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Allarme nella UE: crescono le vittime degli incidenti stradali

Per la prima volta, dal 2001 a oggi, torna a salire nell’Unione Europea il numero delle vittime dell’incidentalità stradale. Il tasso in crescita (+1,3% rispetto allo scorso anno) rischia di pregiudicare l’obiettivo della riduzione prevista entro il 2020 (-50%)

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L’impegno per ridurre la mortalità sulle strade, c’è. Il dubbio se si stia andando verso la direzione giusta, pure. Perché nel momento più difficile dell’Unione Europea, a poche ore dal referendum nel Regno Unito che potrebbe far scattare la cosiddetta «Brexit», Bruxelles assiste a un imprevisto innalzamento delle vittime su strade e autostrade europee. A parlar chiaramente, come spesso avviene, sono i numeri. E sono numeri freddi, drammatici, spietati.

Nel 2015, infatti, sulle arterie UE hanno perso la vita 26.300 persone. Sì, avete letto bene: ventiseimilatrecento persone. Come se ogni anno, improvvisamente, fosse cancellato un paese come Bresso, Sora o Buccinasco o tanti altri. 26.300 persone: in un anno, fanno una media di settanta morti al giorno, come se ogni giorno, in Europa, precipitasse un aereo con settanta persone, e non se ne salvasse nessuno. 26.300 persone: vale a dire, l’1,3% in più rispetto all’anno precedente.

In Italia va anche peggio della media

E nel nostro Paese – a quanto risulta dalle stime preliminari formulate da ACI su base dei dati Istat, la percentuale risulta leggermente più alta, vale a dire del +1,4%. Nel 2015, in Italia, vi sono infatti state 3430 le vittime (quasi 10 al giorno): 49 in più rispetto al 2014. L’Italia, per farla corta, sta messa peggio della media ma, come vedremo tra poco, non è certo il paese peggiore per livello di mortalità da incidente stradale.

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Questa inquietante analisi dei dati è stata rilevata dalla decima edizione del Road Safety Performance Index Report: il programma di valutazione dei progressi in materia di sicurezza stradale (per l’Italia, vi partecipa anche l’ACI), realizzato dal Consiglio Europeo per la Sicurezza dei Trasporti (ETSC). Secondo l’analisi di ETSC, vi sono in particolare tre cause che rischiano di impedire all’UE di raggiungere l’obiettivo di ridurre del 50%, entro il 2020, il numero delle vittime degli incidenti stradali: la diminuzione dei controlli sulle violazioni al Codice della Strada, i mancati investimenti in infrastrutture più sicure e gli interventi limitati nel contrasto a velocità e alcool.

Cosa potrebbe accadere, qualora la tendenza del 2015 non dovesse invertirsi? Per raggiungere l’obiettivo fissato l’Europa dovrà ottenere una riduzione media annua di quasi il 10% dei morti su strada, un risultato di segno opposto e decisamente lontano dal +1,3% fatto registrare lo scorso anno.

Ma in quattro ce l’hanno già fatta

Va ricordato che, almeno sulla carta, non si tratta di un obiettivo impossibile, almeno per quei singoli quattro Stati che sono infatti riusciti a ottenere percentuali anche più elevate.

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La migliore prestazione in assoluto (se si esclude il -20,4% della Norvegia, che non fa parte della UE) è quella dell’Estonia: -14,1%, seguono l’Irlanda (-14%), la Lettonia (-11,3%) e la Lituania (-11%). Bene anche la Polonia (-8,2%), riduzioni meno significative, invece, in Svezia (-4,1%), in Danimarca (-2,7%) e in Portogallo (-1,7%). Ci sono, però, Paesi che hanno fatto registrare preoccupanti percentuali di crescita a doppia cifra: Cipro, ad esempio, dove, nel 2015, i morti sulle strade sono aumentati del 26,7%, il peggiore risultato tra i 28. Aumenti non confortanti anche in Finlandia (+13,5%), in Croazia (+13%), in Slovenia (+11%), in Austria (+10,5%) e a Malta (+10%). In linea con la media europea, invece, la Grecia (+1,3) e l’Italia (con il già ricordato +1,4), situazione invariata in Spagna, unico Paese a «crescita zero». 

Perché?

Tra le cause principali degli incidenti sulle strade troviamo, come sempre, l’eccesso di velocità, che va sempre ben distinto dal mero superamento dei limiti di velocità (mediamente si attesta in un caso su dieci incidenti correlati alla velocità), il mancato utilizzo delle cinture di sicurezza e l’alcool, che risulta addirittura collegato a un quarto dei morti per incidente, anche perché si stima che circa il 2% delle distanze venga percorso con tassi alcolemici fuori legge. Una delle maggiori cause di incidentalità è tuttavia la distrazione. Distrazione che assume diverse sfumature in relazione al sempre maggiore impiego di dispositivi a bordo auto (smartphone, navigatori, ecc.), e anche alla complessità crescente dei cruscotti delle auto. Non è un caso se diversi costruttori si siano avviati, recentemente, su percorsi ergonomici tesi a rendere più sobria e semplice la strumentazione a bordo veicolo, facendo tornare il posto guida qualcosa di più adeguato a un’automobile che a un velivolo.

PADOVA 16 GIUGNO 2009 - INCIDENTE MORTALE SACCOLONGO VIA PELOSA

PADOVA 16 GIUGNO 2009 – INCIDENTE MORTALE SACCOLONGO VIA PELOSA

In Italia – dove il numero delle sanzioni per eccesso di velocità è aumentato in seguito alla maggiore diffusione degli autovelox – il numero dei controlli sul tasso alcolemico, viceversa, continua a diminuire. In rapporto agli abitanti, si tratta della cifra più bassa d’Europa. Stabile, invece, la percentuale di automobilisti (2,5%) ai quali sono stati riscontrati valori di alcool nel sangue superiori ai limiti consentiti.

[ Alessandro Ferri ]