L’heritage di Peugeot Italia si arricchisce di una 106 Rallye 1.3, attentamente riportata alle condizioni originali
Presentata ufficialmente al Salone di Parigi del 1991, l’inedita «106» era di poco più piccola della «205» ma aveva dalla sua, carica di simpatia a parte, una serie di caratteristiche (disegno moderno, economia di esercizio, prezzo concorrenziale, affidabilità meccanica peso ridotto e conseguente maneggevolezza) che la resero sin dall’inizio assai popolare tanto che ne vennero venduti ben 2,8 milioni di esemplari, di cui oltre 400.000 in Italia.
Dalla versione base nacque la più sportiva di questa fortunata serie: la 106 Rallye, sulle cui potenzialità agonistiche molti furono a non credere, memori dei successi della «205», ma i fatti li smentirono clamorosamente.
Concepita come modello d’ingresso al mondo Peugeot, la 106 venne presto arricchita con ulteriori, nuovi motori e divenne presto l’oggetto del desiderio delle giovani generazioni di automobilisti che ambivano alle versioni sportive XSi (introdotta nel 1991) e soprattutto alla versione Rallye, la cui produzione iniziò il 1° novembre del ’93.
Allestimento
Quello che non c’è non si rompe, ma soprattutto non pesa: ecco quindi che la 106 Rallye brillava per l’assenza di alzacristalli e specchietti elettrici e di faretti supplementari, mentre l’aerazione interna non aveva le bocchette centrali; gli archi passaruota supplementari avevano un andamento squadrato e incorniciavano dei cerchi bianchi da 14” che la Casa decise di realizzare in lamiera sia per un discorso di economia che, soprattutto, di robustezza in previsione dell’utilizzo della vetturetta nei rallyes ricchi – ieri più di oggi – di tratti sterrati e sassosi.
Gli interni, ieri come oggi, hanno una spartana connotazione sportiva, allineata del resto alla filosofia del mezzo: moquette e cinture di sicurezza di colore rosso, sedili semiavvolgenti in panno grigio ferro con piccoli motivi obliqui rossi; strumentazione rigorosamente analogica raccolta in un piccolo cruscotto che, sormontato dalla classica palpebra antiriflesso, ospita un tachimetro ed un contagiri di grande diametro, rispettivamente scalati a 220 km/h e 8.000 giri/minuto, razionalmente integrati da tre indicatori (livello carburante, temperatura acqua e pressione olio); neri i fondelli degli strumenti, bianche le lancette, le cifre e le tacche intermedie, rosse le indicazioni di massima temperatura, pressione e giri motore, in altre parole quanto di più semplice, immediatamente visibile ed elegantemente sportivo si possa desiderare.
Completano il quadro, il volante a tre razze (le due laterali sono posizionate sulle 4 meno 20) con pulsante centrale decorato con i classici colori Peugeot racing (rosso, blu, giallo, bianco che ben risaltano sul nero del volante stesso) ed una serie di pulsanti che – grazie al cielo – di elettronico comandano poco o nulla…
Per la 106 i colori a listino erano solamente il rosso, il nero ed il bianco al quale andava la preferenza della maggior parte degli acquirenti.
Caratteristiche tecniche
Motore: anteriore trasversale inclinato di 6° in avanti, 4 cilindri in linea (TU2J2) camicie umide, 1.294 cc, (75 x 73,2 mm) 98 cv a 7.200 giri/min, (limitatore a 7.400 giri/min), coppia 10,8 kgm a 5.400 giri/min, rapporto di compressione 10,2:1, due valvole per cilindro (39 mm l’aspirazione, 31,5 mm lo scarico con alzata di 11 mm), pressione media effettiva del pistone 10,1 bar, velocità media pistone 17,6 metri secondi, testata in alluminio, asse a cammes in testa, iniezione multipoint Magnetti Marelli 08P21, lubrificazione con radiatore olio/acqua a 8 fogli. La relativamente bassa potenza specifica (circa 75 cv/litro) unita al comando valvole ad asse a camme in testa, contribuiva alla robustezza del propulsore.
Trasmissione e ciclistica: trazione anteriore, cambio a 5 marce + retromarcia, sterzo a pignone e cremagliera, cerchi in lamiera scampanati (ET 16) da 5,5 x 14”, pneumatici 175/60 TR 14, sospensioni anteriori indipendenti McPherson, braccio trasversale e montante telescopico, molla elicoidale e barra antirollio da 19 mm, sospensioni posteriori con braccio longitudinale, barra di torsione da 22 mm trasversale, barra antirollio da 19 mm, freni anteriori a disco autoventilanti da 247 mm, posteriori a tamburo da 180 mm e servofreno da 8”.
Dimensioni, pesi e prestazioni: passo 2.385 mm, carreggiata anteriore 1.342 mm, carreggiata posteriore 1.484 mm, lunghezza 3.564 mm, larghezza 1.607 mm, altezza 1.360 mm. Peso in ordine di marcia 810 kg, 925 kg a pieno carico. Velocità massima 190 km/h. Accelerazione 0-100 km/h in 9,3 secondi, 0-400 m in 16,7, 0-1.000 m in 30,8. Consumo 7,8 litri/100 km. Rapporto peso/potenza 8,1 kg/cv. Cx 0,34.
L’impegno sportivo della 106
Si può affermare che la «106 Rallye» è stata impiegata in quasi tutte le specialità agonistiche del suo periodo: dagli slalom alle gare di velocità in pista e salita, esattamente come nel rallycross e nei rallies, tutte specialità che sono state letteralmente invase dalla piccola berlinetta francese grazie alle sue prestazioni, alla sua robustezza ed alla sua economicità d’esercizio in particolare nelle classi N7-N8 dell’omonimo Gruppo «N» al quale erano ammesse vetture di serie alle quali si potevano equilibrare le parti in movimento del propulsore portandole a peso di fiche mediante sola asportazione di materiale mentre, rispettando le misure omologate di altezza da terra, si poteva intervenire su tarature di molle ed ammortizzatori senza toccare le barre di torsione mentre invece libero era il materiale delle guarnizioni dei freni già allora auto ventilanti ab origine: una chicca!
Si videro anche versioni della «106» preparate, in maniera ben più tirata, per il Gruppo «A» nel quale, ad esempio, la «106»venne alleggerita di 60 chili rispetto alla versione stradale e la cilindrata innalzata da 1.294 a 1.382 cc, per una potenza massima di 138 cavalli.
Nell’arco delle sue 22 stagioni di «servizio attivo» nello sport, oltre 100.000 sono state le volte che una Peugeot 106 ha preso il via in Italia in altrettante prove delle specialità appena più su citate con i rally che, con le oltre 50.000 presenze registrate, hanno fatto la parte del leone.
Fra i tanti che gareggiarono con questa vettura ricordiamo l’attore e scrittore Giorgio Faletti mentre al volante di una 106 1.4 Gr.A da 135 cv si cimentò Paolo Andreucci, oggi pilota ufficiale di Peugeot Italia, che ha da poco provato per conto di una notissima rivista italiana proprio l’esemplare restaurato dalla Casa, ritrovando sensazioni di guida non esaltate, né filtrate dalla teconologia odierna.
Concludiamo con un video che mostra come ancora oggi questa piccola 106 continui a graffiare nelle gare riservate alle vetture d’epoca alle quali partecipa:
La preparazione si avvale ovviamente dei progressi maturati dal 2003 ad oggi e di questo ci si rende facilmente conto non solo da come «viaggia» la piccola 106 con preparazione «kit» ma anche dalla strumentazione e dal comando del cambio completamente rivoluzionati rispetto al passato ma la base è pur sempre una… 106!
[ Giovanni Notaro ]