirizzati ad una Merkel (che si sta dimostrando più indecisa amministratrice che statista) comparsi sui maggiori media del paese a firma di un grandissimo numero di esponenti del mondo della cultura, della filosofia e dell’arte il cui denominatore è l’invito a dare il via libera ai coronabond (Fonte: La Repubblica del 3 aprile); ne consigliamo la lettura a dimostrazione del fatto che non tutti i tedeschi la pensano come la Merkel ed i falchi (non solo tedeschi) di cui si circonda.
Quel che succederà lo vedremo a brevissimo termine ma quel che vale evidenziare è che con il suo atteggiamento la Germania che segue la Merkel è stata capace di far risorgere un sentimento antitedesco che potrebbe ritorcersi proprio contro di lei e proprio utilizzando, in senso contrario, le sue stesse armi se non finanziarie perlomeno commerciali.
Parliamo del tam tam, che ha subito iniziato a girare nei social e non solo, di invito al generalizzato boicottaggio dei prodotti tedeschi e delle loro organizzazioni commerciali insediate in Italia, dai supermercati alle Concessionarie di auto.
La situazione – speriamo prima che poi – tornerà alla normalità, una normalità che non sarà più la stessa e che sarà popolata da gente disposta a dimenticare perché è più facile e comodo farlo, ma da altrettanta che, in assenza di un decisivo ed influente cambiamento di rotta da parte di Merkel & C, vorrà ricordare e che magari metterà in pratica il boicottaggio di cui sopra nei confronti di chi nei primi anni ’50 del secolo scorso si è visto condonare il 50% dei debiti di guerra e che poi, dopo la caduta del Muro di Berlino, ha ricevuto aiuti massicci per la riunificazione, da tutta l’Europa.
E allora, amici tedeschi, se non volete onorare i vostri debiti di gratitudine verso chi a suo tempo vi ha pesantemente sostenuto, se siete tentati di negare il principio di solidarietà un tempo alla base dell’UE, pensate ai vostri Costruttori ai quali parte del mercato non solo italiano potrebbe forse preferire Case diverse dalle vostre; da questa scelta probabilmente sarebbero toccati marginalmente solo prodotti di nicchia come l’alto di gamma e le sportive più estreme ma nel campo dei segmenti intermedi il passaggio dell’utenza ad altre marche potrebbe non essere indolore, con ripercussioni nel tempo non indifferenti.
Uno degli effetti potrebbe essere l’influenza che la diminuzione di numeri nei segmenti medi e medio bassi avrebbe nel mix di emissioni su cui l’UE fa i suoi calcoli ed applica le sue multe; la vicina entrata in vigore di limiti ancora più restrittivi degli attuali, qualora non venisse prorogata, potrebbe risultare incisiva al riguardo.
Il mercato italiano con il tempo tornerà alle potenzialità che aveva, ma la composizione del parco circolante potrà subire cambiamenti consistenti in virtù di un diverso orientamento ecologico cui potrebbero sommarsi la memoria dei potenziali consumatori e le campagne «svenatorie» che le Case dovranno fare per invogliare all’acquisto di un bene come l’auto la cui percezione, nel mondo del dopo-coronavirus, non sarà più la stessa.
Campagne che le Case tedesche, per tenere botta, dovranno con ogni probabilità rendere ancora più aggressive erodendo ancora di più conti economici che per molto tempo non saranno più gli stessi.
Questo varrà per tutti ma per qualcuno, probabilmente di più.
[ Giovanni Notaro ]