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A Padova, forte presenza del gruppo PSA

Citroën e Peugeot presentano alla kermesse patavina auto che hanno aperto nuove strade e creato tendenze

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DS era un modello del Double Chevron oggi divenuto marchio premium. La ragione sociale, presa dalle mitiche DS la dice lunga sull’attuale filosofia operativa e sull’evidenza che in casa PSA hanno voluto dare al legame con una tradizione ed passato rappresentati a Padova dall’ammiraglia DS 5 al fianco di due DS classiche la cui linea, fa piacere ricordarlo scaturì dalla matita del varesino Flaminio Bertoni cui la Direzione Citroën di allora non diede la possibilità di firmare il suo capolavoro mentre, in tempi successivi, il management della Casa gli restituì piena dignità.

DS19, «opera d’arte industriale» alla Triennale di Milano

La prima delle due DS esposte è una «19» del 1959 dalla particolare colorazione (carrozzeria «Rouge Esterel» e tetto Aubergine con cerchi azzurri ed interni verde acqua) a dimostrazione che già negli anni ’50 del secolo scorso chi voleva poteva già «creare» la DS secondo la propria personalità. Il rosso della vettura deve il suo nome allo stilista Jacques Esterel, l’eclettico stilista francese degli anni ‘50 e ‘60 che vestì, tra le altre, anche Brigitte Bardot e che, per la realizzazione dei cataloghi della DS, confezionò una serie di abiti utilizzando i tessuti dei rivestimenti interni della vettura fotografando le modelle così abbigliate accanto ad una portiera posteriore della DS19; quest’auto fu incoronata «opera d’arte industriale» dalla Triennale di Milano del 1957 che la vide esposta a due metri da terra, su un piedistallo che ne faceva quasi un’astronave. Il motore è un quattro cilindri di 1.911 cc, a corsa lunga con camere di scoppio emisferiche e valvole a V. I suoi 83 cavalli permettono all’aerodinamica DS19 di sfiorare i 150 km orari. Le sospensioni sono idropneumatiche sulle quattro ruote, lo stesso impianto permetteva di assistere idraulicamente freni, sterzo, cambio e frizione automatica.

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La DS con il radiotelefono…

L’altra DS classica in esposizione è una DS21 Prestige Pallas 1966 allestita dal carrozziere Henri Chapron per un politico francese. Fu la prima automobile europea a poter essere dotata, sin dal 1959, di un radiotelefono di serie. La Prestige era un’edizione speciale della DS, provvista di un vetro scorrevole di separazione interna tra posto di guida e parte posteriore dell’abitacolo, di comandi a distanza per radio e climatizzazione e rivestimenti interni integralmente in pelle. Fu auto di buona parte dell’establishment di allora fra gli altri Giovanni XXIII, Charles De Gaulle, Giangiacomo Feltrinelli ed il pittore Ligabue.

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Il presente è rappresentato da una DS 5 Hybrid 4×4, nella versione Sport Chic, con colore della carrozzeria Blu Zaffiro ed interni in pelle Club (200 cv, 4 ruote motrici, guida elettrica su percorso urbano, funzione boost in accelerazione), emissioni di CO2 molto basse (90 g/km) e un consumo di 3 l/100 km in utilizzo urbano.

Peugeot e le scoperte

Quest’anno la parola d’ordine dello stand Peugeot è cabriolet: quindi natura classe e prestazioni nelle vetture esposte a partire dalla Coupé Cabriolet con la 402 Eclipse, il cui tetto metallico si ripiegava nel bagagliaio alla 205 nelle versioni CTi e CTi Gutmann.

401 Eclipse

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Pininfarina collaborò con Peugeot sia nel disegno, ovviamente, e sia nella realizzazione delle scocche che, prodotte in Francia, venivano mandate a Torino dove venivano aggiunge la capote e altri elementi specifici di questa carrozzeria, per poi tornare in fabbrica per l’installazione della parte meccanica.

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402 Eclipse

Presentata da Museo dell’Aventure Peugeot, Sochaux, è stata preceduta da pochi esemplari della 401: entrambe rappresentano il primo esempio in assoluto di vettura di serie coupé-cabriolet la cui genesi è particolarmente intrigante e ruota attorno alle particolari figure di Emile Darl’mat e Georges Paulin; negli anni ’20-’30 del secolo scorso uno dei più importanti concessionari Peugeot era appunto Emile Darl’mat che faceva carrozzare Peugeot fuoriserie da Michel Pourtout (alcune sportive 302-402 Darl’mat vinceranno a Le Mans). Georges Paulin era invece un dentista appassionato di auto che, amico di Pourtout, passava parte del suo tempo libero con il carrozziere con il quale inventa e brevetta, a suo nome, un meccanismo chiamato Eclipse che permette di nascondere il tetto rigido nel baule grazie a leveraggi opportunamente bilanciati.

Siamo nel marzo del 1932 ed Emile Darl’mat – il concessionario – consegna al carrozziere Pourtout un telaio della nuova Peugeot 301, affinché sia carrozzato in esemplare unico per partecipare ai Concorsi di Eleganza parigini del 1933. A lavoro finito la Peugeot positivamente colpita, acquistò da Georges Paulin tanto il brevetto quanto il nome Eclipse.

Il primo esemplare che precedette una piccolissima serie di circa ottanta esemplari, venne realizzato sul nuovo telaio 401 presentato nel settembre 1934 al Salone di Parigi cui seguirono altri 30 basati sul telaio della 6 cilindri 601, uno dei quali oggi è di proprietà del Museo di Sochaux. Nel settembre del 1935 Peugeot lanciò la 402 aerodinamica proponendo la produzione in serie dell’ Eclipse.

La 205 Cabriolet

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In poco più di 10 anni vengono prodotte 72.142 Cabriolet, un numero rilevante che tuttavia rappresenta solo l’1,2% delle 5,4 milioni di 205 fabbricate.

Oggi che, al compimento dei trent’anni entrano a far parte delle vetture storiche, le 205 Cabriolet, soprattutto le versioni CTi equipaggiate con motore 1.6 della GTi da 115 cavalli, (ovvero il top di gamma) sono delle rarità.

Peugeot 205 CTI Cabriolet 1.9 16v Gutmann (Collezione Francesco Botter – Treviso)

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La 205 CTI esposta è una delle poche, forse l’unica importata dalla Germania con una elaborazione Gutmann su base 205 CTI, al cui motore applica la testata a 4 valvole del motore della «309» sportiva, rimappa la centralina, monta un filtro aria ed uno scarico sportivi, aggiunge un radiatore olio ed ottiene 30 cv in più (160 invece di 130).

L’assetto beneficia di un abbassamento di 30 mm delle  sospensioni e del montaggio dei cerchi in lega originali della versione 1.900 con pneumatici 195/50-15 mentre il montaggio di una barra duomi in duralluminio rende la vettura più reattiva. Le pasticche dei freni sono realizzate con una mescola speciale, il disco frizione è rinforzato e sinterizzato mentre il cambio ha una scalatura diversa con rapporto 3,94 (invece di 3,68) e quinta marcia con rapporto finale di 0,81 (invece di 0,86).

Il portellone posteriore ospita il logo Gutmann sotto la scritta CTI, il cofano motore più alto proviene dalla versione 205 Automatic mentre il cruscotto è originale Gutmann con strumentazione in blu, il pomello cambio originale e il volante 3 razze con logo CTI.

[ Giovanni Notaro ]