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Verona Legend Cars, tra passato e presente

Edizione numero uno per il Salone organizzato nella città scaligera e dedicato alle signore di ieri, e a qualcuna di oggi…

L’idea del patron Mario Carlo Baccaglini di proporre un salone dell’auto che unisse il passato con il presente, è senz’altro una grande opportunità per ogni appassionato di automobili.

I meno giovani rivedono i miti di ieri e rivivono le emozioni che quelle auto hanno regalato. I  più giovani invece vedono le antenate delle vetture di oggi e possono verificare nell’immediato l’evoluzione stilistica e tecnica dell’automobile in un lasso di tempo relativamente breve.

Purtroppo le Case italiane non hanno creduto molto in questa innovativa formula per un salone dell’auto e probabilmente hanno preferito dire che in questo week-end sono impegnante in altri eventi. Hanno avuto l’occhio più lungo i Marchi stranieri, anche se in verità solo 5 hanno voluto essere presenti, seppure timidamente, a questa prima edizione del Verona Legend Cars.

Il plauso per la loro presenza va ad Aston Martin, Infiniti, Porsche, Tesla e Volvo che hanno esposto nel padiglione 1 alcuni modelli significativi della loro produzione di ieri e di oggi.

Scegliere quali modelli esporre a Verona, deve essere stato molto difficile per Aston Martin, i suoi quasi 90 anni di storia sono segnati da vetture straordinarie. Alla fine hanno deciso di portare 5 esemplari in rappresentanza di 3 periodi storici diversi. Del 1935 la MK II Ulster, prodotta in soli 21 esemplari per un uso agonistico. Deriva dalla MK II stradale della quale conserva in pratica la stessa meccanica e lo stesso motore a 4 cilindri da 1.500 cc e 80 cv per una velocità massima di oltre 160 km/h. Unica sostanziale differenza è il telaio che sulla Ulster è in alluminio per contenere il peso e migliorare le prestazioni.

Del periodo post bellico, una DB2/4 Mark II Cabriolet del 1957, uno tra i 16 esemplari prodotti. Evoluzione della Mark I dalla quale si differenzia principalmente per il motore a 6 cilindri da 2,9 litri, ora più potente, da 165 cv, quanto basta per farne la vettura più veloce prodotta in Gran Bretagna.

A questi gioielli del passato si affiancano a Verona le attuali Vanquish Volante e Rapide S, ambedue equipaggiate con il potente V12 da 6 litri.

Infiniti è il brand di lusso di Nissan e nel suo listino troviamo vetture molto raffinate sia nella meccanica che nelle rifiniture. Per questo evento veronese ha esposto la berlina Q50, disponibile con motori V6 sia a benzina che Diesel, e il crossover QX70 anche V8 da 5 litri e ibrida con 364 cv. Non avendo un passato storico, in quanto esiste dal non molto lontano 1989, accanto a queste novità di oggi, Nissan ha esposto una Datsun 240 Z, marchio acquisito dal costruttore giapponese nel 1934. L’esemplare si presenta con la livrea del modello che ha partecipato al Rally di Montecarlo nel 1972 guidata dal finlandese Rauno Aaltonen che aveva al suo fianco come navigatore, l’allora esordiente Jean Todt. Conclusero al 3° posto. Migliori i risultati con altri piloti ai Safari Rally di quegli anni, a conferma della robustezza e affidabilità della vettura.

Porsche Italia festeggia quest’anno i 30 anni di presenza ufficiale nel nostro Paese e al Verona Legend Cars, neanche tanto lontano dalla sua sede di Padova, ha esposto 2 vetture, indubbiamente simboli del Marchio, ma comunque solo due. Una 904 Carrera GTS, della metà degli anni ’60, e la Cayman GT4 che ha debuttato al Salone di Ginevra lo scorso mese di marzo. La 904 GTS disegnata da Butzi Porsche, nipote di Ferdinand, ha debuttato alla fine del ’63 per la stagione agonistica 1964 con la prima corsa alla 12 Ore di Sebring, per poi conquistare un 3° posto ai 1000 km del Nürburgring e vincere alla  24 Ore di LeMans e alla Targa Florio. Visti i buoni risultati venne prodotta anche l’anno successivo riportando sempre vittorie strepitose, oltre 300 nel biennio di produzione. È stata la prima Porsche ad avere una carrozzeria in vetroresina per contenere il peso in 650 kg. Ha un motore a 4 cilindri boxer da 1.966 cc per 201 cv con cambio a 5 rapporti e una velocità massima di 260 km/h e percorre lo 0-100 in meno di 6 secondi.

La Cayman GT4 potrebbe configurarsi come una sua degna erede, di certo è meno spartana, più confortevole e con caratteristiche nettamente superiori. Anche in questo modello il motore boxer è disposto in posizione centrale/posteriore, ma con 6 cilindri per una cilindrata di 3,8 litri e 385 cv. Non molto diverse le prestazioni, senz’altro a causa del maggior peso (1.400 kg), con una velocità massima di 295 km/h e uno 0-100 in 4,4 secondi.

La Porsche Sport Driving School era presente nel piazzale interno al quartiere fieristico con alcuni esemplari della 911 per dei test drive a richiesta dei visitatori, sotto al supervisione degli istruttori della scuola.

Volvo ha voluto approfittare del Verona Legend Cars per l’anteprima nazionale della  XC90, il nuovo SUV a 7 posti della Casa svedese. Progetto di avanguardia volto a semplificare e migliorare il viaggio di ogni passeggero con grande attenzione alla sicurezza e all’efficienza energetica, da sempre fiori all’occhiello del Marchio. Alle sue spalle e non solo come posizione espositiva, ma anche ad indicare che fanno parte del passato, una PV 544 e una P1800 Jensen del Registro Italiano Volvo d’Epoca.

La PV544, erede della PV444, venne prodotta da 1958 al ’66 in numerose varianti e continui aggiornamenti, i più importanti nel 1962 quando l’impianto elettrico passa da 6 a 12V e il motore B16 (1.583 cc) lascia il posto al B18 (1.778 cc), inizialmente con carburatore singolo e 75 cv, fino ai 115 cv della versione con doppio carburatore. L’esemplare esposto al Verona Legend Car si presenta con una finitura Sport, rivolta prevalentemente ai clienti USA e a coloro che partecipavano ai vari rally. Oltre altre al cofano motore nero, le differenze estetiche si riscontrano nel paraurti anteriore rinforzato con un tubo cromato, anche a protezione dei fari supplementari (un bullbar ante litteram) e nella palpebra parasole sopra il parabrezza.

Breve parentesi: nel 1959 fu la prima Volvo insieme alla berlina 120, meglio conosciuta come Amazon; prodotta dal 1956 al ’70, ad essere dotata di serie della cintura di sicurezza a 3 punti, sviluppata dal progettista Volvo Nils Bohlin. Brevetto che fu poi ceduto gratuitamente a tutti i produttori automobilistici del Mondo.

La P1800 ha avuto una storia quasi da soap opera. Dopo la guerra Volvo decise di produrre una coupè da affiancare alle massicce berline. Vennero costruiti molti prototipi, anche in vetroresina e alla fine si decise di far realizzare alcuni progetti esterni.  Il consulente Volvo Helmer Petterson, pensò di chiedere a suo figlio Pelle, da poco in Italia come collaboratore presso la carrozzeria Frua, di progettare la coupé. Quando la dirigenza Volvo dovette decidere a quale dare seguito tra i 5 progetti arrivati, decise proprio quello del giovane Pelle Petterson. È nata la P1800. La storia però non finiva lì. Bisognava decidere dove produrre la carrozzeria, nello stabilimento Volvo di Goteborg non erano attrezzati. Provarono a chiedere alla tedesca Karmann, che però dovette rifiutare per il veto di VW per la quale realizzava già altre vetture. Finalmente l’inglese Jensen si rese disponibile e nel 1961 venne messa in listino. Neanche Jensen era in grado di stampare i lamierati della carrozzeria e se li faceva fare da un’azienda esterna, la Pressed Steel. Purtroppo la qualità di esecuzione era molto approssimativa e nel 1963 dopo 6.000 esemplari prodotti, Volvo decise di continuare la produzione nel suo stabilimento svedese. A quel punto, tanto per differenziare il modello, venne tolta la lettera «P» e il modello prodotto in Svezia si chiamò 1800 S. Il pianale rimase lo stesso, quella della berlina 120 accorciato, ma con continui aggiornamenti e miglioramenti, nel 1969 venne adottato il motore da 2 litri (1.986 cc) a iniezione con 118 cv al posto del 1.778 cc a carburatori da 103 cv.

L’ultima Casa presente è l’americana Tesla. Non ha un passato, essendo nata in California nel 2003, ma ha senz’altro un grande futuro, essendo l’unica vettura full electric al mondo ad avere una autonomia di 500 km con una potenza da 334 cv, anche con la trazione integrale nella nuova versione della Tesla S, la 70D con 2 motori. In Italia non è ancora molto diffusa (purtroppo), non a causa del prezzo, assolutamente in linea con vetture convenzionali di pari categoria e prestazioni, ma a causa della scarsità di postazioni per la ricarica delle batterie e anche per la consolidata propensione degli italiani al rombo dei motori. La Tesla raggiunge i 200 km/h e percorre lo 0-100 in soli 3,3 secondi, ma in assoluto silenzio e soprattutto senza inquinare, ovvero a emissioni Zero. Con l’opzione Supercharged è possibile caricare metà del pacco batterie in 20 minuti e ad un costo nettamente inferiore al carburante tradizionale. Considerando il costo medio dell’energia in Italia, percorrere 100 km costa meno di 5 euro. Inoltre non si paga la tassa di proprietà che per una vettura tradizionale di pari potenza supera i 750 euro all’anno.

[ Paolo Pauletta ]

 

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