Ripristino della tassa di possesso per le due ruote di interesse storico dai venti ai trent’anni. È la solita pantomina all’italiana
Il 22 dicembre 2014 il Parlamento – per i mezzi tra i venti e i trenta anni – ha abolito la tassa di circolazione forfettaria agevolata, reintroducendo la tassa di possesso. Poiché prima che il provvedimento potesse essere discusso in aula, tali e tante sono state le voci levatesi contro, e tanti gli emendamenti che si sarebbe voluto presentare, che il Governo ha posto la fiducia sull’intera Legge di Stabilità impedendo di poter annullare o emendare tale misura.
La Legge di stabilità ha quindi annullato l’articolo 63 della Legge 342/2000, che introducendo la tassa di circolazione forfettaria di 10,33 euro circa per le moto, aveva consentito a molti appassionati di coltivare la loro passione, salvando nel contempo da sicura rottamazione molti mezzi di sicuro interesse tecnico e storico, in altre parole aveva permesso di ricostruire un patrimonio tecnico, storico e culturale che oggi rischia nuovamente di essere disperso, come già successo in campo automobilistico, con l’introduzione della tassa sulle auto di lusso che ha prodotto una drastica riduzione delle vendite del nuovo, un forte depauperamento del circolante letteralmente svenduto all’estero, una forte perdita di posti di lavoro iperspecializzati e, ironia della sorte, una perdita secca per il nostro insaziabile fisco; evidente che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.
Tornando agli effetti della Legge di stabilità, la tassa di possesso si deve pagare per le moto di età inferiore a trent’anni (calcolata a partire dalla data di prima immatricolazione) ed anche se i mezzi non sono circolanti mentre per quanto riguarda il tema assicurativo, occorre fare sempre riferimento all’articolo 60 del Codice della Strada, che stabilisce che un mezzo è da considerarsi di interesse storico e collezionistico al compimento del ventesimo anno di età, purché regolarmente iscritto ad un registro storico
Tutto vero?
Si e no, all’italiana, appunto, perché la situazione varia da Regione a Regione; per ora soltanto la Regione Lombardia ha esternato l’intenzione (quindi ancora nulla di ufficiale) di mantenere la tassa di circolazione forfetaria per un veicolo iscritto ad un Registro storico, a patto però che esso non sia l’unico mezzo posseduto e quindi non sia di utilizzo quotidiano.
Ecco quindi l’esempio di una regione che si discosta dalla legge nazionale in quanto la tassa automobilistica è di competenza regionale. La FMI ha comunicato che “sta prendendo contatti con le singole amministrazioni per capire come orientare gli utenti e – ovviamente – per sensibilizzare gli assessori, ove possibile, a mantenere la tassa di circolazione”.
[ Giovanni Notaro ]