Contemporanea presa di contatto con le versioni «classica» ed «elettrica» della «mini» bomba anglo-tedesca…
Il mondo dell’auto, e non solo, si sta orientando con sempre maggior decisione verso soluzioni green; dopo i modelli a doppia alimentazione, ora anche gli ibridi ed i full electric affiancano nei listini sempre più spesso – e rapidamente – i loro omologhi a motore endotermico.
Il Gruppo BMW entro il 2023 intende inserire in gamma 25 modelli elettrificati, 13 dei quali full electric con investimenti in R&S per 30 miliardi fino al 2025.
Il passo più recente di questa strategia è costituito dalla MINI Cooper SE, una full electric che ricalca il tipico design – e relativa livrea – della Cooper S a 3 porte ma che, a differenza di questa, monta una power unit derivata da quella della BMW i3 cui aggiunge uno specifico pacchetto di opzioni elettrificate.
Quale differenza?
A vetture ferme e affiancate occorre porre attenzione alle differenze, non proprio percepibili a prima occhiata e questo, a nostro avviso, è un vantaggio anche in termini di marketing poiché chi si pone al volante della versione «elettrica» lo fa consapevole della propria coscienza ecologica ma al tempo stesso sicuro di trasmettere agli altri automobilisti l’immagine dinamica e sportiva tipica della famiglia delle Cooper a motore endotermico.
Dobbiamo infatti dire che l’appassionato duro e puro potrebbe avere qualche remora nell’accettare l’idea di una Cooper elettrificata; questo perché le sempre più stringenti normative in fatto di emissioni rendono i motori endotermici talmente meno inquinanti rispetto al passato da attenuare, se non addirittura annullare, eventuali scrupoli di chi continua a preferire la scelta endotermica. E questo è un modo di pensare (comunque di un numero sempre meno allargato di persone) che si attenuerà solo nel lungo periodo, eroso dal progressivo avanzare dell’ibrido e dell’elettrico, ma soprattutto dai sempre maggiori limiti di legge introdotti in tema di emissioni e circolazione.
Ma, e questo è un grande e positivo «ma», noi appassionati freschi di patente negli anni ’70 del secolo scorso e felici possessori – allora – della mitica Mini Cooper, siamo ancor più soddisfatti, oggi, di aver testato sia la MINI Cooper S da 192 cavalli con «pacchetto» John Cooper Works e sia la sua omologa versione 100% elettrica Cooper SE da 184 cavalli che ci ha piacevolmente sorpresi per le sue doti dinamiche che hanno ben poco da invidiare a quelle espresse dalla versione a benzina da 192 cv. Come dire: grande soddisfazione e coscienza tranquilla…
Elettrica fruibile
Dal punto di vista estetico la versione green è del tutto simile alla sorella a motore endotermico ma è al tempo stesso immediatamente riconoscibile se si guarda al simbolo «E» sulla calandra, alla mascherina la cui griglia è stata chiusa visto che non serve più a raffreddare un propulsore che… non c’è, al diverso disegno dei cerchi in lega da 17” ed all’altezza di 2 cm superiore a quella delle altre MINI endotermiche a causa della collocazione del pacco batterie a ioni di litio a 96 celle dalla capacità energetica di 32,6 kWh alloggiato sotto i sedili anteriori ed il divanetto posteriore.
Le performance
La power unit EV della SE eroga 135 kW pari a 184 cavalli, solamente 8 in meno rispetto alla versione a benzina da 192 cavalli, ma con una coppia da 270 Nm immediatamente disponibile che permette all’auto uno spunto 0-100 km/h in poco più di 7” mentre la velocità massima è stata limitata a 150 km/h.
In merito alle prestazioni, la differenza in accelerazione tra i due modelli è poco avvertibile (mezzo secondo in più rispetto alla Cooper S endotermica che copre lo 0-100 km/h in 6,8” (6,7 con l’automatico) quella in velocità pura è molto più consistente (150, ma va di più…, contro 235 km/h) e a questo punto è d’obbligo chiedersi, visto che con tutti i limiti odierni farsi togliere la patente non è poi così difficile, se davvero il gioco valga la candela.
A differenza dalla Cooper S endotermica, questa versione «elettrica» non si può allontanare più di tanto dalla città, penalizzata com’è dalla sua scarsa autonomia che varia, in media, dai 190 km in modalità Green+, ai 220 in città, e questo purché si guidi con molta accortezza perché, se invece si guida come Cooper comanda, l’autonomia scende anche di parecchio; per contro basta una mezz’ora per ricaricare ad una colonnina in corrente continua da 50 kW.
Ancora oggi che ci è data la possibilità di scegliere, la risposta rimane legata al proprio feeling e quindi è del tutto personale. Se invece si segue la ragione più del cuore, guardare all’elettrico diviene obbligatorio tanto più oggi che siamo costretti a divertirci più con le doti di accelerazione che non con la velocità pura…
Su strada tortuosa ed in città il famoso kart feeling delle due versioni è del tutto simile ed il divertimento assicurato in entrambi i casi, con il vantaggio – forse un piacere sottilmente perverso – che la versione 100% elettrica quando ti arriva dietro e ti affianca, non fa alcun rumore…
Per ulteriori sensazioni e notizie vi rimandiamo ai prossimi articoli con i risultati dei test.
[ Tony Colomba ]