Il prototipo Trevi Bimotore fu sviluppato nel 1984 dalla Lancia col bisogno di sostituire la «037» con una vettura a trazione integrale. Così Giorgio Pianta pensò di montare due motori identici in una Trevi VX
Dopo la vincita del Campionato Mondiale di Rally nel 1983 con la «037», la Lancia ben presto capì che non poteva più permettersi di rivaleggiare contro avversari come l’Audi Quattro a trazione integrale con la sola trazione posteriore. Per questo iniziarono vari tentativi di progettare una vettura a trazione integrale e, prima di arrivare alla famosa Delta S4, sicuramente un prototipo curioso fu la Lancia Trevi Bimotore.
Un’idea semplice ma complicata… aggiungere un motore
Tutto nacque da un’idea di Giorgio Pianta, pilastro delle corse italiane tanto da venir chiamato il «re della Mandria» (pista di prova della Lancia), che ebbe l’intuizione di aggiungere un motore a quello già esistente. L’idea era audace, un motore per ogni assale, e per realizzare il prototipo si partì dalla Lancia Trevi VX che montava un motore 2.0 con compressore volumetrico Volumex da 135 cavalli.
Dopo aver saldato le portiere posteriori, venne montato il secondo motore 2.0 al posto dei sedili posteriori su un apposito telaio saldato alla scocca. Ed ecco la trazione 4×4, ogni motore trasmetteva il moto alle ruote del rispettivo assale. Ma ora viene la parte complicata, come guidare la macchina gestendo contemporaneamente 2 motori e 2 trasmissioni? Per ovviare al problema Pianta inventò un complesso sistema dove entrambi le trasmissioni erano collegate tra loro, permettendo al pilota di cambiare marcia usando una sola leva ed una sola frizione come nelle vetture convenzionali. Per l’acceleratore invece, si pensò ad un sistema elettronico che avrebbe gestito 2 carburatori contemporaneamente applicando un po’ di ritardo su quello posteriore, in modo da ridurre il sovrasterzo. Anche il cruscotto fu modificato, trovando posto a indicatori doppi per contagiri, manometro, temperatura dell’acqua e pressione dell’olio.
Come è andata a finire?
La soluzione di montare il doppio propulsore non si rivelò un completo fallimento, ma la Trevi Bimotore pagava lo scotto del peso elevato dovuto a motore-trasmissione doppi oltre ad avere un problema di surriscaldamento del propulsore montato posteriormente. A nulla erano valse le prese d’aria ricavate nelle portiere e nei montanti del tetto posteriori.
Alla fine la Lancia si presentò al mondiale rally del 1985 con la mostruosa Delta S4 e bisogna ammettere che ripercorrendo la storia del marchio, includendo gli eventuali tentativi e successi, suscita tristezza vedere la situazione in cui naviga ai giorni nostri.
[ Gianni Heidelberg ]