Per la prima volta alla casa del Cavallino il prestigioso premio di «Best of the Show»
Da oltre 60 anni sul green di Pebble Beach si possono ammirare le più belle auto mai realizzate, pezzi unici o comunque prodotti in pochi esemplari, spesso su ordinazione di facoltosi clienti oppure scampati fortunosamente alla distruzione durante le gare automobilistiche. Ma anche vetture esclusive di nuova produzione presentate dai più importanti Marchi mondiali. Tra questi McLaren, BMW e il gruppo Jaguar Land Rover.
Nel corso delle varie sfilate nella rinomata località costiera sull’oceano Pacifico alla periferia di Monterey, queste immortali sono orgogliosamente condotte dai loro proprietari per il piacere delle migliaia di appassionati che ogni anno non vogliono mancare a questo straordinario evento.
Per la prima volta quest’anno il «Concours of Elegance» è stato vinto da una Ferrari, una «375 MM» del 1954. Era dal 2008 che una vettura italiana non guadagnava questo prestigioso titolo, in quella occasione vinse una Alfa Romeo 8C 2900B Touring Berlinetta. È anche la prima volta dal 1968, quando il titolo di «Best of the Show» andò alla Maserati Mistral, che vince una vettura costruita nel dopoguerra.
Come per molte vetture di quegli anni, anche la storia di questa 375 MM è molto avvincente, in questo caso si può dire veramente che è come un film. Il regista Roberto Rossellini era un buon cliente della Ferrari, aveva l’abitudine di acquistare tutti i primi modelli che uscivano da Maranello. Nel suo garage si potevano vedere la «166», la «212», la «250 MM» e due «375 MM».
Nel 1954 chiese a Pinin Farina di realizzargli una vettura e alcuni mesi dopo andò a ritirare la sua fiammante spyder color rosso Ferrari con telaio 0402AM. Purtroppo dopo breve tempo ebbe un incidente e danneggiò pesantemente la vettura.
A quel punto la riportò dall’amico Enzo (Ferrari) e gli chiese di rifargli la vettura per poi regalarla alla moglie Ingrid Bergman.
Ferrari si rivolse al giovane Sergio Scaglietti che sullo stesso telaio in tubi di acciaio progettò in breve questa splendida ed unica coupé con carrozzeria in alluminio che pesa solo 907 kg.
Siccome nei colori disponibili Ferrari non c’era quello desiderato, Roberto Rossellini se ne fece fare uno di suo gradimento e da quel giorno nella gamma colori Ferrari c’è il «Grigio Ingrid». Questa 375 MM è stata la prima Ferrari stradale disegnata dal compianto Sergio Scaglietti.
Il motore è un V12 di 60° tipo 108 in alluminio di 4.522 cc per una potenza di 335 cv a 6.500 g/min e una velocità superiore a 280 km/h.
Trascorsero gli anni e questa splendida vettura passò più volte di mano fino a venire abbandonata in un garage di Parigi. Nel 1995 venne completamente restaurata ed oggi appartiene a Jon Shirley che fu Presidente della Microsoft dal 1983 al ’90.
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Impossibile elencare e descrivere tutte le highlight di Pebble Beach, ma di certo in questa edizione 2014 le Ferrari hanno catalizzato gli interessi di appassionati e giuria, nella quale c’era anche l’ex campione del mondo Jackie Stewart.
Almeno altre due vetture col cavallino meritano di essere nominate, se non altro per la loro rarità.
La prima è la 250 TR59/60 Fantuzzi Spyder, una vettura da competizione prodotta da Ferrari nel 1959, che ottenne diversi successi nella stagione 1959/60. Deriva dalla ben conosciuta Testa Rossa e segue la versione TR58 dell’anno precedente che per la stagione successiva venne affidata nelle mani del capo progettista dei motori Ferrari Carlo Chiti il quale intervenne su quell’unità per renderla ancora più competitiva.
Per la carrozzeria, Pinin Farina si affidò a Medardo Fantuzzi, un artigiano carrozziere che aveva realizzato alcune Maserati da corsa fino a quando il marchio del tridente non decide nel 1957 di chiudere il Reparto Corse.
Il risultato è una carrozzeria più snella rispetto alla Testa Rossa, nella quale sono stati inserite molte novità; tra queste le prese d’aria di raffreddamento per i freni anteriori e un condotto di aspirazione sopra i 6 carburatori doppio corpo Weber 38 DCN.
Questa 250 TR59 debutta alla 12 Ore di Sebring nel marzo del ’59 ottenendo un buon secondo assoluto con i piloti Jean Behra e Cliff Allison. Lo stesso Jean Behra con Tony Brooks partecipa alla Targa Florio e alla 1000 km del Nürburgring. Il motore V12 Tipo 128LM originale da 2.953 cc con una potenza di 305 cv viene aggiornato con l’adozione di un carter secco. La vettura viene venduta all’imprenditore e pilota di Hollywood John von Neumann che la affida a Phil Hill, il quale vince il GP di Riverside e una gara a Nassau poche settimane dopo. Successivamente partecipa alle gare del SCCA (Sport Car Club of America) fin quando non viene acquistata dall’attuale proprietario che la fa restaurare professionalmente fino a riportarla nelle condizioni originarie.
L’altra vettura è la Dino Berlinetta Prototipo Competizione, un esemplare unico disegnato da Paolo Martin capo designer alla Pininfarina ed esposto con grande successo al Salone di Francoforte del 1967. Il motore è un V6 tipo 231/B installato in posizione centrale con cilindrata di 1.987 cc e una potenza di 221 cv a 9.000 g/min.
Alla chiusura della kermesse tedesca la vettura ritorna in Italia e rimane nel Museo Pininfarina fino al 2006 quando viene offerta al produttore cinematografico statunitense James (Jim) Glickenhaus che è anche un appassionato collezionista di auto. Logicamente non si è fatto sfuggire l’opportunità di essere il primo proprietario della Dino Berlinetta Prototipo Competizione.
Tanto per capire il personaggio, è necessario ricordare che nel 2006 ha speso 4 milioni di dollari per farsi costruire da Pininfarina la Ferrari P4/5.
La particolarità? Essere un esemplare unico con la meccanica della Ferrari Enzo che rassomigliasse però alla 330 P3/4 del 1967, un prezioso modello che peraltro già apparteneva alla sua collezione.
Paolo Pauletta