Venduta all’asta per 149 milioni di dollari la Casa californiana che produceva la Karma. Un altro marchio che passa ai cinesi con tutto il suo know-how
Una gestione sbagliata è la causa del fallimento della Fisker. La Casa californiana venne fondata nel 2007 dal designer danese Henrik Fisker, dalla sua matita sono nate tra le altre, le Aston Martin DB9, V8 Vantage e la BMW Z8.
All’inizio di questa sua nuova attività, Henrik Fisker produce in modo molto artigianale due modelli sportivi derivati da altrettanti modelli di grande pregio, la Tramonto realizzata su base Mercedes SL AMG e la Latigo CS su base BMW Serie 6.
L’anno dopo, nel 2008, la Fisker presenta al Salone di Detroit la Karma, una lussuosa berlina con la linea da sportiva lunga 4.998 mm e larga 2.133 mm, spinta da una motorizzazione ibrida. L’accoglienza è sembrata buona, tanto che sempre in modalità artigianale viene deciso di costruire i primi esemplari e a luglio 2011 vengono consegnati i primi 2 ad altrettanti clienti statunitensi.
Due mesi dopo, la presentazione in Europa al Salone di Parigi e per soddisfare gli oltre 1.000 (teorici) pre-ordini viene deciso che la produzione europea avverrà in Finlandia presso la Valmet Automotive.
Per fini promozionali sono stati realizzati anche due concept, una versione cabriolet chiamata Sunset e una shooting brake chiamata Surf presentata al Salone di Francoforte nel 2011, tanto per offrire una certa scelta ai potenziali clienti.
Autonomia estesa per la Karma
Il sistema ibrido della Karma è realizzato sfruttando l’avanzata tecnologia EVerTM (Electric Vehicle extended range) che consiste in 2 motori elettrici da 120 kW (161 cv) ciascuno, ai quali è affiancato un motore a benzina 2 litri turbo a 4 cilindri di origine General Motors. In questa modalità di guida chiamata “Sport”, il motore termico ha il solo compito di ricaricare le batterie, consuma 2,1 litri ogni 100 chilometri percorsi e consenta alla Karma di avere una autonomia di circa 480 km con una velocità massima di oltre 200 km/h e con soli 51 g/km di emissioni.
In caso di guida solo elettrica chiamata “Stealth”, cioè senza usare il motore termico per la ricarica delle batterie, l’autonomia scende a 80 km, ma con emissioni Zero.
Le batterie al litio-ferro fosfato si ricaricano anche con l’energia cinetica generata in frenata e per mezzo dei pannelli solari che formano il tetto, il più ampio di questo tipo in dotazione su una vettura di serie, ma anche in modalità plug-in attaccandosi con il cavo in dotazione ad una presa di corrente.
In effetti questa bella vettura ha attratto da subito l’interesse, anche perché tutto sommato il prezzo di circa 100.000 dollari non era esageratamente elevato se rapportato all’estetica, alla rifinitura degli interni e ai molti particolari della meccanica realizzati a mano specificatamente per questo modello, il tutto con una motorizzazione ibrida.
Purtroppo però le cose non sono andate come Henrik Fisker aveva previsto. Al di là delle aspettative, nel 2011 sono stati venduti solo 200 esemplari della Karma, nel 2012 le cose sono andate meglio con 1.600 vetture vendute. Ma probabilmente anche per la scelta di offrire un prodotto esageratamente artigianale è stato raggiunto un “buco” di quasi 100 milioni di dollari. In pratica per ogni vettura venduta la Fisker rimetteva oltre 35.000 dollari. Ora sono rimaste invendute ancora 600 Karma, ma è troppo tardi.
Dal fallimento a…
All’inizio di quest’anno è stato dichiarato il fallimento della Fisker Automotive, Henrik Fisker ha dato le dimissioni da Presidente e il curatore fallimentare Kevin Gross ha avuto il compito di seguire la vendita all’asta.
I potenziali acquirenti erano un facoltoso imprenditore di Hong Kong, Richard Li, proprietario della Hybrid Tech Holdings, e l’azienda cinese di accessori per auto Wanxiang Group, un colosso per la produzione di batterie A123 System.
In questi giorni si è conclusa la vendita e per 149 milioni di dollari la Wanxiang Group è diventata proprietaria del Marchio e degli oltre 18 brevetti registrati dalla Fisker Automotive nel campo della tecnologia per auto elettriche.
C’è da sperare che la nuova proprietà riesca ad amministrare meglio la produzione di questa pregevole vettura e come la Fenice anche la Karma rinasca dalle sue ceneri.
Paolo Pauletta