Sono divise da 43 anni di progresso tecnico, stilistico ed aerodinamico: ma se il fascino del passato colpisce dritto al cuore, quello del presente non è da meno…
Un pizzico di storia
1966: nasceva la serie due un po’ stretta e ballerina secondo il nostro attuale metro di giudizio ma che allora era un’auto che, semplicemente, precorreva i tempi; rappresentò il salto di qualità ed il primo, timido attacco della Casa tedesca al predominio italiano rappresentato non tanto dalle Fiat 125 e 125 S quanto dalla Giulia che, oggi rinata, sta percorrendo il cammino inverso …
La 1600-2 da 85 cv e 160 km/h degli esordi non poteva in realtà competere con l’Alfa ma la Casa bavarese corse rapidamente ai ripari presentando, l’anno successivo, la 1600 Ti da 105 cv, un sensibile incremento di potenza dovuto all’adozione di 2 carburatori doppio corpo anche se la distribuzione, a differenza di quella bialbero della Giulia, era monoalbero in testa; con questa evoluzione la BMW inizia a prendere bene piede nel mercato delle berline ad alte prestazioni anche se in parte penalizzata dall’assenza delle 4 porte.
1969: ulteriore e deciso passo in avanti con l’arrivo del motore due litri (1.990 cc per la precisione) declinato in versione mono e bi-carburatore (2002 e 2002Ti) con potenze rispettivamente di 100 e 120 cv.
Nel 1971 arrivano le versioni 1802 da 90 cv seguite dalla 2002 Tii con iniezione Kugelfisher da 130 cv in sostituzione della 2002 Ti a carburatori; ma sarà quest’ultima la base su cui predisporre la 2002 Turbo (la prima turbo di BMW e la prima turbo ad essere commercializzata in Europa) che debuttò nel 1973 il cui spirito e le cui prestazioni la propongono come prima M3 ante litteram.
Già nel 1972 la BMW presentò la BMW Turbo (proprio così si chiamava..), un prototipo di berlinetta sportiva la cui linea era firmata dall’allora Capo del Centro Stile Paul Bracq rappresentava all’epoca il meglio della BMW in fatto di tecnologie e stile: carrozzeria in materiale plastico a deformazione programmata, e motore turbo da 280 cv derivato dal 2 litri delle BMW 2002 di serie. In questo caso, il motore raggiungeva una potenza massima di 280 CV.
Dal prototipo del ’72 alla 2002 Turbo del 1973 il passo non fu lungo: in pratica si prese una 2002 ti a carburatori e la si dotò di quattro freni a disco auto ventilanti, di un autobloccante al 40% ma, soprattutto, di un turbocompressore che faceva erogare al quattro cilindri due litri ben 170 cv, una potenza che, combinata con una massa in ordine di marcia di poco superiore ai 1.000 chili e con l’assenza di qualsiasi dispositivo di controllo, rendeva l’auto non semplice da controllare, in altre parole piede, cuore, sensibilità e capacità di viaggiare in controsterzo… Del resto le prestazioni, per quegli anni, non erano da poco: 211 km/h di velocità massima ed uno scatto 0-100 km/h in 7” secondi (l’accelerazione della Ferrari 250 GTE del 1963…).
Anche la caratterizzazione estetica sottolineava la grinta dell’auto: solamente tre i colori disponibili (bianco, argento e nero), vistose – ma non troppo – strisce adesive, rosso, blu e azzurro (i colori del reparto Motorsport) con la scritta 2002 Turbo bene in evidenza ma, soprattutto, parafanghi provvisti di generosissimi codoli, grande spoiler anteriore con prese d’aria per il raffreddamento dei freni e spoiler posteriore; il tutto era condito dalla scritta «Turbo» posta al contrario sullo spoiler anteriore (come la scritta «Ambulanza» oggi), per inviare al «malcapitato» che guardava diligentemente negli specchietti, un perentorio invito a farsi da parte.
Nonostante le tante doti positive ed il plauso ricevuto, che oggi la fanno ben apprezzare nel mercato e nei raduni delle vetture d’epoca, la 2002 Turbo ebbe vita decisamente breve, uscì infatti di produzione a fine 1974 a causa della crisi petrolifera che incise pesantemente sui portafogli di tanti ma che soprattutto fu al solito politicamente cavalcata in maniera sproporzionata e demagogica (in Italia vennero introdotti sia l’IVA pesantemente differenziata in funzione della cilindrata e sia il superbollo sulle diesel che, sotto forma diversa oggi ancora campa nonostante i danni fatti allo stesso erario).
La BMW 2002 Hommage di Villa d’Este
E siamo ai giorni nostri: nel 2016 BMW celebra il superamento dei primi 100 anni di attività e festeggia il 50° anniversario della serie 02 ed è proprio da questo compleanno scaturisce l’idea di realizzare qualcosa che potesse degnamente rievocare la 2002 turbo ossia la BMW 2002 Hommage presentata quest’anno al Concorso d’Eleganza di Villa d’Este.
Questa «Hommage» è una moderna rivisitazione della Turbo d’antan, di cui vuole mantenere il messaggio prestazionale secondo il linguaggio tecnico e stilistico attuale ma anche… mantenendo la scritta «Turbo» al contrario sulla parte bassa dello spoiler anteriore….
Al di là di quanto sinora detto va da sé che l’auto, pur essendo un’operazione nostalgia, non ha molto da spartire con la sua progenitrice, a parte la denominazione, la scritta appena citata, e la presenza di spoiler e parafanghi allargati sicuramente efficaci ma di certo non arrotondati e sexy come quelli d’antan.
Passo lungo, sbalzi contenuti, corpo vettura allargato e ricco di prese e sfoghi d’aria ed dispositivi aerodinamici sapientemente integrati: così si presenta la 2002 Hommage la cui fiancata è percorsa da un profilo di fibra di carbonio (in alluminio 50 anni fa) che funge da linea di demarcazione fra la verniciatura opaca antiriflessi della sezione superiore e quella inferiore lucida. Stessa nuance ma effetti totalmente diversi per una tinta denominata Space Race Metal che offre riflessi azzurri, blu e grigi in funzione dell’angolo di rifrazione della luce sulle diverse parti di carrozzeria colpite.
Figli di oggi sono anche i cerchi da 20” bicolori in lega che non nascondono la presenza di grandi pinze freno color oro con logo BMW M.
La BMW 2202 Hommage Turbomeister di Pebble Beach
Vettura camaleontica questa 2002 Hommage che al prestigioso appuntamento di Pebble Beach si presenta con una livrea che rievoca (una bella spolverata ai ricordi di chi allora c’era…) quella arancio-nera Jägermeister presente su diverse versioni della 2002 impegnate in pista, in salita e nei rallies degli anni ’60-’70 del secolo scorso.
Del resto a nessuno è sfuggita l’assonanza fra Jaegermeister e Turbomeister cromaticamente sottolineata dai medesimi colori di allora.
A parte i cerchi color oro, altre differenze fra le due «Hommage» non ve ne sono (o perlomeno non sono state dichiarate); rimane il fatto che, a nostro avviso, la vera operazione nostalgia la esegue molto meglio quest’ultima versione, meno elegante ma più aggressiva proprio come erano le 2002 che con questa livrea calcavano le piste di allora.
[ Giovanni Notaro ]